Lev Yashin, noto come il Ragno Nero o la Pantera Nera, avrebbe oggi compiuto 93 anni. Il leggendario portiere sovietico è difatti nato il 22 ottobre 1929. Il ruolo dell’estremo difensore è di cruciale importanza, ma è anche quello in cui gli oneri sono superiori agli onori. Eppure questo gigante sovietico è riuscito a conquistare un Pallone d’oro.

Come si misura la grandezza di un giocatore? Le statistiche, i trofei e i riconoscimenti personali sono spesso indicati come valori di riferimento, ma per Lev Yashin la migliore indicazione è data dalla reputazione che si è guadagnato. Giocare nella posizione meno in voga in un’epoca in cui la Russia era particolarmente chiusa al mondo risultava un’impresa improba. Anche per questo e per le difficoltà avute nella vita, va considerato di gran lunga il miglior giocatore russo di sempre.

Lev Jashin nacque a mosca nel 1929, in una famiglia e in quartiere operai nel quartiere di Tušino. L’istituto internazionale di storia e statistica sul calcio lo ha decretato il miglior portiere del XX secolo, al di sopra anche di un certo Dino Zoff.

Ancora adesso le anziane signore del quartiere, quelle che erano bambine quando Lev giocava, si ricordano di lui: «Lui stella del calcio, quando tornava dalle partite in giro per il mondo aveva sempre un regalino per noi bambini del condominio».

Già a 12 anni Yashin fu costretto a lavorare per aiutare la famiglia. Gli uomini erano in Guerra e le fabbriche non possono fermarsi, così Lev entrò in fabbrica. Narra la leggenda che i colleghi gli lanciassero per gioco dei bulloni e Lev, non se ne facesse scappare uno. Si narra, inoltre, che in realtà fosse il padre ad allenarlo in modo tanto spartano. Tutto questo contribuì alla nascita di una vera e propria leggenda del calcio mondiale.

La leggenda russa in nazionale

E dire che a chiudergli la strada nelle Dinamo Mosca c’era la Tigre Khomic, titolare inamovibile. Il suo fisico imponente, le sue mani giganti e la sua agilità non potevano essere sprecati e la Dinamo decise di farlo giocare nella sua squadra di hockey, con la quale conquistò il titolo sovietico nel 1953. Jashin conquistò il posto da titolare nella squadra di calcio della Dinamo solo a 25 anni, visto l’infortunio di Khomic. Di quella Dinamo Mosca che era la squadra del Ministero dell’Interno russo, che lo stipendiava. All’apice della carriera, si narra che il suo stipendio era pari a quello di un dirigente del KGB.

Il suo ruolo in campo doveva essere rigorosamente confinato a quello di portiere che si manteneva tra i pali, con i portieri dell’epoca che impedivano semplicemente agli avversari di segnare, ma parte della grandezza di Yashin derivava dal suo approccio al gioco del calcio. L’estremo difensore russo partecipava alle transizioni, agendo da libero aggiunto, come uno degli antesignani di Manuel Neuer. Il bello è che non era l’unico portiere dell’epoca che stava ridisegnando il ruolo in chiave moderna. Gyula Grosics, stella ungherese e anche lui conosciuto come la Pantera Nera, aveva uno stile di gioco molto simile.

La leggenda di Lev Ivanovič Yashin (questo il nome completo) è alimentata anche da romantiche descrizioni: «Lev Jašin chiudeva la porta senza lasciare neppure un piccolo spiraglio. Questo gigante dalle lunghe braccia di ragno, sempre vestito di nero, aveva uno stile spoglio, un’eleganza nuda che disdegnava la spettacolarità dei gesti eccessivi. Era solito parare tiri fulminanti alzando solo una mano, tenaglia che afferrava e triturava qualsiasi proiettile, mentre il corpo restava immobile come una roccia. E senza muoversi, poteva anche deviare il pallone solo lanciandogli uno sguardo».

Yashin decise di giocare con una divisa tutta nera. Una divisa che indossò nella Coppa del Mondo del 1958, la prima che fu trasmessa a livello internazionale. Quel gigante russo che il mondo intero aveva conosciuto e osannato grazie alla TV, apparecchio sempre più diffuso nelle case delle persone. Quella TV che mandava in onda l’imponente immagine di Yashin in bianco e nero, che spesso si cimentava in veri e propri miracoli.

Su una delle maglie indossate, la moglie Valentina Timofeevna Jašina raccontò un aneddoto: «Era di un blu molto scuro, una semplice maglia di lana con il numero uno che io cucivo a mano sulla schiena. Lev ha sempre giocato con quel colore addosso. In vent’anni avrà cambiato tenuta solo due o tre volte, e perché le maniche si erano logorate. Così prendeva una divisa dello stesso modello. I campi di gioco erano melmosi, soprattutto in primavera e autunno, ma fortunatamente sull’uniforme scura lo sporco non si notava tanto. Quando la riportava a casa, la vasca da bagno diventava nera e si riempiva di segatura: le aree di rigore ne erano sempre coperte per evitare che il portiere affondasse nel fango».

Yashin in allenamento con la divisa della mitica CCCP

Lev Jashin ha conquistato un Europeo con la Russia nel 1960 e ha vinto un Pallone d’oro nel 1963, unico estremo difensore ad aver conseguito il riconoscimento. La sua partita di addio si è giocata il 27 maggio 1971. La Russia affrontò una selezione di all-star mondiali, che annoverava fuoriclasse del calibro di Pelé, Eusebio e Facchetti. Il tutto in uno stadio Lenin gremito in ogni ordine di posto, con ben 104.000 spettatori!

Dopo che l’estremo difensore sovietico gli neutralizzò un tiro dal dischetto, Sandro Mazzola dichiarò: «Per me è stato l’unico portiere in grado di far sbagliare i tiri degli avversari. Con la sue enorme statura e le sue lunghissime braccia, sembrava coprire tutta la porta, una massa nera sempre incombente. Quando arrivavo sotto porta, restava lì immobile e mi costringeva affannosamente a chiedermi: ma se quello non si muove, adesso io da che parte tiro? Metteva soggezione. Un gol sicuro contro Yashin poteva nascere soltanto da un tiro sbagliato».

Nelle sue 400 presenze in carriera, Yashin ha mantenuto 207 clean sheet, parando ben 86 rigori, dati assolutamente pazzeschi. Ai meri dati statistici va abbinato il fatto che il Ragno nero è stato un vero e proprio rivoluzionario del ruolo. Non si può parlare di “Neuer ante litteram”, visto che lui era Lev Yashin, il solo portiere ad aver vinto il pallone d’oro e unico nel suo genere.