Una squadra vera, l’Atalanta, contro un mucchio di campioni (e un alieno) messi in campo senza logica: il riassunto della gara tra la Dea e il Manchester United potrebbe essere racchiuso in questa frase. Se i padroni di casa, forti di un gioco oliato e spinti da un pubblico caldissimo, fanno la partita e la comandano per larghi tratti, i Red Devils si rintanano nella loro metà campo cercando nelle ripartenze la chiave per svoltare la partita.

Nonostante il primo brivido sia di marca ospite con un legno nei primissimi minuti, lo spartito tattico appare chiaro. L’Atalanta non mostra timori reverenziali, come ad Anfield e come contro l’Ajax, il Valencia o il PSG nonostante la sconfitta. Il Manchester ha l’unico merito, tuttavia grandissimo, di non sottovalutare l’avversaria che, come di consuetudine comincia a tambureggiare con un pressing forsennato e grande qualità di palleggio grazie alle geometrie disegnate da Koopmeiners, piedi educati e sventagliate millimetriche sfornate con discreta frequenza e altissima precisione.

La Dea affonda con Ilicic e sblocca il risultato. Sul gol dello sloveno, assistito da Zapata, c’è la complicità di De Gea non esente da colpe. Lo United sbanda, sbaglia tanto in fase di primo possesso e in fase di costruzione, dove l’aggressione preventiva di Pasalic e Zapata inducono spesso McTominay e Pogba all’errore. Su un uscita sbagliata del “Polpo” Zapata si ritrova a tu per tu con De Gea ma Bailly compie una prodezza salvando i suoi compagni dal tracollo.

Solskjaer capisce l’andazzo e il suo 3-4-2-1 fa acqua da tutte le parti così, approfittando dell’infortunio di Varane, ridisegna il classico 4-2-3-1 su cui la squadra è stata costruita. I Red Devils si ritrovano a fine tempo e, nonostante il dominio orobico, trovano il pari grazie ad un’azione da calcetto che libera al tiro vincente Ronaldo.

All’uscita degli spogliatoi gli ospiti cercano di gestire il possesso e le percentuali si alzano ma Zapata sfugge al controllo di Maguire sulla sinistra e trova il nuovo vantaggio, convalidato dopo un check del VAR a seguito di un fuorigioco errato che aveva invalidato la segnatura. I padroni di casa rifiatano ma la reazione ospite è sterile. Il Gasp prova la carta “ripartenze” inserendo Muriel e alzando il pressing per difendere il più lontano possibile dalla porta difesa da Musso.

Zapata ha l’occasione per chiudere la partita ma di testa sfiora l’incrocio dei pali e lo spartito si ripete esattamente come nel primo tempo. I nerazzurri lasciano scivolare via la partita in attesa di prendere lo scalpo di un’altra vittima illustre ma Ronaldo con una fiammata gela Bergamo. Il numero sette dimostra, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di essere un alieno e sull’unica mezza palla giocabile, lascia partire una staffilata dal limite che si infila all’angolino basso dove Musso non può arrivare.

Un gol che ha il sapore della beffa per Gasperini e i suoi ragazzi, ancora una volta in grado di mettere alle corde una big. Solskjaer, continuamente sulla graticola per la sua incapacità di dare un gioco ad una squadra fortissima, deve ringraziare il suo “alieno” personale, quel CR7 capace di pareggiare la partita praticamente da solo.