Che potesse sembrare fantascientifico l’ottenimento del livello B1 della lingua italiana da parte di Luis Suarez lo avevamo compreso sin dall’inizio. Nei video si sono sentite pochissime battute in italiano del calciatore uruguaiano. L’estrema difficoltà nel dire un semplice “arrivederci” aveva portato molti ad avere sospetti, rivelatisi poi fondati.

Il comunicato stampa della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia

 

Fondamentale la parte: Dalle attività investigative è risultato che gli argomenti oggetto della prova d’esame sono stati preventivamente concordati con il candidato“.

Il giudice Raffaele Cantone è tifoso del Napoli, ma è una persona che ha dimostrato di non guardare in faccia a nessuno. Pertanto, il discorso che voglia andare contro l’una o l’altra squadra non regge. Nel libro Football Clan, scritto assieme al giornalista Gianluca Di Feo, ha enucleato, tra le altre cose, i contenuti delle indagini circa i rapporti tra alcuni calciatori del Napoli e i clan. E nella nota non si fa riferimento a squadre di calcio.

Cosa c’entra la Juve in tutto ciò? Suarez era nel mirino della Juventus, che poi lo ha mollato. A noi sono risultate visite mediche preliminari, andate male per problemi al ginocchio. Tutti abbiamo avuto notizie circa i problemi relativi ai tempi tecnici per l’ottenimento del passaporto. A riguardo sono uscite informazioni contrastanti.

La Gazzetta ha riportato che l’esame è stato organizzato dalla Juve “nei minimi dettagli”. La professoressa Stefania Spina è stata la tutor incaricata della preparazione dell’esame. Dalle intercettazioni sono emerse parole della Spina: Suarez “non spiccica na parola”, ma anche “non coniuga i verbi” e “parla all’infinito”, la quale ha aggiunto che il candidato non poteva essere bocciato. La Spina è tifosa della Juve, ma allo stato attuale questo non è un dettaglio pertinente.

Eppure le indagini erano partite a inizio 2020 e, pertanto, riguardavano una prassi considerata oramai consolidata dall’Università per stranieri di Perugia. Tra gli indagati compaiono membri dell’università. L’Università in questione è fanalino di coda delle classifiche degli atenei italiani e le indagini sono state condotte su vari aspetti, tra cui l’assenteismo dei dipendenti.

L’esame di Suarez è durato circa una mezzora al posto delle canoniche due ore. Questo dettaglio ha sollevato polemiche e instillato il sospetto. C’è da dire tuttavia che l’indagine sull’attestato elargito con grande facilità a Suarez va inserito nel quadro di un’indagine più ampia.

A prescindere da chi sia stato il deus ex machina celatosi dietro questa vergognosa situazione, lo scandalo emerso non fa altro che evidenziare che corruzione e imbrogli sono all’ordine del giorno nella burocrazia italiana, e non solo nelle università. In queste ultime vigono nepotismo e raccomandazioni. La macchina burocratica viene fatta mungere per avere facilitazioni. Rimanendo in tema di cittadinanza, ci sono stranieri che, pur parlando correttamente italiano, devono attendere anni prima di ricevere la cittadinanza.

A Suarez, come a tanti altri, è bastato pagare per ottenere il certificato. Finché questi scandali non assumono una rilevanza nazionale e i colpevoli vengono identificati e condannati (ma avranno condanne consone?!), in Italia vige sempre la legge del più furbo e del più potente. Il caso Suarez è la punta di un iceberg. Chi ha santi in paradiso non ha problemi per le pratiche burocratiche. In caso contrario bisogna penare.

Pensando ai tanti studenti e a tante persone che, pur conoscendo la lingua e contribuendo al Paese, non riescono ad ottenere la cittadinanza, si sprofonda nella vergogna. Il senso di schifo aumenta vedendo i docenti che si prestano a questi sporchi giochetti, dimostrando di non avere dignità. Eppure, c’è ben poco da sorprendersi. Che ci fossero irregolarità era palese. C’era il rischio che le cose venissero insabbiate. Per fortuna non è stato il caso.