Se i soldi fanno la felicità da una parte, dall’altra dannano la cognizione di ogni singola cosa. E’ bastato un suicidio (sportivo) del PSG per far scatenare l’ira del magnate qatariota Nasser Al-Khelaifi, presidente di una prigione d’oro che dopo l’ennesima figuraccia in Champions League ha perso completamente la testa. Al triplice fischio, gli spogliatoi del Santiago Bernabeu hanno raggiunto uno stato di collera più totale, con lo stesso Al-Khelaifi protagonista di urla e minacce di morte a un dipendente del Real Madrid, il quale avrebbe registrato tutto con il proprio cellulare.
Come ricostruito da Marca, lo sceicco ha incominciato ad aggredire la porta dello spogliatoio dell’arbitro Danny Makkelie a suon di pugni ed epiteti, in segno di protesta per non aver fischiato il fallo di Benzema su Donnarumma sul gol dell’1-1. Al-Khelaifi, nella sua rabbia totale, avrebbe confuso le stanze e sarebbe finito nell’ufficio di Megia Davila, ex arbitro e attuale delegato di campo del Real Madrid. Alla fine è stato allontanato da guardie del corpo e forze dell’ordine.
Il dipendente dei Blancos, che ha registrato l’accaduto, si è visto rivolgere dal patron del PSG una minaccia di morte: “Ti ammazzo”. A placare gli animi è stato l’intervento del Ds Leonardo, che avrebbe chiesto la cancellazione delle riprese. Questo comportamento di Al-Khelaifi è la fotografia di cosa vuol dire avere tutti i più forti in squadra e non saperli utilizzare. Che il PSG sia da lezione a tanti altri imprenditori calcistici che pensano a non badare a spese per raggiungere il successo, quando il calcio è nettamente l’esatto opposto.
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Milanese classe 2000, bocciato sul campo ma promosso nella scrittura di calcio a 360 gradi. Risultatista di sangue, vivo il gioco con passione analizzando ogni suo singolo aspetto. Pragmatico sotto tutti i punti di vista, sogno di fare della mia passione un lavoro.