Niente nel calcio è paragonabile alla travolgente sensazione di sconfitta che si prova quando una squadra viene retrocessa. A volte ci si rassegna dopo poco tempo, non appena la stagione prende una pessima piega. In altri casi il dramma calcistico si consuma all’ultima giornata. Qualunque siano le circostanze, la retrocessione è spesso emblematica di una stagione giocata al di sotto delle attese.

Facciamo l’esempio della stagione 2002-03 della Premier League. L’Arsenal aveva vinto il titolo l’anno precedente, guidata dai gol di Thierry Henry, ed era la favorita per ripetere l’impresa, con calciatori del calibro di Patrick Vieira, Dennis Bergkamp e Robert Pires nella squadra di Arsène Wenger.

I principali rivali dei Gunners sarebbero stati il Manchester United, che aveva fatto di Rio Ferdinand il difensore più costoso del mondo dopo averlo prelevato per 30 milioni di sterline dal Leeds United.

Manchester City, West Bromwich Albion e Birmingham City erano le neo-promosse. Il City aveva dominato la Championship con 99 punti, mentre il WBA era finito secondo, a 10 lunghezze di distacco. Il Birmingham era stato promosso dopo aver avuto la meglio nei play-off, prima sul Millwall in semifinale e poi sul Norwich City ai rigori in finale.

Nell’East London, i tifosi del West Ham United avevano le loro buone ragioni per essere ottimisti relativamente alla stagione che attendeva la squadra. La compagine di Glenn Roeder si è classificata settima la stagione precedente con la coppia offensiva formata da Frédéric Kanouté e da Jermain Defoe, attaccante cresciuto nelle giovanili della squadra londinese.

23 Feb 2002: Kanouté e Defor – Foto Ben Radford /Allsport

 

Gli Hammers, ancora scossi dalla perdita del Rio Ferdinand e di Frank Lampard, accasatisi rispettivamente a Leeds e Chelsea qualche stagione prima, erano riusciti a mantenere comunque calciatori di ottimo livello, anche se il sempreverde camerunense Rigobert Song, centrale del Camerun, lasciò la squadra per andare al Lens.

Oltre all’esperto centrale irlandese Gary Breen, arrivarono in prestito i giovani centrocampisti Édouard Cissé dal Paris Saint-Germain e Brent Rahim dal Levski Sofia.

Il calciomercato scarno non fu dovuto a problemi economici, ma al fatto che la squadra era zeppa di calciatori di spessore. Joe Cole, allora giovanissimo, era una delle stelle, al punto da essere paragonato a Paul Gascoigne. Cole e Defoe davano vita a un mix potenzialmente legale. Gli altri due giovani inglesi “precoci” della squadra erano il centrocampista ventenne Michael Carrick e il diciassettenne esterno destro Glen Johnson.

Roeder poteva contare anche su una vasta esperienza per guidare quella nidiata di ragazzini terribili. La star era l’attaccante italiano Paolo Di Canio che, all’età di 33 anni, stava entrando nel crepuscolo della sua carriera. Il suo status di leggenda del club si era ulteriormente rafforzato quando aveva rifiutato l’offerta di Sir Alex Ferguson di trasferirsi Manchester United la stagione precedente.

A Di Canio si aggiunsero i 31enni David James e Don Hutchinson, il 35enne John Moncur, Nigel Winterburn, 38 anni, e il 39enne van der Gouw. Kanouté diede alla squadra un languido senso di classe e compostezza, mentre Trevor Sinclair era uno dei calciatori più sottovalutati del campionato.

La stagione degli Hammers iniziò in modo terribile e furono necessarie sette partite alla squadra di Roeder per ottenere una vittoria, quando Di Canio segnò il gol decisivo nel derby contro il Chelsea. Dopo due vittorie consecutive in trasferta, contro il Sunderland e il Fulham, gli Hammers dovettero attendere 16 partite per tornare a vincere in campionato.

Nel mercato invernale arrivarono Les Ferdinand e Rufus Brevett, rispettivamente dal Tottenham Hotspur e dal Fulham, mentre arrivò anche Lee Bowyers dal Leeds. I nuovi arrivati risollevarono la squadra, con il West Ham che, su 8 partite ne vinse 3 e ne pareggiò altre 3. Il West Ham sembrava avviarsi verso la salvezza finché il tecnico Roeder fu costretto a lasciare la guida della squadra per sottoporsi con urgenza a un intervento chirurgico per un tumore al cervello. Il West Ham si trovava al 18° posto.

Dalla giornata 28 alla 38, gli Hammers persero una sola partita (contro il Bolton, immediatamente dopo l’addio di Roeder). Nelle successive tre, Sir Trevor Brooking fece bottino pieno. All’ultima giornata, il West Ham doveva battere il Birminghan e fare meglio del Bolton Wanderers di Sam Allardyce per potersi salvare. La vittoria per 2-1 del Bolton contro il Middlesbrough rese tuttavia inutile il risultato degli Hammers, che finirono tra l’altro per pareggiare 2-2.

 

Dopo la clamorosa retrocessione, il West Ham investì 40 milioni di sterline per Jobi McAnuff, Marlon Harewood e Nigel Reo-Coker.

Defoe e Kanouté si trasferirono al Tottenham per una somma complessiva di circa 14 milioni di sterline, mentre Cole e Johnson, che aveva fatto il suo debutto in prima squadra solo a gennaio, furono ceduti al Chelsea per una cifra totale di 16 milioni di sterline. Sinclair e James scelsero il Manchester City per un totale di 6 milioni di sterline, mentre Les Ferdinand, Lee Bowyer e Gary Breen furono lasciati andare a parametro zero, per accasarsi rispettivamente a Leicester City, Newcastle United e Sunderland.

Il periodo di Di Canio come giocatore del West Ham si era concluso amaramente e si trasferì a parametro zero al Charlton Athletic.

Michael Carrick è stato uno dei pochi giocatori a rimanere al Boleyn Ground, anche se avrebbe poi accettato il Tottenham la stagione successiva dopo la sconfitta del West Ham nella finale dei play-off per 1-0 contro il Crystal Palace nel 2004. James, Defoe, Cole, Johnson e Carrick sarebbero diventati giocatori importanti per l’Inghilterra, con quest’ultimo trio che avrebbe successivamente conquistato la Premier League.

Kanouté sarebbe andato in Spagna al Siviglia a sollevare trofei su trofei e vincere il riconoscimento di Calciatore africano dell’anno nel 2007.

Eppure la stagione 2002-03 del West Ham dimostra che, a prescindere dalla fiducia di tifosi, calciatori, addetti ai lavori e allenatori, il calcio ha una sadica capacità di punire l’autocompiacimento.