La netta vittoria dell’Atalanta sta suscitando un’ondata di incontenibile entusiasmo trasversale, che prende addirittura il sopravvento sulla realtà del campanilismo. Gli uomini di Gasperini, infatti, sono riusciti nell’impresa di coagulare opinioni calcistiche assai differenti tra loro, tutte ispirate dalla voglia di esaltare il modello orobico. La conquista dell’Europa League, per taluni inattesa, considerando lo status di “imbattibile” che aveva finora il Bayer Leverkusen (51 partite consecutive senza sconfitta), diventa uno dei grandi temi del momento, visto l’approccio dominante alla gara dei nerazzurri sin dal primo minuto. I tedeschi sono stati letteralmente stracciati, sul piano del gioco e del ritmo. Lecito, quindi, chiedersi coma abbia fatto la Dea a ribaltare il pronostico. Le cause sono molteplici.

In primis, chiudere gli spazi per evitare pericolosissime imbucate, utilizzando sempre l’uomo come riferimento. La solidità difensiva però non ha mai mortificato l’estro e la qualità dei singoli. A fare la differenza poi l’interpretazione del piano gara, ferocemente orientato al recupero attivo del pallone attraverso la pressione asfissiante. Evitando così di passare troppo tempo nella propria trequarti.

Una intensità che ha prodotto conseguenze nefaste nel calcio ipercinetico di Xabi Alonso. L’idea rimane quella di difendere in avanti, piuttosto che “scappare”. E condiziona il gegenpressing, cioè l’intenzione di recuperare il pallone quanto più in alto possibile. In questo modo, nel momento in cui i bergamaschi perdono il possesso, a prescindere dalla zona di campo, i più vicini alla palla scalano immediatamente in avanti: le linee si sfaldano, alla continua ricerca di pareggiare gli uomini in costruzione. Una organizzazione che non teme le situazioni di uno contro uno. Anzi, accetta il rischio della parità numerica.

Anche contro il Bayer Leverkusen, Gasperini s’è affidato alla capacità di vincere i duelli contro gli attaccanti altrui. Evitando tuttavia di farsi portare in giro per il campo o di allungarsi troppo, perdendo compattezza difensiva. Nonostante il tridente delle “aspirine” non offrisse comunque riferimenti fissi. Del resto, ieri sera, Xabi Alonso aveva scelto di schierarsi a specchio, obbligando Djimsiti, Hien e Kolasinac ad accoppiarsi con Wirtz, Adli e Frimpong. La necessità di marcare individualmente, seguendo l’avversario diretto, ha permesso di poter ammirare un mucchio di adattamenti tattici.

Situazioni in cui gli orobici sono ormai maestri. Tipo Hien che rompeva la linea e si alzava alla stessa altezza dei compagni a centrocampo, affinché Wirtz o Adli, nello scambiarsi la posizione, non ricevessero liberi tra le linee. Girandosi e poi puntando pericolosamente. Contestualmente, Ederson oppure Koopmeiners, scivolavano all’indietro, accorciando in zona palla. Imprescindibile, quindi, il comportata dei centrocampisti nerazzurri: atteggiamento funzionale a supportare l’azione di pressing, al punto da comprimere inevitabilmente lo spazio a disposizione dei tedeschi per ragionare.

Insomma, nella notte di Dublino, l’Atalanta non ha fatto il classico miracolo, che trasforma in realtà la favola della squadra underdog. Al contrario, Gasperini ed i suoi ragazzi hanno semplicemente raccolto i frutti del loro lavoro, coerente e tremendamente efficace.

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