Dejan Kulusevski ha realizzato dieci gol e servito otto assist in 32 partite di Serie A. Partiamo da questo dato per introdurre il nostro pezzo su uno degli astri nascenti della Serie A.

Contro l’Inter il centrocampista del Parma si era reso protagonista di una performance fuori dall’ordinario, nonostante la sconfitta (beffarda) del Parma. Lo svedese, di proprietà della Juve, era stato devastante sia sulla fascia sia in posizione centrale.

La cosa che impressiona è la predisposizione alla copertura e, allo stesso tempo, la grande facilità nel lanciarsi e portare avanti il contropiede. A campo aperto questo ragazzo è imprendibile. Alto 1,86 per un’ottantina di kg, quando parte è estremamente difficile da spostare.

Ad inseguirlo c’era Niccolò Barella, centrocampista rapido e aggressivo. Nonostante la pressione del calciatore dell’Inter, Kulusevski se ne è andato con facilità estrema, scaricando poi verso l’esterno. E questo è solo uno dei tanti strappi di cui si è reso protagonista.

Qui lo svedese resiste a una carica di Koulibaly e se ne va in velocità al senegalese, uno dei calciatori più potenti e veloci del nostro campionato.

Vi sono calciatori agili e veloci, ma che non sono supportati da potenza atletica. Kulusevski è dotato di un’accelerazione importante e, quando accelera, è un vero e proprio missile.

Nelle ultime partite ha dimostrato la solita qualità, dominando la scena al cospetto di tutti gli altri calciatori in campo.

Il classe 2000 può giocare sulla fascia destra, dove conclude spesso a piede invertito, sfruttando il suo già buon sinistro. Al centro è sicuramente impiegabile come vertice alto, particolarmente abile nelle transizioni in velocità. Non è chiaramente (almeno per adesso) un calciatore da manovra ragionata, non avendo i tempi del trequartista vecchio stile, ma più da trequartista moderno. Eppure, anche contro una difesa chiusa, Kulusevski è dotato di quell’esplosività per saltare secco l’uomo e puntare la porta o tentare lo scarico verso un compagno.

Pecca ancora un po’ a livello decisionale, come si evince da qualche passaggio sbagliato. In secondo luogo, l’ex Atalanta non è ancora un calciatore “da possesso”. Kulusevski è bravo a buttarsi istintivamente negli spazi e a capire le debolezze degli avversari, ma deve migliorare nelle letture di gioco. In una squadra come il Parma, che non punta al vertice, questi piccoli difetti passano quasi inosservati. Alla Juve sarà certamente diverso. Nel gioco di Sarri, uno come lui può partire da destra in un 4-3-3, oppure giocare come vertice alto in un 4-3-1-2. Essendo tuttavia dotato di grande predisposizione al sacrificio e forza nei contrasti, non avrebbe alcun problema a giocare come mezzala. Ovviamente non può essere un trequartista alla Riquelme.

Qui un gol con il “piede debole”.

C

Ai tempi dell’Atalanta lo svedese giocava in binari decisamente più centrali, servendo tantissimi assist e segnando molti gol. Il suo essere camaleontico può fare le fortune di qualsiasi allenatore. Nell’arco della stessa partita, lo ritrovi in zone del campo laterali o centrali, con performance più o meno simili. Essendo dotato di grande disciplina e di un fisico imponente, all’emergenza Kulusevski può disimpegnarsi anche nel ruolo di terzino, soprattutto al cospetto di avversari chiusi e quando bisogna attaccare.

Lui stesso ha parlato, in tempi non sospetti, della posizione ideale: «Il mio ruolo è sempre stato quello del trequartista, poi sia all’Atalanta sia al Parma ho cambiato un po’ la mia posizione in campo. Posso fare sia l’esterno che la mezzala. Giocherò dove deciderà l’allenatore, ma io mi vedo trequartista». Come detto sopra, trequartista moderno e non classico, ovvero vertice alto di centrocampo, ma le sue qualità gli permettono di giocare ad alti livelli in almeno quattro posizioni.

La Juve è attualmente sprovvista di un calciatore dotato di questo tipo di strappi. Il Rabiot dei primi anni del PSG era un centrocampista devastante atleticamente, mentre quello visto finora in bianconero ne è la copia sbiadita, anche se nelle ultime giornate si è ripreso. Kulusevski incarna alla perfezione questo identikit, sapendosi tra l’altro muoversi alla grande tra le linee, saltare l’uomo in velocità e potenza e spaccare le difese.

Una piccola considerazione conclusiva. Lo svedese sfata il mito secondo cui i calciatori che vanno via dall’Atalanta facciano poi male…