Il denaro non può comprare l’amore.
Il denaro può comprare ottimi giocatori, far costruire uno stadio più grande, più confortevole, più spettacolare, con luci lampeggianti, dotato di cinema, palestra e persino un centro commerciale.

Il Liverpool ha quei soldi e può spenderli. Ma tra i suoi beni, c’è qualcosa che non ha mai acquistato e che non potrebbe mai vendere: l’amore di Anfield, che è inestimabile.

Da casa allo stadio, dallo stadio a casa. La passeggiata che i tifosi facevano da bambini, 30 anni fa, con i loro genitori, con i colleghi, da adolescenti, è la stessa che fanno oggi con i loro figli. Per quanto possano essere molti i chilometri che li separano dal centro di Liverpool, il loro corpo, o almeno la loro mente, riesce ad arrivarci in continuazione. Perché Anfield non è solo uno stadio, è il loro habitat naturale.

Il pessimismo è durato tre decenni ma questo non ha impedito loro di continuare a sostenere il Liverpool dagli spalti di Anfield, e tutto ha cominciato a migliorare quando il Liverpool ha incontrato Jurgen Klopp. E ha sentito la gloria di nuovo vicina.

A Liverpool e ad Anfield, You’ll Never Walk Alone è più di un semplice inno. Il tono malinconico e il testo illuminante sono diventati, nel tempo, l’incarnazione dell’etica del club e delle persone che ne fanno parte. La composizione esemplifica un modo di vivere, una retta via che ci si sforza di seguire.

Nei momenti difficili offre ispirazione e speranza. Nei tempi felici serve a celebrare la lotta e le difficoltà della gloria. L’inno unisce gli abitanti di Liverpool e ispira i calciatori che scendono in campo a compiere miracoli. Dato il suo carattere universale, non deve sorprendere che il coro sia diventato una parte inseparabile del club e continuerà ad esserlo per molte generazioni a venire.