Esattamente 21 anni fa Zinedine Zidane segnava il gol decisivo per la vittoria della Champions League del Real Madrid contro il Bayern Leverkusen. Quella realizzazione ha fatto invidia a gol di Maradona e Pelé, massimi esempi di coordinazione calcistica.

Il magistrale tiro al volo di Zinedine Zidane nel 2002 è l’unico contendente al gol più bello della storia della Champions. Non solo il gol è stato brillante e meraviglioso, ma è stato decisivo ai fini della conquista della Novena da parte delle Merengues. In quei 90 minuti, Ibrox Park, i tifosi, gli altri calciatori (persino gli altri galácticos) erano sullo sfondo. Al centro di tutto c’era Zinedine Zidane, a dominare la scena.

La partita era stata caratterizzata dall’equilibrio. Dopo il vantaggio iniziale di Raul, il Bayer Leverkusen caricò a testa bassa, arrivando a pareggiare con un colpo di testa di Lucio e minacciando più volte la porta di Cesar. Non era il Real degli anni precedenti. La squadra di Del Bosque aveva perso la Coppa del Re ed era arrivata terza in Liga. La partita non era stata brillante fino alla prodezza di Zizou. Tra l’altro il francese non era particolarmente nel vivo del gioco, prima di salire in cattedra col il suo momento di genio.

Un gol che rappresenta la massima espressione artistica, descritto da Zidane con queste parole:

“Ho colpito seguendo l’istinto, quando l’ho presa sapevo che sarebbe stato goal“. 

Come se fosse stato facile… L’istinto ha indubbiamente giocato un ruolo fondamentale, vista la traiettoria del cross di Roberto Carlos. Più che di un cross si trattava di uno spiovente. Uno spiovente carico di effetto, che avrebbe reso difficile anche un controllo. In questi casi si parla di “addomesticare” il pallone, come se si trattasse di un animale ribelle. Quel pallone arrivato a Zidane era come un cavallo imbizzarrito o un toro furioso. Zizou prese la mira, si coordinò iniziando ad aggiustare la postura e la direzione del corpo.

Dal movimento delle braccia e dalla torsione del busto apparve immediatamente chiaro che il francese non avesse intenzione di addomesticare la palla, ma di tirare verso la porta. Fece leva sulla gamba destra, piantandola a terra, distesa per ottenere equilibrio. L’impatto con il piede debole fu perfetto e ne uscì una volée che si depositò prepotente alle spalle di Butt. I suoi movimenti sembravano innaturali, irreali, come se fossero stati modificati dagli effetti speciali di un film.

Un fuoriclasse come Zizou magari sarebbe riuscito a controllarlo quel pallone, ma si sarebbe trovato addosso la difesa del Bayer Leverkusen. Il francese decise di seguire quindi l’istinto e colpì la palla nel miglior mondo possibile, con una precisione chirurgica naturale conseguenza di una coordinazione senza precedenti. Oltre a ciò, questo gol ha richiesto una concentrazione non indifferente, visto il tempo necessario affinché la palla si abbassasse e considerato l’avvicinarsi degli avversari, in particolare di Ballack accorrente da dietro. Capolavori simili sono “da olio su tela”. D’altronde la stessa UEFA ha riconosciuto la bellezza e la difficoltà di una simile esecuzione, eleggendola come il gol più bello di sempre della Champions League.

È anche importante ricordare che quell’anno, secondo molti, Zidane era il miglior calciatore al mondo. Tra l’altro, con la Francia, aveva già vinto la Coppa del Mondo nel 1998 e i Campionati Europei nel 2000, segnando una doppietta nella finale dei Mondiali. Aveva anche vinto due titoli di Serie A con la Juventus, il Pallone D’Oro e diversi altri riconoscimenti di squadra e individuali. E, a poco più di un mese dal suo trentesimo compleanno, Zidane era all’apice delle sue capacità calcistiche.

Segnare un gol di questa fattura era difficilissimo solo da pensare, figuriamoci coordinarsi per la battuta e colpire la palla con la coordinazione giusta, al momento giusto e con la parte del piede giusta. Spesse volte, presi da un eccesso di sicurezza nei propri mezzi, i campioni si sono cimentati in tentativi di esecuzioni impossibili, ma i risultati sono stati un fiasco totale. Nel 1988 non fu il caso di Marco Van Basten e nel 2002 non fu il caso di Zidane.

Spesso, i fuoriclasse sembrano provenire da un’altra dimensione. Sono dotati un’eleganza che fa sembrare stupidi i calciatori che li circondano – come se tutto fosse facile – e il gol vincente di Zidane è stato un esempio lampante di questo fenomeno. In tutti i sensi, con questa opera d’arte intrisa di perfetta armonia, compiutezza e genio, Zidane aveva raggiunto il suo apice come calciatore.