Samuel Eto’o, considerato uno degli attaccanti più forti di tutti i tempi, ha contribuito a fare la storia del Barcellona e dell’Inter, segnando gol decisivi per le vittorie della Champions delle due compagini.

Essere celebrato come il calciatore più forte e di maggior successo che il proprio continente abbia mai prodotto dare grande orgoglio a qualsiasi persona. Quando la stessa persona considera la European Medal of Tolerance per la sua continua lotta contro il razzismo più di ogni altro riconoscimento, dà un senso della grandezza di quella persona e di ciò che apprezza. Ciò è il ritratto di una persona riconosce il potere del calcio e le conseguenti responsabilità vicendevolmente attribuite ai suoi protagonisti.

Samuel Eto’o è un uomo che è considerato quasi universalmente come il più grande calciatore africano di tutti i tempi, ancor più di Weah, ancor più di Drogba. È il talismano che ha portato i Leoni Indomabili al successo continentale in 17 anni di carriera internazionale, assicurandosi un prolifico bottino di record e riconoscimenti individuali nel corso della sua carriera. Un uomo che è venuto all’attenzione del mondo giocando in quel Barcellona considerato una delle squadre più forti di tutti i tempi, e la cui storia è iniziata incredibilmente a casa degli acerrimi rivali dei blaugrana.

Eto’o in azione con la maglia del Real Madrid nel match di Champions League contro il Molde (Foto Phil Cole /Allsport)

Eto’o ha concluso una carriera di oltre 20 anni, di cui un terzo giocato a livelli top, in piena auge. Il primo Samuel Eto’o era un attaccante interessante e molto forte, ma in pochi gli predissero una carriera come quella che ha avuto. Le ultime due stagioni al Maiorca furono notevoli e gli valsero la chiamata di un Barcellona che si sarebbe apprestato a diventare una delle squadre più forti d’Europa. Il camerunese ha vinto due Champions da protagonista con i Blaugrana. Al suo arrivo in Catalogna, le sue parole furono: «Correrò come un negro, per guadagnare come un bianco»

All’Inter, accasatosi pochi mesi dopo la vittoria della seconda Champions, ha rivinto la coppa, contribuendo a portare mentalità a una squadra piena di campioni, ma senza la giusta esperienza in Europa.

Un uomo di squadra

Eto’o è stato devastante negli anni del Barcellona, facendo la parte del (re) leone ai tempi della prima Champions. Fenomenale anche nell’altro successo, anche se la presenza di un Messi stellare ha certamente aiutato. Il camerunese non ha mai lesinato un movimento in profondità, ottimista che la palla gli sarebbe arrivata, grazie soprattutto ai campioni con cui giocava. creando così lo spazio stesso per far esplodere il talento dei compagni.

Nel 2009, Guardiola utilizzò Eto’o come merce di scambio, affermando che era uno dei calciatori da cedere, perché sacrificabile per il suo gioco. Il camerunese, arrivato all’Inter come ruota di scorta dei Blaugrana, lo ripagò eliminandolo dalla Champions, soprattutto grazie alla prestazione titanica nel ritorno della semifinale di Champions. Eto’o è sempre stato sicuro dei propri mezzi e si considerava tra le migliori punte del mondo. Ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per vincere, a prescindere dal ruolo in cui ha giocato. Seconda punta, esterno d’attacco o centravanti non faceva differenza: la sua incidenza e la sua importanza per la squadra era reciproca. Il tutto in un dare-avere perfettamente bilanciato.

Il tiro a giro, un marchio di fabbrica di Eto’o

Qualche anno fa, la rivista Wired ha studiato il genoma del campione camerunese. Si legge: “Per quanto riguarda la sua struttura muscolare, il laboratorio americano ha rilevato fibre rapide, bianche di tipo 2 o FT (fast twich), fibre che intervengono nelle azioni rapide: i muscoli dei velocisti“.

Il discorso squadra si applica anche con l’Inter. Quell’Inter era una squadra di marziani, durata solo un anno, va detto, ma furono fondamentali tutti i tasselli. Su 11 giocatori titolari furono tutti quasi equamente fondamentali. Ne fossero mancati uno o due, quell’Inter non avrebbe vinto. Eto’o era il collante tra più fasi: seconda punta, esterno, terzino, centravanti trequartista, contropiedista.

La stella del triplete fu Milito, ma quel Samuel Eto’o, il cui contributo viene sottovalutato in quanto segnò meno del solito, fu il collante perfetto e diede un saggio della sua utilità applicata a forza, tecnica, rapidità, velocità, classe e potenza. Guardiola non era contento di averlo in squadra, ma di certo è stato più triste nell’averlo contro…

Il confronto con Ronaldo il Fenomeno

C’è da dire tuttavia che a 21 anni Eto’o aveva già vinto due coppe d’Africa, le Olimpiadi di Sidney, battendo il Brasile di Ronaldinho e la Spagna di Xavi. A 25 anni già era stato insignito di tre titoli come miglior giocatore africano e a 25 anni aveva vinto la sua Champions. Detto questo, le carriera di Ronaldo il Fenomeno nei primi anni era stata ben più “precoce”. Partendo da questa base possiamo fare un confronto di due dei calciatori simbolo che hanno portato l’Inter a vincere trofei europei, tentando di rispondere alla domanda “è stato più forte Eto’o o Ronaldo il Fenomeno?”.

La risposta oggettiva e univoca non la avremo mai, proprio perché Ronaldo è stato tormentato da problemi fisici. Entrambi hanno poi avuto possibilità diverse in momenti diversi. Il Ronaldo del Barcellona era capitato al posto giusto nel momento giusto. Il brasiliano ha vinto due coppe europee da giovanissimo, mettendoci ben più che uno zampino, ma facendo la parte del leone. I detrattori affermano che non è riuscito a vincere la Champions, nonostante avesse la squadra per vincerla, ed è vero. Si può tuttavia obiettare ricordando che venti anni fa in Champions andavano solo due squadre e che vincere una Coppa UEFA o una Coppa delle Coppe aveva ben altro valore rispetto all’attuale Europa League.

Il saluto tra Eto’o e Ronaldo in un Real Madrid-Barcellona

Eto’o è uno dei giocatori più completi di tutti i tempi, unico nel suo genere. Osiamo definirlo il “tuttocampista trasformista”. Per quanto dotato di tecnica sopraffina, in questa skill non è arrivato ai picchi di Ronaldo il Fenomeno, ma la sua interpretazione del ruolo in chiave moderna e che trascende gli schemi tattici, pur essendo un perfetto interprete degli stessi, rende qualsiasi paragone con il Fenomeno, in termini di valore assoluto, totalmente lecito. E l’investitura dello stesso Ronaldo è stata delle più belle mai fatte a un collega: «Non c’è nessuno che ha vinto come Eto’o, nessuno che sa vincere le partite che contano come Eto’o». Samuel Eto’o è stato degno di Ronaldo il Fenomeno, come si evince, implicitamente, anche dalle parole di quest’ultimo.