Giacomo Raspadori ha un gran talento, che però rischia di appassire sulla panchina del Napoli, alla stregua delle piante senza acqua. Non è un caso che fatichi a trovare continuità nel minutaggio con Antonio Conte. Mentre la Nazionale sembra rappresentare un’oasi felice rispetto al ruolo marginale rivestito al momento nella squadra partenopea.
Se l’attaccante del Napoli trova solamente in Azzurro la sua personalissima ancora di salvezza, come non emozionarsi, guardando esordire di Daniel Maldini, nello stesso stadio dove quarant’anni fa Liedholm fece debuttare in Serie A il papà, appena sedicenne, in Udinese-Milan. Comprensibile, dunque, l’emozione a stento trattenuta di Paolo, accomodato in tribuna con la moglie. Altro che figlio o addirittura nipote “d’arte”, e nulla più. Ieri sera si è guadagnato la pagnotta mettendo il piede nell’azione del quarto gol. Liberandosi dell’etichetta di raccomandato, che gli pesava come un macigno sulle spalle.
Queste due storie simboleggiano una sorta di riscatto garantito grazie all’impegno profuso con la maglia dell’Italia. E si lega al modo di interpretare la posizione cucita addosso a entrambi da Spalletti.
Mai più Raspadori in fascia
Contro Israele, il c.t. ha schierato Raspadori sulla trequarti, a sostegno di Retegui. Nella zona centrale del campo, il napoletano ha influenzato la fase offensiva, legando la manovra. Là Jack sfruttava i suoi proverbiali controlli orientati, associati alla qualità negli appoggi, per sopravvivere in un contesto ostile, e mettere maggiormente in luce le sue peculiarità. Giocate comunque efficaci, che trascendono l’egoismo tipico delle punte. Senza trascurare l’utilità nel consolidare il possesso ogni volta che si abbassava tantissimo, spingendosi abbondantemente nella propria metà campo. Un lavoro talvolta oscuro, funzionale a svolgere un preciso scopo collettivo. Ovvero, creare spazio, smuovendo la difesa israeliana con spostamenti continui.
E pensare che i tre “scienziati” della panchina che si sono alternati lo scorso anno sulla panchina del Napoli lo schieravano in pianta stabile sull’esterno. Purtroppo Raspadori non ha affatto l’esplosività per esprimersi compiutamente ad alto livello in quella porzione di campo. Certamente ha abilità nei fondamentali, che gli consentono di dribblare e associarsi poi coi compagni. Considerando che è praticamente ambidestro. Ma è privo del passo lungo, in grado cioè di fargli rubare metri in pochi istanti all’avversario diretto. Soprassedendo sulla necessità di spendersi nei recuperi sotto palla, che non rientrano nelle sue caratteristiche.
Resta un giocatore con un’indole naturale fortemente orientata alla fase offensiva. Quindi, pericoloso man a mano che si avvicina alla porta. In primis, per rifinire. Giusto, allora, rimarcare l’assist per il raddoppio di Di Lorenzo con una pennellata su punizione che soltanto chi possiede piedi educati può fare.
Maldini, esordio col botto
Maldini prende il posto di Raspadori al 73’. E lascia subito un segno tangibile sul match. Neanche il tempo di ambientarsi, e con la fattiva collaborazione dell’altro subentrato Udogie, confeziona il bis di Di Lorenzo, che sigilla il risultato finale. L’attaccante del Monza s’è smarcato fuori linea, tagliando dietro i centrocampisti avversari. Poi ha assistito con un passaggio no-look l’inserimento del laterale del Tottenham, bravo a pescare il capitano del Napoli a rimorchio.
Per Daniel la strada è ancora lunga. Ma smentire i numerosi detrattori con la forza del suo talento era l’unica opzione fattibile.
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