Se c’è una cosa che salta immediatamente agli occhi del nuovo corso della Juventus con Thiago Motta in panchina è la ritrovata impermeabilità difensiva. Nelle prime quattro giornate di Serie A, infatti, i bianconeri non hanno subito gol. Rischiando il clean sheet anche all’esordio in Champions, facendosi bucare solo in pieno recupero dal PSV.
La cosa ancora più notevole è che, in queste prime uscite, non hanno (quasi) mai rischiato veramente di farsi bucare, rinnovando la propria identità. E mostrando una faccia decisamente diversa – baricentro più alto, funzionale a sostenere una fase di pressing molto più aggressiva -, che cozza con il grigiore dell’ultimo anno.
Evidente dunque l’inversione di tendenza rispetto alla gestione Allegri, quando la squadra esprimeva un calcio nient’affatto propositivo, basato esclusivamente sulla volontà di abbassarsi senza palla, cercando di fare grande densità in zona centrale. Un 3-5-2 in cui era fondamentale compattarsi dietro. E dopo andare in transizione, correndo in campo aperto, per ribaltare rapidamente il fronte del gioco. Insomma, non contavano solamente i risultati, ma pure come arrivavano.
I principi di gioco
Al di là degli aggiustamenti tattici (4-4-2 o 4-2-3-1), comunque, la parabola di Thiago Motta, reduce dalla stagiona da assoluto protagonista al Bologna, è emblematica: alla Vecchia Signora, logica destinazione per prospettive di carriera e blasone, ha trovato il contesto ideale ed una quantità di talento tale per puntare verso l’alto. Risalire in fretta nelle gerarchie europee, esprimendo un calcio libero e contemporaneo, dove sia possibile ruotare le posizioni. Oltre a tenere il pallone e riconquistarlo alto.
In questo scenario vediamo come si potrebbero idealmente incastrare gli schieramenti di Juve e Napoli. All’Allianz Stadium gli azzurri seguiranno comunque una visione strategica, perseguendo offensivamente un preciso spartito, che esula dagli impulsi contingenti. Perché a seconda del momento della gara, Kvaratskhelia e Politano possono associarsi con Lukaku nello stretto, sulla stessa linea oppure mantenendosi a distanza tra loro. Contesto in cui i valori atletici di Big Rom fanno la differenza, specialmente in situazione di lanci lunghi e duelli aerei. Sta a loro decidere dove e quando, sulla base del tipo di azione sviluppata dai compagni: cioè, se stanno gestendo il ritmo o andando velocemente in transizione.
Al cospetto di un avversario che lascia convergere i suoi due esterni, sovraccaricando centralmente i mezzi spazi alle spalle del centravanti, diventa quindi prioritario tenere molto vicine le linee di difesa e centrocampo. Allora cosa deve evitare Antonio Conte?
Le situazioni determinanti
In primis, evitare di farsi risucchiare pericolosamente verso l’imbuto centrale. Favorendo così la pressione dei padroni di casa. Con Locatelli e Douglas Luiz chiamati a seguire gli inserimenti profondi di Anguissa e (eventualmente) Lobotka.
Allora meglio stimolare le ricezioni di Mazzocchi e Spinazzola, destinati a prendere l’ampiezza e provare a creare qualche grattacapo con la fluidità posizionale. In effetti, i tagli interni di Kvara e Politano dovrebbero contribuire a disarticolare l’organizzazione difensiva juventina, attivando i meccanismi di controllo diretto – Kalulu sul georgiano e Cambiaso accoppiato all’ex Sassuolo – o consegna della marcatura. Se i terzini di Thiago Motta assorbono gli inserimenti, lasciano ovviamente libero lo spazio sulle fasce.
Del resto, la squadra partenopea costruisce generalmente a tre, usando ampiamente i piedi di Meret (Cagliari docet) per stimolare direttamente Lukaku nella trequarti altrui. Non è escluso che l’allenatore della Juve chieda a Vlahovic un surplus lavorativo: uscire alto sul portiere, mentre Nico Gonzalez, Koopmeiners e Yildiz stringono la loro posizione, schermando le tracce di passaggio verso il doble pivote degli ospiti.
Dal canto loro, i laterali a tutta fascia del Napoli faranno bene a focalizzare tutta la loro attenzione sul gioco in coppia sull’asse Yildiz-Cambiaso, determinanti per indirizzare la partita contro il PSV.
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