Riccardo Calafiori, classe cristallina imbottigliata nel 2002, è stato per distacco il migliore in campo, nella partita giocata ieri sera contro lo Young Boys in Europa League, realizzando un gol che molti terzini non fanno in una carriera intera. La rete, oltretutto, è stata solo la firma in calce su una partita giocata ad altissimo livello. Il ragazzo ha infatti letteralmente imperversato sulla fascia sinistra giallorossa, attento in fase difensiva e continua spina nel fianco quando si è trattato di chiudere alle corde lo Young Boys.

Il talento di Calafiori, sconosciuto a molti al di fuori di Trigoria, nella sponda giallorossa del Tevere è già noto da tempo: enfant-prodige di una nidiata molto prolifica che ha già prodotto due esordi in questa stagione (Tripi e Milanese), è tristemente balzato agli onori della cronaca un paio di anni fa.

 

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In un incontro di Youth League contro il Pilzen, ancora in forze nell’Under 19, il terzino in erba subisce un intervento omicida da parte di un certo Svoboda: la diagnosi è impietosa, il ginocchio di Calafiori si sbriciola, rotti tutti i legamenti, tutti i menischi e la capsula. Le parole di uno degli specialisti che lo visita sembra mettere la pietra tombale sulla sua giovanissima carriera: “Una cosa così accade di solito nel motocross, non nel calcio, è un incidente che può succedere una volta ogni dieci anni”.

Riccardo invece ci crede e rilancia: “È arrivato il momento di tirare fuori veramente tutto ciò che ho dentro. Stavolta nessuna partita decisiva, nessuna finale da vincere…C’è la battaglia più importante della mia vita davanti a me, e non posso certo tirarmi indietro.” Dzeko la domenica dopo espone la sua maglia dopo il gol, un attestato di stima, un gesto forte da parte di un campione per spronare quello che è un ragazzino con un ginocchio distrutto, ma destinato a “a salire tra i grandi”.

Dopo tre operazioni così avviene, Calafiori ritorna in campo e la giovane età gli permette di tornare nuovamente a quella brillantezza che aveva fatto innamorare di lui anche Mino Raiola, che lo mette sotto procura all’istante.

Arriviamo a ieri sera, terza apparizione in campo da titolare, con “Cala” che trova un gol capolavoro: pallone disimpegnato male dalla difesa svizzera, impatto perfetto con il collo del piede sinistro e pallone che viaggia dritto sotto al sette.

“La cosa più bella che potesse capitarmi… quante volte l’ho sognato!”

In quel pallone scagliato con così tanta violenza c’è tutto: una traiettoria che è un viaggio di operazioni, paura di non farcela, rabbia, dubbi, riabilitazione, dolore, determinazione e alla fine gioia, con una corsa di felicità e un bacio a quella maglia che lo ha sempre sostenuto senza se e senza ma.