Il Napoli di quest’anno è una squadra così demoniaca che ha cambiato anche le parole della Bibbia. Qui non solo le colpe dei padri a ricadere sui figli, ma il contrario. Sono le colpe dei figli a ricadere sui padri.
Per un po’ di tempo si è pensato che Ancelotti, Carlo, pagasse gli errori di Davide. E che parte dei problemi nati nel dopo Salisburgo De Laurentiis, Aurelio, deve ascriverli al comportamento di Eduardo. Non è così. E non solo perché non è possibile mettere in discussione le parole del Sacro Testo.

Anche in questo caso sono i figli a pagare per gli errori dei padri. Carlo, certamente per troppo affetto, ha messo il figlio in una posizione terribile. E lo ha fatto senza prima temprarlo alle difficoltà del ruolo. Come se un capitano di lungo corso lasciasse il timone nelle mani del figlio, fresco di diploma al Nautico, nel mare in tempesta. Ancelotti, Carlo, ovviamente, è tanto più colpevole perché lo stesso errore lo aveva commesso a Monaco di Baviera. Davide non gli è stato da meno: non ha imparato la lezione bavarese. Ma lui è giovane, e coi giovani bisogna essere comprensivi.

La storia di Eduardo è diversa. Il padre, magari perché lo conosce, non gli dà spazio. Sulla carta è vice-presidente, in realtà prende la paghetta da papà, ma senza potere. Aurelio con tutti i suoi difetti ha una personalità debordante, a volte eccessiva. C’è da scommettere che anche in famiglia sia così. Sa tutto lui, comanda lui. Vecchio pater familias quasi con poteri di vita e di morte su moglie e figli. Eduardo magari (possiamo solo immaginarlo) soffre come tutti i figli di cotanto padre. E prova ad imitarlo. Lo imita in certi atteggiamenti un po’ sborioni. E quando, rarissimamente a dire il vero, il padre lo conosce!, può agire in prima persona fa danni. Non lo fanno parlare quasi mai. Anche perché in una delle rare occasioni ha detto: “A noi dei tifosi non interessa nulla”.

Quando dopo il Salisburgo in un clima elettrico il papà ha pensato bene di uscire con i vertici Uefa, non osiamo immaginare cosa sia successo nello spogliatoio. Edo in quel momento doveva rappresentare la società. Avrà provato ad imitare il padre senza averne il carisma. Magari se certe parole le avesse pronunciate il boss i giocatori, obtorto collo, avrebbe accettato. Ma a parlare non era il padre…

Ma come nel caso di Davide anche stavolta non avrebbe senso dare la colpa a Edo. La colpa è di chi lo ha mandato allo sbaraglio.