Quando la sua permanenza sulla panchina del Chelsea sembrava essere a forte rischio, Sarri è uscito dalla sua comfort zone, che stava diventando una discomfort zone. Il tecnico italiano ha apportato alcune modifiche tecnico-tattiche e gestionali, rivedendo alcune scelte e mettendo da parte, almeno parzialmente, il “Sarriball”.

Ieri il tecnico tosco-napoletano ha vinto l’Europa League, il primo trofeo della sua carriera, arrivato a 60 anni di età. Un trofeo che ha radici molto profonde e che vogliamo ripercorrere in questo articolo.

Le modifiche dopo le pesanti sconfitte

Il Chelsea è stato modificato a partire dalla finale di EFL Cup, portata ai rigori e poi culminata con la sceneggiata di Kepa. I Blues sono diventati una squadra più camaleontica, che non cerca di perseguire ossessivamente l’applicazione perfetta del famoso piano A. Contro il City, il Chelsea ha giocato un match difensivo, chiudendo gli spazi agli uomini di Guardiola. Contro il Tottenham la squadra è stata corta e compatta. La partita contro la Dinamo Kiev, con ben 5 reti segnate, ha rappresentato poi la linea di demarcazione con il passato. I giocatori sono stati quasi più “liberati”.

In Europa League Sarri ha turnato parecchio e questo ha consentito ai Blues di arrivare in buona forma in fondo a tutte le competizioni, compresa la finale vinta contro l’Arsenal. Se già da un po’, è finito il leitmotiv del cambio tra Kovacic e Barkley, l’inserimento di Loftus-Cheek ha dato linfa e vigore al centrocampo. Anche senza il possente 23enne inglese, Sarri ha puntato su un gioco più camaleontico, ma con un denominatore comune: la ricerca dello spazio tra le linee, operata con ben cinque giocatori, ovvero la punta centrale, gli esterni offensivi e i due centrocampisti davanti al volante Jorginho.

Il Chelsea è diventato un gruppo

Svolta importante di una stagione, che sembrava arenarsi con l’uscita dalla FA Cup, è stata proprio la finale di Carabao Cup. Contro Guardiola si è vista tutta l’applicazione di una squadra che ha ancora molto da dare a questo campionato e a questo allenatore. E proprio nel momento in cui subisce un’insubordinazione che avrebbe messo in ginocchio chiunque (questione Kepa) riceve l’affetto e la stima di tutto l’ambiente londinese e dimostra anche tutta la sua umanità nel comprendere l’accaduto a mente fredda.
“Allora forse non è colpa dell’allenatore. Forse sono i giocatori che non si comportano da professionisti. Sono saltati i migliori su quella panchina”.

Questi alcuni dei primi pensieri balenati nelle menti di tutti gli appassionati. Ma anche gli stessi calciatori ed ex si sono accodati a questi. La verità è nel mezzo. Il mister stava perdendo le redini di una squadra che però costellata di star non abituate ad un certo tipo di lavoro.
Sarri è una novità assoluta in quel palcoscenico. Gli altri italiani, che qualche trofeo hanno alzato, si presentavano con un’altra filosofia che ha riscritto il DNA di questo club. Probabilmente solo Conte aveva un culto del lavoro simile al maestro di Figline, seppur con obiettivi tattici diametralmente opposti, ed è stato rigettato da questo gruppo e liquidato come uno qualunque. Non è facile lavorarci in un certo modo.

Da quel trofeo perso solo ai rigori ne sono usciti dati molto positivi. Un allenatore che sa cambiare partita a seconda dell’avversario e del momento del match. Un gruppo che seguendolo dimostra che forse non ci sono 6 goal di differenza rispetto alla capolista. Un portiere, che anche se completamente fuori luogo, ha comunque dimostrato una certa personalità e la capacità di essere determinante. Dei leader che hanno a cuore il destino di questa maglia e della guida tecnica (Azpilicueta, Rudiger e David Luiz su tutti). Un fenomeno assoluto (Kantè).

I Blues non sono più un’entità piena di elementi scissi tra loro da quando sono state apportate modifiche tattiche e lo stesso Sarri ha rinunciato parzialmente a voler proporre il gioco mostrato al Napoli. Più calciatori stanno seguendo le idee di Sarri. E c’è da dire che lo stesso tecnico italiano ha capito l’importanza di sfruttare tutta la rosa. Questa scelta è facilitata dal fatto che grazie al lavoro di quasi 9 mesi, Sarri abbia capito sempre più la dimensione Chelsea e il gruppo abbia compreso meglio cosa desiderasse il tecnico.

Da esonero certo a terzo posto in Premier e vittoria dell’Europa League

Superando i vari turni di Europa League e non mollando la scia di United e Arsenal, il Chelsea non è mai affondato. Abramovich ha deciso di non mandare via Sarri e le cose si sono poi ricomposte. Il rapporto con alcuni senatori era ai minimi termini, ma Sarri ha tenuto. In tal senso è stato fondamentale l’ottimo rapporto con il brasiliano David Luiz, leader carismatico della squadra.

Al netto dei gol contro il derelitto Huddersfield, Higuain ha faticato molto a carburare. L’argentino non ha dato un contributo realizzativo superiore a quello di Morata, ma è sicuramente più congeniale al gioco di Sarri e i suoi movimenti si sposano bene con quelli degli altri giocatori offensivi, in primis Eden Hazard. E poi c’è stato Giroud, autentico mattatore in Europa League!

E proprio Eden Hazard è stato lago della bilancia. Il belga è stato più delizia che croce, soprattutto per i numeri (31 tra gol e assist in campionato, dati fuori dall’ordinario), ma non sono mancate le prestazioni abuliche. Eppure, quando ha deciso di fare la differenza, Hazard lo ha fatto.

Sarri ha inoltre dato dimostrazione di essere un tecnico molto più elastico rispetto a quanto riportava la stampa italiana. Il turnover ben fatto è stato fondamentale per fare bene in tre competizioni su quattro, coinvolgendo spesso anche Hazard nelle rotazioni.

La chiave di volta è stata a centrocampo, dove ha rinunciato alla solita alternanza tra Kovacic e Barkley. Il croato è un giocatore tecnico, ma poco completo per le consegne di Sarri, mentre l’inglese rimane un giocatore di medio livello. La differenza l’ha fatta l’introduzione di Loftus-Cheek, centrocampista considerabile grezzo, ma che nel corso della stagione ha affinato le sue qualità tecnico-tattiche. Il classe ’96 della nazionale si è rivelato un fattore proprio per le sue qualità di centrocampista box-to-box. Loftus-Cheek è difatti in grado di creare occasioni, interdire, fare strappi e dare fisicità al reparto.

L’inserimento in formazione di Loftus-Cheek, l’ottimo turnover operato, un calcio spesso pragmatico (come nella seconda parte della stagione scorsa con il Napoli) e l’ottimo rapporto con i leader dello spogliatoio sono state le chiavi di volta di questa risurrezione calcistica di Sarri e del suo Chelsea.

E ieri Maurizio Sarri si è unito al folto gruppo di allenatori provenienti dal Belpaese che hanno vinto con i colori del Chelsea.

 

Vincenzo Di Maso