La Coppa Italia come strumento per mandare un messaggio forte al campionato: Il Napoli è una squadra in missione, vogliosa di testimoniare alla concorrenza la sua crescita esponenziale. Ecco che il Secondo Turno offre agli azzurri l’occasione di acquisire ulteriori consapevolezze circa la forza dei propri mezzi. Oltre a poter dare una bella sterzata alla manifestazione, qualificandosi per gli Ottavi. Occhio comunque al Palermo, che sta attraversando un buon momento, reduce da due vittorie e due pareggi nelle ultime quattro giornate di Serie B. Vediamo com’è andata…
Caprile: 6
Appare leggermente in ritardo nell’uscita che lo porta al contrasto (dubbio) su Le Douaron. In questo caso si può discutere se il portiere potesse fare qualcosa di più, e meglio. Lo salva il palo sul tracciante di Brunori. Ci sarebbero altre cosucce interessanti, oltre all’ordinaria amministrazione, tipo un paio di uscite in presa alta ed il playmaking. Che attiva costantemente la risalita dal basso.
Mazzocchi: 6
Pur partendo nominalmente dallo slot di terzino destro, si aggiunge poi al centrocampo, offrendo varietà alla fase di possesso, aumentandone l’imprevedibilità con sovrapposizioni esterne o muovendosi libero negli half spaces. Obbligando i rosanero a disordinare la loro compattezza sottopalla. Semplicemente il suo modo d’intendere il ruolo.
Rafa Marín: 6
Sfrutta a proprio vantaggio la tensione mentale dell’esordio in maglia azzurra, rimanendo sempre concentrato. Riesce a controllare Brunori, guadagnando via via maggiore convinzione. Al punto da annullare decisamente lo scarto tra potenzialità e limiti dovuti allo scarso utilizzo. Garantisce copertura alla linea difensiva, gestendo lo spazio cui dare priorità le volte che il compagno di reparto legge la situazione di palla scoperta e rompe la linea, uscendo forte nei corridoi intermedi all’altezza dei 20-25 metri. Le aspettative che genera questa prestazione vanno prese a simbolo di un futuro magari assai radioso. Al netto di due leggerezze in costruzione, frutto probabilmente della troppa sicurezza.
Juan Jesus: 6,5
Per una fetta consistente di tifosi vederlo tra i titolari significa avere fede. Perché spesso, in passato, l’inerzia del suo rendimento tendeva paurosamente verso l’insufficienza. Invece oggi non perde mai compattezza, staccandosi in avanti solo al momento giusto, onde evitare che Le Douaron potesse ricevere frontalmente, a ridosso del limite dell’area, nel cono di luce della porta. Insomma, scintille di buon difensore, senza strascichi mentali ad appesantirne la prestazione. Il 3-0 è veramente un atto teso alla rinascita calcistica, con quel balzo che gli consente di svettare sopra chiunque e metterla all’incrocio.
Spinazzola: 6,5
Lesto a cogliere ogni opportunità di ripartenza, accelerando una volta riconquistato il possesso, dilaga nella metà campo altrui, allargandosi sull’esterno sinistro e poi, a seconda della disposizione del Palermo, scaricando su Ngonge (o Raspadori), oppure dando concretamente una mano, tagliando per attaccare lo spazio senza palla, volando in transizione.
Lobotka: 6,5
Nella memoria collettiva la raffinata visione di gioco, abbinata alla distribuzione dei passaggi senza alcuna forzatura, sono ormai sintomo di una miriade di momenti apparentemente identici che attraversano il flusso delle sue prestazioni. Sintomo di una intelligenza tattica sopra la media.
(dal 56′ Anguissa: 6)
La sua fisicità si incastra a perfezione con la fluidità posizionale della squadra, che pare aver assorbito bene l’approccio col doppio metodista. I cui pregi strutturali ne esaltano gli inserimenti aggressivi da mezzala iperoffensiva. Sembra più reattivo degli altri nell’arrivare prima sulle seconde palle oppure andando in verticale.
Gilmour: 7
Approccia il match con applicazione, agendo in concerto coi difensori per fare da primo riferimento. Si piazza davanti a loro con lo scopo di amministrare l’uscita del pallone dal basso. Poi, una volta ricevuto, è bravo a mettere in connessione i trequartisti. Oppure allargare verso gli esterni, con l’evidente intenzione di aggirare la densità centrale predisposta da Dionisi per tentare di incartare il Napoli. Buono pure il lavoro di schermatura.
Neres: 7
Artista del dribbling, cerca di stupire Lund provando a incendiare il duello, puntandolo continuamente. Crea imprevedibilità grazie a giocate estemporanee. La sua utilità nelle due fasi acquisisce importanza in primis da invasore della metà campo altrui. Situazione dove coniuga l’abilità di strappare in progressione, conducendo palla al piede, alla gestione più elaborata, all’atto della rifinitura.
(dal 75′ Kvaratskhelia: s.v.)
Come da tradizione, che sia dall’inizio o per qualche spicciolo di gara, quando ti punta è capace di nascondere il pallone. E farti vedere i sorci verdi.
Ngonge: 7
Gli vanno ascritti grandi meriti per l’inizio indiavolato, che mette sostanzialmente in discesa la partita. Decisivo nel dare inizio all’azione dell’1-0, che ispira e poi conclude personalmente, approfittando pure di un intervento decisamente maldestro di Sirigu. Di spessore diverso il raddoppio: viene a prendersi il pallone tra le linee e conclude con una sassata. Del resto, ha nel suo bagaglio colpi ambiziosi, che sostiene con una discreta sensibilità nei fondamentali. Nient’affatto marginale per tutto il resto dell’incontro. Sfrutta al massimo la sua conduzione. Scarica palla e aggredisce costantemente lo spazio. Per non farsi mancare nulla, favorisce uno sviluppo asimmetrico della manovra d’attacco, scambiandosi la posizione con Raspadori, nel classico movimento uno dentro e l’altro fuori.
(dal 56′ Zerbin: 6)
Soluzione buona per entrambe le fasce, che occupa con brillantezza e gamba tonica.
Raspadori: 6
A tratti può sembrare fumoso. Nonostante sia molto coinvolto nel giropalla offensivo. Lavora tantissimo per la squadra. Inverte il flusso della manovra con azioni improvvise ed estemporanee. Aggiunge e non toglie dall’equazione, ampliando ulteriormente il ventaglio di soluzioni a disposizione della prima linea partenopea, con percussioni interne che trascinavano il pallone fino al limite dell’area palermitana. Giocate che fanno riflettere sul suo effettivo talento. Resta da risolvere l’annoso problema delle conclusioni verso la porta altrui. Che scarseggiano.
(dal 75′ McTominay: s.v.)
Un gol con lettura dello spazio da saturare degno di partite più tirate. E una traversa scheggiata. Che confermano l’impressione di aver fatto un acquistone.
Simeone: 6
Alterna il gioco spalle alla porta con gli spostamenti tesi a manipolare l’assetto difensivo avversario, cambiando spesso la posizione, sottraendosi alla marcatura di Baniya. El Cholito, svuotando e riempiendo la zona centrale a suo piacimento, diventa lo strumento per amplificare le distanze tra i reparti, così da favorire i tagli degli esterni. Anche se talvolta arriva annebbiato in area, riesce a calciare verso la porta di Sirigu (23’), smarcandosi fuori linea con pregevole fattura. La solita garra gli permette di rubare con feroce determinazione la palla ai difensori rosanero, servendo a Neres il cioccolatino da convertire nel poker.
(dal 75′ Lukaku: s.v.)
Un paio di imbucate dietro i centrali di Dionisi e la sontuosa assistenza a McTominay per il 5-0. Oltre al gol fallito un attimo prima del triplice fischio.
Allenatore Conte: 6,5
Compie scelte di formazione radicali, assecondando in realtà una tendenza che va avanti da diversi anni in Coppa Italia. Ma gli uomini schierati non mutano la strategia. Indirettamente, risponde a tono a chi ha etichettato il suo approccio alla trasferta di Torino un classico dell’italico pallone. Ovvero, una interpretazione lenta e prevedibile del piano-gara. Insomma, una bocciatura clamorosa, che però non ha scosso più di tanto l’Uomo del Salento. Stasera, a garantire la bontà delle sue idee, un paio di dettagli. Innanzitutto, una qualità inattesa, quasi sorprendente, al netto del massiccio turnover. Barometro del valore dell’organico, assolutamente di alto livello.
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