Ferrari: “Donnarumma? Recidivo, 4 anni fa ha querelato anche me”

Una domanda scomoda che ha creato un caso: la risposta di Donnarumma a Tiziana Alla dopo Germania-Italia ha scatenato molte polemiche sui sociale e non solo. Il portiere e capitano della nazionale ha risposto piccato quando la giornalista della Rai ha sottolineato il momento poco felice dell’estremo difensore. “Vuoi dare la colpa a me? Dammela pure”, queste le parole seccate dell’ex Milan che hanno scatenato una serie di critiche per il giovane calciatore e tanta solidarietà per Alla, fra cui la collega Paola Ferrari.

Il tweet di Paola Ferrari che esprime solidarietà per Tiziana Alla

Il retroscena fra Paola Ferrari e Donnarumma

La giornalista e presentatrice Rai ha espresso vicinanza alla collega e ha anche sottolineato di come Donnarumma non fosse nuovo a questi atteggiamenti. “È recidivo“, ha detto, tirando fuori una storia risalente al 2017 quando l’ex procuratore di Donnarumma, Mino Raiola, era in trattative con il Milan per il rinnovo di contratto del suo assistito. La grossa polemica legata alle cifre stratosferiche chieste dal portiere aveva fatto scrivere alla Ferrari su Twitter:

“Donnarumma non dovrebbe indossare la maglia della Nazionale per un anno. Codice Etico? Quale peggior esempio di chi tradisce per i soldi?”.

Per poi rincarare la dose:

“Non si giura vero amore per poi calpestare tutto. Il Milan ha offerto 5 milioni all’anno. Non bastavano? Cosa hanno fatto Totti e Del Piero?”.

Pochi giorni dopo Mino Raiola rispose alle critiche della donna con parole molte dure nei suoi confronti e per Marco De Benedetti, imprenditore:

“Si sveglia la mattina e pensa ai soldi, va a letto e pensa ai soldi. Come c…o ti permetti di dire codice etico. Tu? Codice Etico? Ma vaffa tu e tutto Carlyle”.

Queste frasi spinsero Paola Ferrari a citare l’agente per diffamazione, chiedendo un risarcimento di 5 milioni di euro, da destinare alla Fondazione Stefano Borgonovo per la ricerca sulla Sla. Il giudice però decise di rigettare la querela e la condannò a pagare le spese processuali, sostenendo che la presa di posizione di Raiola rientrava nel diritto di critica.