Secondo posto in campionato, semifinale di Coppa Italia e finale di Europa League sono i risultati di Antonio Conte nella stagione dell’Inter appena conclusa. Numeri abbastanza positivi, anche se è mancato l’acuto.

In campionato l’Inter non è mai davvero stato in lotta scudetto, anche se ha concluso con 82 punti, stesso score del Napoli di Sarri nel 2015/2016. Già nel post-match contro il Borussia Dortmund, Antonio Conte si era reso protagonista di polemiche sulla rosa. Il tecnico leccese affermò che si poteva programmare molto meglio.

Nel post-Atalanta attaccò la società, rea, a suo dire, per non aver protetto la squadra a sufficienza. I suoi sfoghi vanno avanti da tempo. Da un lato il tecnico ha spronato l’ambiente e ha migliorato la squadra. Dall’altro lato, è stato prigioniero dei suoi limiti, lamentandosi continuamente nei confronti della società.

Lo stesso è avvenuto in tutte le sue altre avventure, nonostante abbia avuto proprietà molto munifiche. Conte ha polemizzato contro le dirigenze di Juve e Chelsea, lasciando inoltre la nazionale in pessime mani nel 2016, decidendo di non chiudere il percorso che avrebbe portato l’Italia ai Mondiali.

Al tecnico leccese è spesso mancato quel buon senso che lo avrebbe portato a continuare e terminare un percorso, magari vincendo titoli importanti. Conte si è dimostrato incapace di convivere con determinate situazioni. Situazioni per nulla gravi e che tantissimi altri tecnici accettano e fanno di necessità virtù.

La proprietà perfetta non esiste. Anche le società più ricche al mondo potrebbero avere atteggiamenti discordanti con quelli dell’allenatore italiano. Anche queste proprietà possono non avere la possibilità di assecondare i propri tecnici, spesso perché i calciatori sono incedibili o perché preferiscono altri club.

In questi casi bisogna prendere il tanto di buono che mette a disposizione la società. Conte si è dato la zappa sui piedi troppe volte, facendosi del male da solo. Nel caso dell’Inter non vediamo alcun errore da parte della società. A quanto risulta, nessuno ha promesso di prendere fenomeni di 150 milioni, ma una crescita rapida ma graduale. D’altronde le vedute diverse con i club in cui ha allenato sono stati il minimo comun denominatore di tutte le sue esperienze da allenatore.

Dal punto di vista tecnico, Conte è un allenatore che dà grinta e mentalità come pochi, ma di errori ne ha commessi. Impossibile non imputargli una certa reticenza nei cambi. Nei momenti decisivi l’Inter è spesso mancata. Parliamo ad esempio delle sconfitte nel girone di ritorno contro Juve e Lazio, con Sarri e Inzaghi che hanno avuto la meglio tatticamente.

Discorso simile per Lopetegui, il quale ha espresso un calcio essenziale e scolastico, non senza una certa antisportività. Nonostante la superiorità qualitativa piuttosto evidente, l’Inter non è riuscita ad alzare la coppa. Bravissimo Conte ad aver trovato l’assetto nei match precedenti. La perplessità è inoltre legata al fatto che hanno giocato sempre gli stessi in quattro partite di una competizione ravvicinata.

Se Conte vorrà ambire a traguardi ancora più ambiziosi, deve semplicemente lottare con se stesso e vincere. Basta poco per non polemizzare con qualsiasi società in cui va. Per la gestione delle partite bastano piccoli accorgimenti. Solo così potrà diventare un tecnico di livello ancora superiore.

Se andrà via dall’Inter in queste condizioni, rischia di fare terra bruciata. Al suo curriculum da tecnico fanno da contraltare questi addii così bruschi e tormentati. Una squadra in costruzione punterà sempre su di lui, viste le indubbie abilità. Un top club che vuole vincere la Champions rischia invece di guardarsene bene dal puntare su un tecnico che dal momento all’altro può dare il benservito. Un suo addio all’Inter, probabile a quanto pare, sarebbe la sconfitta del buon senso.