Una partita infinita quella giocata tra Finlandia e Danimarca che ha fatto da guscio alla partita più importante, giocata da Christian Eriksen, crollato in campo a causa di un arresto cardiaco avvenuto al 42’ che ha tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo del calcio.

Ammutolito il pubblico di casa, per il quale Eriksen è quasi un eroe nazionale, rianimato in campo dai medici, nella dignità di un gruppo che si è stretto attorno al suo compagno, facendo da barriera umana ai tentativi di riprese e foto: dignitosamente sì, ma senza nascondere le lacrime e i volti sconvolti per un compagno che sembrava non farcela ed invece alla fine ce l’ha fatta.

Dopo minuti che sembravano anni in cui tutti, ma proprio tutti, avevano le lacrime agli occhi nella speranza di vedere quel corpo muoversi, nel silenzio lugubre di uno stadio che improvvisamente passava dall’inno alla gioia dell’esserci, all’incredulità del lugubre silenzio, e attesa, e lacrime.

In questi casi si dice “The show must go on” come gridava Freddie Mercury con il dolore in corpo per aver contratto l’HIV, e anche in questo caso è avvenuto che a distanza di un’ora, con il giocatore in ospedale ma vigile e cosciente dopo il malore. Le due squadre siano riscese in campo, si dice per volere dello stesso Eriksen, ma sinceramente rivedere quell’angolo di campo faceva impressione a noi in televisione, figurarsi a chi lo calpestava.

Come puoi rientrare in campo se mezz’ora prima abbracciavi da uomo e capitano vero la compagna disperata del tuo miglior amico? Chiedere a Kjaer, o a Schmeichel.

La Danimarca è tornata in campo e ha onorato l’impegno, senza pietismi e cercando di compiere il suo dovere, ma non c’era con la testa. Il primo tempo equilibrato, trafitto da quell’evento come un fulmine che ha ricordato a tutti di non gioire troppo, un monito a una libertà troppo celebrata ma che ancora si porta dietro le scorie di due anni di angoscia.

Ah, per la cronaca un gol di Pohjanpalo su cross di Uronen ha regalato la vittoria alla Finlandia, ma credo che non interessi poi tanto neanche agli stessi giocatori che hanno segnato il gesto più bello, applaudendo il ritorno in campo degli avversari, visibilmente provati nei volti e nello spirito.

Era una partita da rimandare, la UEFA non fa sconti, è finita 1-0. Lo spettacolo deve andare avanti, anche se su quel campo nessuno ne aveva voglia.