Fernando Torres compie oggi 39 anni. Il centravanti spagnolo si è ritirato nel 2019 dopo una carriera ricchissima di trofei, ma che avrebbe potuto essere ancora migliore.

Il Niño è stato un attaccante devastante atleticamente, prima di venire tormentato dai problemi fisici, fortissimo di testa e dotato di rara eleganza. Il suo legame con l’Atletico sarà indissolubile, essendo la squadra con la quale ha iniziato e chiuso la carriera.

Nell’articolo ci concentriamo principalmente sulla sua avventura in Inghilterra, raccontando l’apogeo, il declino e la splendida rinascita di un attaccante che ha fatto storia. E il suo nome verrà inevitabilmente associato a quello della nazionale spagnola, con la quale ha vinto tre trofei nel giro di quattro anni…

L’accoglienza in Inghilterra

Talento grezzo fuori discussione, ma per qualcuno è quasi un personaggio comico, capace di sia di gol stupendi che errori incredibili” : queste le parole del giornalista Sid Lowie sul Guardian, che presentò lo spagnolo al pubblico britannico come una punta promettente, ma con difficoltà realizzative. “Se il Liverpool cerca con Torres l’attaccante da 25 gol a stagione, rischia di restarci male. Non è Fowler”.

Eppure è entrato ben presto nella storia del Liverpool, segnando 33 reti nella prima stagione, di cui 23 in Premier. Nel 2007-2008 è stato invece eletto miglior giocatore della Premier, vincendo il premio Northwest Football Awards. E l’anno dopo è stato inserito nella lista dei 50 giocatori più forti della storia dei Reds. Non male per uno che avrebbe dovuto segnare poco, ma in effetti Lowie ha avuto ragione: Torres non è stato l’attaccante da 25 gol a stagione ma ne ha segnati molti di più.

Il pazzesco paradosso al Chelsea

Voglio fare le stesse cose che ho fatto per tutta la mia vita. Quelle che ho fatto con l’Atletico, che ho fatto col Liverpool e che non sto facendo col Chelsea”. “Ci sto lavorando. Se sapessi qual è il problema lo risolverei in un minuto. Ma l’unico modo per uscire da una situazione del genere è lavorarci sopra. Mi alleno tutti i giorni e non mi arrenderò, mai e poi mai”. Queste dichiarazioni, nel corso della sua avventura al Chelsea, furono emblematiche dell’inaspettata quanto clamorosa e improvvisa crisi. Lo spagnolo arrivò a Stamford Bridge in pompa magna nel gennaio 2011 e tutto lasciava presagire che potesse essere il perfetto erede di Drogba. Eppure qualcosa andò storto.

C’è da dire che Torres si tolse le migliori soddisfazioni in un club proprio con la maglia del Chelsea. Vincere una Champions League, una Europa League e una FA Cup non può far passare l’avventura a Londra come un flop. Torres fu reputato il più grande flop della storia del calcio inglese all’inizio della sua avventura al Chelsea, ma nella stagione 2012-2013 si riscattò. 22 gol in quell’annata furono un bottino più che decoroso, considerando anche l’importanza negli ultimi match di Europa League, nei quali mise a segno gol importantissimi.

Ma a cosa fu dovuto quel declino? I fattori ambientali sicuramente incisero, viste le aspettative con cui giunse al Chelsea. Il problema principale fu tuttavia dovuto a un infortunio al ginocchio, occorsogli nel 2010, a seguito del quale perse parte dello scatto devastante che lo contraddistingueva. Il gol contro la Germania nella finale di Euro 2008 è la perfetta esemplificazione della sua potenza atletica. Torres non controllò bene il pallone, ma superò Lahm grazie alla sua esplosività e depositò il pallone in rete con un delizioso tocco.

Nell’ultima stagione al Chelsea, Torres, che partiva quasi sempre dalla panchina, si rendeva protagonista di giocate interessanti, dialogando magistralmente con i compagni, eppure aveva perso esplosività e sotto porta sbagliava parecchio. Non è mai stato un animale d’area e, perdendo atletismo, questi limiti venivano fuori.

Il flop totale al Milan

In rossonero Torres giunse in prestito dal Chelsea, catapultandosi in una realtà totalmente diversa. Il Milan era una nobile decaduta e presto fu chiaro allo spagnolo che il suo sogno di emulare grandi centravanti del passato rossonero, come Weah, Van Basten o Inzaghi, era destinato a restare tale. L’unico gol in rossonero fu contro l’Empoli, in un match in cui il Milan fu dominato dalla squadra di Sarri. La rete, con una pregevole girata di testa, lasciava presagire una rinascita che potesse materializzarsi in Italia, ma nulla di tutto ciò avvenne.

Parola fine alla carriera del Niño? Una fine ingloriosa per un calciatore che era diventato l’idolo della Kop? Così sembrava, ma invece…

La resurrezione targata Simeone

Torres decise di tornare a casa, al suo Atletico Madrid, dopo che il Chelsea accettò di darlo nuovamente in prestito. Lo spagnolo sembrava un calciatore finito, ma Simeone accettò la sfida di rigenerarlo. Pur non essendo più l’attaccante atleticamente devastante ammirato anni prima, il Niño giocava ancora divinamente di squadra. Il ritorno da dove il suo sogno era iniziato fu accolto da una grande cornice di pubblico: il 4 gennaio 2015, ben 45.000 spettatori giunsero al Calderon ad accoglierlo.

I primi sei mesi all’Atletico furono positivi, mentre la stagione successiva fu ottima: Simeone lo aveva del tutto rigenerato. Ad aprile 2016 andò a segno in cinque gare consecutive tra campionato e Champions League. Nessuno avrebbe scommesso su questa rinascita. La storia di questa resurrezione avrebbe potuto diventare ancora più bella se l’Atletico avesse vinto la Champions 2015/2016 ai rigori. Ma alla fine fu il Real a prevalere. Eppure in quella finale Torres si procurò un rigore e disputò un ottimo match.

Maggio 2018 fu il mese del suo primo trofeo europeo con l’Atletico, così come quello della fine della sua avventura come calciatore dei Colchoneros dopo 129 reti.

Gli ultimi scampoli in Giappone

Nel 2018, Torres ha accettato l’offerta dei giapponesi del Sagan Tosu. Lo spagnolo era tuttavia a fine carriera, oramai logoro e con ben poco da dare. Nella modesta J League ha quindi concluso con soli 5 gol in 34 partite. E ha deciso di dire basta con il calcio giocato.

Il paradosso dei trofei

Torres ha legato indissolubilmente la sua carriera ad Atletico e Liverpool, ma fino a due anni fa aveva vinto zero trofei con le due squadre. Con il Chelsea ha invece conquistato Champions League, Europa League e Premier League, pur non ricoprendo un ruolo da protagonista. Proprio per questi motivi, i trofei per cui verrà ricordato Fernando Torres sono quelli conquistati con la maglia della nazionale spagnola, ai quali ha contribuito con un ruolo da grande protagonista.