Lazio e Libertà si definisce “Associazione di Promozione Sociale per l’integrazione culturale e sportiva, la negazione di ogni forma di discriminazione razziale, religiosa e politica”.

Uno dei soci ha denunciato l’aggressione da parte di altri tifosi laziali che non ne condividono le idee.

“Ciao a tutti, sono la persona che è stata aggredita dopo Lazio Udinese e penso sia doveroso, dopo quello che è successo e visto quanto se ne stia parlando in giro, fare qualche piccola precisazione. È stata un’aggressione premeditata? Sì e senza ombra di dubbio. Mi hanno aspettato nel punto meno illuminato e più distante dalla presenza della polizia. Mi avranno notato che sventolavo in Monte Mario e mi hanno aspettato all’altezza del centrale del tennis”.

“La bandiera era arrotolata quindi aspettavano proprio me, e non “uno con la bandiera” Perché lo hanno fatto? Visto che a loro non possiamo chiederlo, vi dirò l’idea che mi sono fatto io. Da quando Lazio e Libertà ha iniziato a farsi conoscere con le sue iniziative. come gli striscioni allo stadio contro violenza e razzismo, il tentativo di creare un punto di tifo in un settore per lo più sempre poco frequentato e il biglietto sospeso con il quale abbiamo portato allo stadio più di 60 persone, abbiamo registrato su internet delle reazioni di due tenori diametralmente opposti. Da una parte ci si elogiava ed appoggiava, dall’altra ci si derideva e si cercava di fuorviare i nostri temi”.

“Se offrivamo ingressi allo stadio si diceva prima che era una elemosina non degna della Lazio e poi che c’era qualcuno che ci sponsorizzava e addirittura si è ipotizzato che facessimo parte della SPA, se facevamo uno striscione con scritto “FUORI LA POLITICA DAGLI STADI” venivamo etichettati come stalinisti pronti alla restaurazione del PCUS, se provavamo a far cantare quelle poche centinaia di persone nel distinto ci ridevano dietro, dicendoci che eravamo quattro gatti sfigati. Tutti questi “attestati di stima” sono in rete, basta cercarli per trovarli, nei post su twitter e facebook nelle registrazioni delle live su youtube di molti “vlogger” laziali”.

“Ci hanno accusato tante, troppe volte di essere divisivi. Ma divisivi “DE CHE”? Non ce l’abbiamo a priori CON NESSUNO, ci siamo esposti contro quei singoli fatti che non solo vanno contro lo spirito sportivo, ma addirittura contro la nostra Costituzione, l’anima stessa della repubblica in cui viviamo. Guardate che noi non siamo marziani che arrivano oggi sulla terra, NOI TUTTI è da una vita che veniamo allo stadio con i nostri amici, in curva, in distinti, in tevere ed in trasferta”.

“Qualcuno tra i recenti commenti ha scritto qualcosa tipo “giocate a fare gli ultras”, MA ULTRAS DE CHE? al massimo ultra(s) cinquantenni! Noi NON SIAMO ultras e NON LO VOGLIAMO ESSERE. Noi siamo semplici tifosi STANCHI di essere additati sempre come fascisti da chiunque incontriamo. Lo abbiamo scritto anche in uno striscione “La Lazio non è nera, è solo biancoceleste”!”.

“Lazio e Libertà è questo. E non mi venite a dire che è politica, perché questa non è politica, è Costituzione! Prova ne è che tra i nostri associati ci sono persone che votano tanto a sinistra come al centro quanto a destra. Ma a chi vive lo stadio come un “suo possedimento” questo non poteva andare bene. E così hanno avuto bisogno di creare il caso, di trasformarci in dei pericolosi estremisti contrari in tutto e per tutto al vero tifoso laziale. Di renderci antagonisti nel tifo, nemici, indesiderati”.

E poi l’aggressione. Al buio. Da dietro”.

“Chiunque tu sia, se mi stai leggendo, ti volevo dire che anche se mi avessi preso di fronte probabilmente mi avresti menato lo stesso, perché io non sono violento e nella vita adulta non ho mai avuto, per mia fortuna, la necessità di difendermi dalla violenza. E questa violenza spicciola, se avessero voluto mi avrebbero potuto fare molto più male, ha quindi un solo significato: LO STADIO È NOSTRO”.

“Che tipo di mentalità è questa? Ultras? Squadrista? Mafiosa? date voi che leggete la vostra interpretazione, per me rimane una mentalità folle, contraria sia ai principi dello sport che a quelli di fratellanza tra tifosi della stessa squadra. Un ultimo sassolino voglio togliermelo dalle scarpe. Qui mi rivolgo a tutti quelli che in qualche modo lavorano nell’ambito della comunicazione (radio, tv, internet che sia) a tema Lazio. È deprimente che quasi nessuno di voi abbia voluto coprire la notizia come si meritava. Avete lasciato che gli unici disposti a parlarne fossero testate più grandi, che però meno conoscono il mondo del tifo e che soprattutto non parlano al mondo del tifo”.

“Potevate scriverci, vi avremmo risposto, invece vi siete nascosti dietro pudorosi silenzi o poche parole buttate lì, anche instillando il dubbio che il fatto non fosse realmente accaduto. Ed ora, dopo tutte queste parole, vi lascio con una domanda: chi è che avvelena i pozzi?”.