Il calcio è sempre stato un gioco all’insegna di rivalità, di vincitori e di vinti. I vincitori sono ricompensati con un posto di prestigio nella leggenda del calcio per le generazioni a venire. I vinti svaniscono nell’oscurità o vivono nella memoria nel ruolo del nemico sconfitto. Ed entrambi i marchi sono infamanti.

Don Revie rappresenta un’eccezione. Ha vinto la sua battaglia principale, eppure la storia lo ha ricordato in modo diverso, un po’ a ragione, un po’ a torto. Non lo aiuta il fatto che il suo avversario sia stato probabilmente la figura più iconica nella storia del calcio inglese, e che il loro terreno di battaglia fondamentale, pur contribuendo a dare valore alla figura di Revie, alla fine sia servito solo come antesignano del riscatto di Brian Clough al Nottingham Forest.

Quando Revie lasciò il Leeds United dopo un periodo di 13 anni di gestione nel 1974, aveva trasformato la squadra da un club insignificante che viveva all’ombra dei potenti del calcio del Nord Ovest, e dei loro equivalenti locali del rugby e del cricket, in una delle squadre più temute in Europa.

Conosciuto per uno stile che ha visto bollare i Peacocks come squadra disonesta, il Leeds di Revie ha vinto due titoli di First Division, una FA Cup e una Coppa di Lega, ed è spesso arrivato ad un passo dal successo, come ad esempio nella beffarda stagione 1969-70. Il tentativo di Clough di superare l’uomo che si era divertito a stuzzicare attraverso i media durò solo 44 giorni, e ci sarebbero voluti quasi 20 anni prima che il Leeds salisse nuovamente sul trono del calcio un inglese.

Un dibattito televisivo tra i due grandi rivali:

Tuttavia, nonostante tutto questo, Brian Clough è diventato un’icona, forse più famoso dei due club con cui ha vissuto i suoi più grandi trionfi, mentre il nome di Revie è troppo spesso trascurato. Revie è ingiustamente e beffardamente ricordato come lo sparring partner di Clough.

È solo uno dei tanti intracci tra Clough e Revie. Entrambi sono nati e cresciuti a Middlesbrough, e hanno affermato che l’istruzione che hanno ricevuto è stata fondamentale per quello che sono diventati come uomini e allenatori. Entrambi erano persone molto colte e avrebbero potuto ricoprire posizioni di prestigio magari in un’università, ma il richiamo del calcio fu troppo forte. Entrambi hanno giocato come attaccanti, ed entrambi hanno giocato per il Sunderland. Clough è arrivato al Roker Park tre anni dopo la partenza di Revie per il Leeds. Profeticamente, il manager che ha effettivamente costretto Revie a lasciare il Sunderland, Alan Brown, ha avuto un’influenza duratura sullo stile manageriale del giovane Clough.

Da giocatore, Revie ha avuto una carriera di tutto rispetto compensando la mancanza di grandi qualità tecniche e fisiche rispetto ai grandi attaccanti dell’epoca con l’impegno e un insaziabile voglia di migliorare. Nonostante la fama di uomo duro e aggressivo, che si è guadagnata nella sua carriera da allenatore, Revie non era un “cattivo” in campo, utilizzando invece astuzia e consapevolezza per avere la meglio sugli avversari.

Dopo aver iniziato la propria carriera al Leicester City, Revie si trasferì allo Hull City sotto la guida del leggendario Raich Carter. Successivamente, accettò la corte del Manchester City, squadra in cui ha goduto senza dubbio dei migliori anni della sua carriera. Il tecnico Les McDowall, adepto del sistema ungherese che si dimostrò devastantemente efficace sulla scena mondiale durante gli anni Cinquanta, schierò Revie come centravanti.

Nel 1956 si permise di incitare un compagno di squadra a ignorare le istruzioni di McDowall nella finale della FA Cup, coppa che fu vinta dai Citizens. Già in campo aveva pulsioni da allenatore e pochi anni dopo arrivò la tanto agognata panchina.

Revie arrivò al Leeds nel 1958. Il club aveva evitato per un pelo la retrocessione nella stagione precedente e se l’era cavata un po’ meglio con l’arrivo del nuovo capitano. La retrocessione giunse la stagione successiva, e lo United entrò in quello che sembrava destinato ad essere un lungo periodo buio. La decisione di nominare l’attaccante come allenatore-giocatore, nel 1961, era il segno che che qualcosa stesse per cambiare a Elland Road.

Don Revie con la maglia del Manchester City

L’inizio della carriera da allenatore

La prima stagione di Don Revie alla guida del Leeds fu un fiasco totale, con la squadra che si classificò al 19° posto in seconda divisione ed Elland Road registrò il minor numero di spettatori dall’istituzione della Football League, avvenuto nel 1919. Tuttavia, fuori dal campo Revie stava riscuotendo un successo ben maggiore, rivitalizzando la cultura del club e sfidando i truismi tattici che avevano dominato lo stile di gioco inglese fin dagli anni ’30 e ’40. Nonostante l’umiliazione subita contro l’Aranycsapat a Wembley nel 1953, il calcio inglese perseverava nella sua stasi e nelle sue vetuste convinzioni, non facendo intravedere area di cambiamento. Coloro che tentarono di sovvertire lo status quo, come Alf Ramsey, venivano immediatamente messi in discussione.

Oltre alle innovazioni tattiche ispirate al “Piano Revie” del suo periodo al Manchester City, Revie mise la propria esperienza di calciatore e la sua volontà di imparare al servizio della squadra, dando vita a una rivoluzione calcistica. Con l’appoggio del presidente del club Harry Reynolds, Revie puntò molto sui giovani, consapevole del fatto che il Leeds avrebbe faticato a competere con squadre del calibro di Liverpool e Manchester United in termini di peso finanziario o di fascino.

Revie si battè per reinventare l’immagine del club fuori dal campo, con l’obiettivo di rendere Elland Road la principale destinazione sportiva per i residenti della città. Furono introdotte restrizioni alimentari e la società assunse ballerini per insegnare ai giocatori l’equilibrio. Le divise gialle e blu del club furono sostituite dal completo tutto bianco. A riguardo, Revie prese spunto dal Real Madrid, a testimonianza delle sue ambizioni per il Leeds.

Le divise del Leeds una quindicina di anni prima dell’avvento di Revie

Il suo approccio rivoluzionario si rifletteva anche nei metodi da vero sergente di ferro e non proprio da gentleman. Don Revie scartava spietatamente coloro che considerava non degni o poco avvezzi al sacrificio (nei primi due anni in carica al Leeds, il tecnico di Middlesbrough scartò 27 calciatori che non rispondevano ai suoi requisiti). L’attaccante del Bolton Nat Lofthouse ricorava che negli anni Cinquanta “c’erano un sacco di avversari che ti prendevano a calci nelle palle. La differenza era che alla fine ti stringevano la mano. Revie incoraggiava i suoi calciatori a fare lo stesso, ma senza preoccuparsi della stretta di mano”. La reputazione che questo stile di gioco ha generato non fu disattesa da Revie e dal Leeds United nei decenni a venire. La fama di squadra dura e con gli attributi (è il caso di dirlo), ha dato allo United un innegabile vantaggio competitivo e suscitato paura negli avversari.

All’inizio della stagione 1962-63, Revie si ritirò dal calcio giocato per concentrarsi esclusivamente sulla messa in atto dei suoi piani in panchina. La sua sostituzione come fulcro creativo della squadra fu il riflesso della rinnovata fiducia del Leeds nei giovani. Il suo erede in campo fu uno scozzese di nome Billy Bremner. Quest’ultimo nasceva esterno destro, con risultati non eccezionali ma, una volta spostato da Revie al centro, divenne un componente essenziale dello zoccolo duro del Leeds, garantendo qualità e quantità.

Con loro due come simbolo della squadra, i Peacocks erano la compagine più temuta e, allo stesso tempo, più odiata del Regno Unito.

Il Leeds arrivò quinto in quella stagione e l’anno dopo vinse la Seconda Divisione. Dietro Bremner c’era la formidabile coppia difensiva composta da Jackie Charlton (scoperto proprio da Revie) e Norman “Bites Yer Legs” Hunter, il cui soprannome riassumeva giustamente l’etica del Leeds sotto la guida di Revie. Bobby Collins e Johnny Giles componevano la linea mediana assieme Bremner, mentre davanti a loro c’erano Eddie Gray e Peter Lorimer. Con una tale forza d’urto offensiva, Revie puntò a garantire solidità difensiva attraverso lo studio dettagliato degli avversari, un’altra innovazione che era anni avanti rispetto ai suoi tempi.

Nella prima stagione in First Division, l’atteggiamento combattivo dello United e l’astuzia manageriale di Revie videro la squadra lottare per il campionato e arrivare in finale di FA Cup. Il Manchester United vinse quel titolo per differenza reti, in quanto le due compagini arrivarono appaiate. Il disastro aereo di Monaco di Baviera portò via al calcio mondiale quella squadra che sembrava aver creato una dinastia negli anni ’50 e nei primi anni ’60, creando un vuoto di potere che vide otto diverse squadre incoronate campioni nei nove anni immediatamente successivi alla tragedia. Revie si era posto l’obiettivo di colmare quel vuoto, facendo insediare la sua squadra al primo posto.

Il Leeds ottenne un altro secondo posto e poi due quarti posti. Nelle tre stagioni tra il 1965 e il 1968, i Peacocks raggiunsero due volte le semifinali della FA Cup, vinsero Coppa di Lega, vincendo due Coppe internazionale delle città di fiere industriali (la competizione internazionale, non riconosciuta dalla UEFA, vinta dalla Roma, per intenderci).

Nella stagione 1968-69 il Leeds vinse il suo primo campionato con Don Revie, stabilendo numerosi record, tra cui una lunga sequenza di imbattibilità. All’ingegno tecnico e tattico di Revie si aggiunse la grande lealtà che i calciatori nutrivano nei suoi confronti. Revie non aveva paura di dilettarsi nel lato più intangibile del gioco, ovvero quello mentale più che tecnico, in cui un novellino di nome Brian Clough si stava dimostrando un maestro. Revie fece benedire il campo di Elland Road da uno zingaro prima dell’inizio della stagione, e chiese a Bremner, infortunato, di disputare una partita “su una gamba sola” affinché la sua presenza talismanica fosse trasmessa al resto della squadra.

Seguì un’altra serie di frustranti “quasi vittorie”, con tre secondi posti consecutivi – il secondo dietro al Derby County di Brian Clough – e un terzo posto. Ancora una volta, il fatto che il Leeds andò avanti nelle coppe e la propensione dei suoi giocatori chiave a infortunarsi furono le cause delle mancate vittorie.

Nel 1974, il club fu finalmente incoronato nuovamente campione, vincendo il titolo dopo aver lasciato il Liverpool dietro di cinque punti. A quel punto Revie stava acquisendo uno status da allenatore di primo livello. La stampa e i calciatori stavano iniziando ad apprezzare il fatto che il Leeds di Revie non utilizzava più la tecnica di gioco e le tattiche subdole (e intrise di scorrettezza) fatte vedere nell’annata del primo campionato conquistato.

L’avventura alla guida della nazionale inglese

Sarebbe stato il suo ultimo trionfo al comando del Leeds. La nazionale inglese non era riuscita a qualificarsi per i Mondiali del 1974, e la scure si abbattè su Sir Alf Ramsey, l’uomo che aveva vinto la competizione solo due edizioni prima. In virtù degli straordinari risultati nello Yorkshire, da vincente e perdente di successo allo stesso tempo, Revie fu il candidato principale per sostituirlo. Anche se la scelta del tecnico del Leeds non riscosse i favori dell’opinione pubblica, che spingeva per Clough, l’approccio pragmatico e familiare di Revie conquistò la FA. L’instabilità caratteriale di Clough, testimoniata ulteriormente dalle dimissioni dal Derby County nel 1973, fece pendere l’ago della bilancia per il tecnico più anziano.

Revie alla guida della nazionale inglese (1975)

Revie riconobbe che la squadra che aveva amorevolmente plasmato, e che lo aveva fatto entrare nelle grazie della critica, stava arrivando a fine ciclo. Charlton si era già ritirato, e calciatori del calibro di Bremner, Lorimer e Giles stavano per raggiungere il crepuscolo delle rispettive carriera. Revie riconobbe che era il momento giusto per accettare l’incarico.

L’avventura fu come un fiasco. E Brian Clough non le mandò certo a dire al rivale…

«Il football è come il matrimonio. Per una felice riuscita bisogna anzitutto avere un buon rapporto, e Revie non è riuscito ad ottenerlo. La Nazionale inglese non gioca per lui. Con ciò non voglio dire che non si sia impegnata, anzi credo che si sia data molto da fare, ma il rapporto chimico non è quello giusto fra la Nazionale e il suo manager. In una felice relazione ci si comporta nel modo giusto senza quasi saperlo. È come mandare un mazzo di fiori a tua moglie al momento opportuno e non ogni settimana. Revie ha giocatori che potenzialmente possono marciare forte insieme, ma lui non ha la chiavetta dell’accensione. E cosi la squadra non fa scintille»

Le seguenti serie di eventi sono state immortalate in celebri libri sul calcio e sono state raccontate ripetutamente negli anni successivi. Con Leeds senza un allenatore per la prima volta dal 1961, l’attesa sul successorie che Don Revie scelse era spasmodica. Ci riferiamo chiaramente a Brian Clough, il tecnico che aveva colto ogni occasione per criticare il “Leeds sporco” sulla stampa e che aveva nutrito un rancore personale nei confronti di Revie da quando sentiva che il tecnico del Leeds lo aveva snobbato non stringendogli la mano anni prima.

L’avventura di Brian Clough iniziò malissimo, con una sconfitta nel Charity Shield e una squalifica di undici partite per Bremner per aver colpito Kevin Keegan. Le cose andarono di male in peggio e, come noto, Clough rimase sulla panchina dei Peacocks per soli 44 giorni, distruggendo la stabilità che gli anni di Revie avevano portato al club.

Il fallimento Clough allo United avrebbe dovuto essere sufficiente per assegnare a Revie un posto di prestigioso nella storia del calcio inglese, a testimonianza della sua capacità di sopportare il peso delle aspettative e di gestire le personalità non facilidella sua squadra. Ma la forza del carattere di Clough e le sue gesta con il Nottingham Forest, dove ottenne più di Revie con meno risorse, offuscarono i successi di quest’ultimo al Leeds.

Il fallimento di Clough è spesso attribuito ai giocatori, che consideravano ancora Revie come una figura paterna e si sarebbero meschinamente vendicati del suo antagonista. Altre critiche furono rivolte alla società per aver dato poco tempo a Clough. Eppure quest’ultimo non fu certo esente da colpe, in quanto proferì parole come queste:

«La prima cosa che potete fare per me è gettare le vostre medaglie nel cestino perché non avete mai vinto nulla onestamente: lo avete fatto barando»

Clough divenne allenatore del Nottingham Forest e in pochi anni portò la squadra dalla Second Division al trionfo europeo. Al Forest trovò non solo una squadra ma anche una casa, come Revie aveva fatto con il Leeds. A Leeds si ritrovò a combattere contro stampa, squadra e tifosi, mentre a Nottingham Clough ebbe il tempo e lo spazio per esprimere il proprio gioco, ottenendo risultati sorprendenti.

“Il maledetto United”, celebre libro che si sofferma molto sul rapporto tra Clough e Revie

Revie non trovò terreno fertile con la nazionale. Il CT non riuscì a inculcare la propria mentalità, essendo anche un tecnico di campo, abituato a lavorare giornalmente con i propri calciatori. Mentre al Leeds aveva il tempo di mostrare ai propri calciatori i minimi dettagli, come le schede tecniche di Elland Road, con la nazionale inglese le sue idee si scontrarono con sguardi vuoti e derisione. Come per tante altre cose, Revie e Clough erano molto più vicini nei loro ideali di quanto entrambi avrebbero voluto ammettere. Anche Revie aveva bisogno del controllo completo della situazione affinché le proprie idee si traducessero in risultati sul campo.

Lo scandalo delle dimissioni

Con le mani legate dovute all’impossibilità di stare giornalmente con i calciatori, oltre alla lunga faida con il presidente della FA Sir Harold Thompson, Revie non ottenne risultati. L’Inghilterra non riuscì a qualificarsi per i Mondiali del 1974 e gli Europei del 1976 e il tecnico si dimise. Le dimissioni sono state sempre oggetto di diatriba. Revie fece infuriare la Football Association in quanto avrebbe venduto la notizia delle sue dimissioni al Daily Mail, prima che la FA ricevesse la sua lettera di dimissioni formali.

La FA sospese Revie dal calcio per 10 anni per questo motivo e non solo. Secondo le testimonianze dell’ex portiere del Leeds, Gary Sprake, Revie fu smascherato per aver truccato le partite. Si dice che quando Sprake stava per vuotare il sacco, Revie scappò negli Emirati Arabi Uniti. Quando Revie aveva iniziato a lavorare negli Emirati Arabi Uniti per 340.000 sterline all’anno (una somma colossale a quei tempi), altri testimoni si fecero avanti. Uno di loro, un ex calciatore e allenatore che godeva di grande reputazione, Bob Stokoe, raccontò come Revie cercò di corromperlo per fargli perdere una partita.

Revie fece causa al Mirror per diffamazione, ma non ha mai proseguito la sua azione legale. La FA insabbiò tutto, pur sospendendo Revie 10 anni.

Il modo in cui lasciò la nazionale inglese costò a Don Revie la possibilità di raggiungere il livello di riconoscimento di cui godeva il suo grande rivale Brian Clough. Per alcuni aspetti, aveva da biasimare solo sé stesso; la rinuncia al lavoro che Clough desiderava più di ogni altro in un modo così apparentemente capriccioso è emblematico del fatto che Revie fosse estremamente attaccato al denaro, a differenza di un Clough che avrebbe allenato la nazionale del suo Paese anche gratis (almeno a parole).

In realtà, la fuga di Revie dalla nazionale, ancora una volta, ha fatto eco inconsciamente a una fase della carriera di Clough: le dimissioni esplosive dal Derby County, un gioco di potere rischioso che andò storto e danneggiò non solo Clough ma anche il suo celebre assistente Peter Taylor.

Nel giorno del suo licenziamento da parte del Leeds United, Clough è apparso sulla TV dello Yorkshire insieme a Revie. L’intervista viene dipinta come un litigio tra “lumache di cattivo umore”, ma guardandola ora si evincono vari complimenti di Clough a Revie, anche se avvolti nella spavalderia idiosincratica del primo. Clough sosteneva di essere l’uomo giusto per guidare il Leeds e di aver fallito perché “non sono sicuro di chi avrebbero potuto migliorare il record di Revie”.

Nonostante le divisioni e i contrasti che si sarebbero creati tra i due, Clough parlò del fatto che i loro metodi di gestione erano simili al “90 per cento”, affermando inoltre “Il mio stile era esattamente lo stesso”. Ha fatto ripetuti accenni al legame che Revie e i giocatori avevano che non poteva tentare di replicare. Il rispetto, mascherato da litigio caciarone, mostrato da Clough nei confronti di Revie è forse l’epitaffio più eloquente che l’uomo dimenticato del calcio inglese avrebbe mai potuto sperare di ricevere.

Vincenzo Di Maso