Il razzismo è una delle piaghe del calcio italiano, con le istituzioni che non riescono a farne fronte come si deve. In Inghilterra la risposta è invece ben diversa. Facciamo un confronto.

Inghilterra

Nel derby di Manchester tra City e United, un 41enne tifoso del City ha mimato il gesto della scimmia all’indirizzo del centrocampista dei Red Devils Fred. A poche ore dall’episodio, la polizia britannica ha individuato il tifoso, lo ha arrestato, mentre il City lo ha bandito a vita dagli stadi e il razzista in questione rischia di perdere il lavoro dopo essere stato sospeso dall’azienda per cui lavora.  La reazione dei Citizens è stata esemplare: “Il City applica una politica di tolleranza zero in materia di discriminazione di qualsiasi tipo e chiunque venga ritenuto colpevole di abusi razziali sarà bandito dal club a vita”.

Da noi non si è capaci di prendere posizione, si dice che non vi sono i mezzi (falso, appunto), certi presidenti (vedi Giulini) si rendono protagonista di discorsi deliranti e dei compagni (vedi Bonucci su Kean) parlano di colpa al “50 e 50”. Nel match di Europa League tra Arsenal e Napoli, un tifoso dei Gunners si rese protagonista di gesti razzisti nei confronti di Koulibaly. Il comunicato dell’Arsenal è stato esemplificativo della differenza con l’Italia. L’infrattore sarà interdetto dall’entrare all’Emirates. I Gunners hanno aperto un’indagine interna e l’infrattore rischia pene severissime.

Ricordiamo un altro episodio, meno noto. Riporta calciomercato.it: “Emblematico l’esempio di quanto avvenuto nel corso di Haringey BoroughYeovil Town, gara del quarto turno di qualificazione alla FA Cup 2019/2020 dello scorso ottobre. Vittime degli insulti razzisti due giocatori della squadra di casa. La sfida è arrivata ai rigori e il manager dell’Haringey Borough, dopo aver sentito gli insulti, ha deciso di ritirare la squadra. Entrambi i club hanno deciso di comune accordo di rigiocare la partita. Nel frattempo la Football Association si è decisa ad intervenire sul caso, che ha portato poi all’arresto dei due sostenitori ospiti colpevoli”.

Ricordiamo che, fermo restando la possibilità che hanno le società di bandire a vita i razzisti dallo stadio, sono previste pene detentive fino a cinque anni.

In Italia

La palese sottovalutazione della deriva razzista da parte di tutti coloro i quali, a vario titolo ed a vario livello dovrebbero invece contrastarla, è evidente, nonostante in tanti (forse troppi…) facciano a gara per stemperarne gli effetti nefasti su tutto l’ambiente.

Quanto possa essere superficiale ed inadeguata la risposta di Federazione, Leghe ed Associazioni di categoria trova la sua spiegazione ed il suo fondamento su molteplici motivi.

L’atteggiamento del buon Malagò è stato per tanto di stampo solipsista, attraverso questo paragone che lo ha esposto al più classico degli scivoloni, banalizzando e trascurando gli interessi di una comunità sana di spettatori “pedatori” che desidera avere risposte concrete e fattive al problema razzismo. Il problema è che, in mezzo a tante parole giuste, decisamente dirette verso una decisa lotta al razzismo, ve ne sono quelle che, proferite ore rotundo, fanno da contraltare a qualsiasi discorso anti-razzista. Si sta parlando di una piaga sociale. Malagò ha banalizzato il problema, come se si stesse parlando di “bubbole isteroidi”. Il concetto è giusto, ma con quell’assurdo paragone, il presidente del CONI lo ha riportato nell’insalubre mollime della burattinata di regime, facendo perdere spessore al resto del discorso.

La Figc, almeno formalmente, s’è sempre dimostrata particolarmente attenta al problema della discriminazione razziale, promuovendo una serie di attività funzionali a veicolare il calcio come elemento di integrazione, sensibilizzando specialmente le fasce d’età giovanile.

Un’altra differenza tra i due casi era dovuta anche alla posta in palio. Se la Juve deve solo formalizzare la vittoria dello scudetto e Kean punta a segnare sempre più gol per avere un ruolo importante nel futuro a tinte bianconere, il Napoli si ritrovava a dover incamerare punti per il secondo posto e chiudere il girone d’andata nel migliore dei modi.

I cori furono rivolti all’indirizzo di Koulibaly, in quanto non bianco, nel corso di tutta la partita Inter-Napoli. Stesso discorso per Kean in Cagliari-Juve.

L’espulsione del difensore degli azzurri non solo è il paradigma di quanto possa essere invasivo sul rendimento di un giocatore, e di conseguenza, sulle sorti di una partita, il comportamento incivile di una parte più o meno consistente di una certa tifoseria. Al contempo, rappresenta addirittura una sorta di paradosso, poiché la sanzione dell’espulsione applicata dall’arbitro allo stesso centrale senegalese, reo di aver risposto agli ululati del pubblico di casa, che imitavano una scimmia, con un plateale applauso, pur essendo un atto (quasi..) dovuto, è risultata oltremodo penalizzante, per il Napoli ed il suo stesso difensore.