La Juve di Pirlo è uscita dalla Champions in un match tiratissimo contro il Porto. Dopo un brutto primo tempo, finito sul risultato di 1-0 per i Dragões di Sérgio Conceição, la Juve ha avuto un sussulto d’orgoglio nella ripresa.

I bianconeri hanno sempre dato l’idea di giocare con impeto e di creare occasioni grazie ai singoli. Le azioni corali sono state poche. I due gol nella ripresa sono arrivati grazie a Federico Chiesa, decisamente il migliore nelle due partite.

Il rosso a Taremi – ingenuo l’iraniano – è arrivato sul punteggio di 1-1. I bianconeri hanno attaccato a testa bassa, trovando subito il vantaggio. Non sono tuttavia riusciti a segnare. Le azioni sono sempre state opera dei singoli. Vedasi il dribbling di Chiesa, con tiro parato da Marchesin, e il tiro a giro di Cuadrado.

Il Porto si è difeso con ordine. Linee compatte, triangoli veloci in uscita, pochissime palle sprecate e ripartenze intelligenti. Sérgio Conceição l’ha incartata a Pirlo: questo è un dato di fatto. Nel primo tempo Zaidu ha saltato varie volte Cuadrado. Il colombiano ha poi preso le misure, ma i suoi tantissimi cross sono stati spesso preda dei centrali portoghesi.

La Juve ha sbagliato molto. Gli ospiti hanno segnato su due calci da fermo, frutto di gentili concessioni dei bianconeri. Altre volte gli avanti del Porto sono penetrati in area e i portoghesi avrebbero potuto trovare il secondo gol. Tutto sommato si può dire che la Juve ha messo alle corde il Porto solo in un tempo, il secondo del match di oggi, nelle due partite.

A livello tattico, questa partita è lo specchio del gap tra le nuove leve italiane e quelle portoghesi. Da una parte c’era una squadra con un collettivo ben organizzato e oliato. Dall’altra parte si improvvisava, facendo passare i palloni dai piedi di Cuadrado, sperando nelle giocate di Chiesa e negli inserimenti di CR7.

Quando il portoghese non è in serata, ne risente tutta la manovra offensiva. Oramai non è un calciatore propenso alla corsa e al sacrificio. Vi sono immagini emblematiche che lo ritraggono totalmente fermo sia in fase di possesso che di non possesso. Anche se la Juve avesse passato il turno (e ci è andata molto vicino) avremmo scritto le medesime considerazioni.

Naturalmente, asserire che il fallimento della stagione della Juve (sebbene oltre alla Supercoppa possa arrivare anche la Coppa Italia) sia quello di Pirlo o di Sarri significa guardare al dito e non alla luna. Andrea Pirlo ha idee interessanti ma è acerbo per certi livelli. Avrebbe dovuto compiere un percorso di crescita graduale. Nel 2015 e nel 2017 la Juve aveva reparti nevralgici di ben altro livello…