Il Napoli passa dalla Serie A all’Europa League e perde molte delle sue certezze. Il progetto tattico costruito da Gennaro Gattuso intende coniugare una squadra marcatamente proattiva. Che attraverso la ricerca costante della profondità possa esaltare le caratteristiche individuali dei suoi offensive players.

Invece, contro l’Az Alkmaar per larghi tratti non si è vista l’idea di calcio voluta da Ringhio. Probabilmente, a causa della compattezza in fase di non possesso palesata dagli olandesi. Che piuttosto di difendere in avanti, tentando di recuperare il pallone sempre “alti”, si sono attestati nella loro trequarti. Soffocando, così, gli spazi vitali agli azzurri.

Tuttavia, sarebbe ingiusto imputare solamente all’atteggiamento passivo degli ospiti il risultato di stasera. Perché il Napoli ha evidenziato una sterilità disarmante nella costruzione del gioco. Associata ad una mancanza di lettura della situazione, al momento di rifinire la manovra d’attacco.

D’altro canto, la puntualità con la quale gli olandesi hanno applicato i princìpi di scalate e coperture preventive, ha disinnescato la strategia partenopea. Diminuendone in maniera esponenziale l’efficacia nelle verticalizzazioni.

Questa sera, infatti, gli azzurri hanno dimostrato di non essere ancora pronti a sostenere un piano gara diverso da quello che finora ne ha impreziosito il cammino in campionato.

Effettivamente, Slot ha schierato la sua squadra con un blocco compatto. Evidenziando l’intenzione di creare un’adeguata densità in zona palla, affinchè rimanesse stretta e corta, per ostacolare l’imbucata tra le linee.

Appare evidente che nel momento in cui il Napoli ha dovuto trovare una strada alternativa, cercando con insistenza una identità diversa dal solito, si sia impantanato.

Specialmente quando s’è reso conto di non poter utilizzare adeguatamente i movimenti opposti di Osimhen e Mertens per allungare le serratissime maglie dei tulipani.

Anche a causa di una insolita imprecisione nei passaggi. Associata ad una bassa intensità nella circolazione dall’attrezzo.

Come spesso accade a chi è costretto a scardinare un blocco compatto, gli azzurri hanno provato a palleggiare con insistenza. Seppur sotto ritmo, con la chiara intenzione di liberare spazio nella trequarti altrui.

Non è andata diversamente con i tentativi di rompere l’ordinata compattezza difensiva dell’Az Alkmaar con i cambi di campo.

Ma proprio la mancanza di intensità nel giropalla ha impedito di attirare fuori posizione gli olandesi.

Ovviamente, in partite del genere ci vuole anche un’abbondante dose di fortuna. Indubbiamente, il gol di De Wit è arrivato su una colossale dormita collettiva dei padroni di casa, che ha pagato enormi dividenti.

Però sarebbe intellettualmente disonesto non rimarcare la sofisticatezza della giocata attraverso la quale gli olandesi hanno prima recuperato palla nella loro trequarti. E dopo sono ripartiti con qualità, muovendo il pallone avanti/dietro/dentro. Fino a mettere un uomo alle spalle della linea difensiva. E da lì, nello spazio tra Meret ed i suoi difensori.

Francesco Infranca