Il Napoli ruota attorno alla solidità del terzetto difensivo

Dopo il tonfo fragoroso di Verona c’era grande curiosità attorno al nuovo Napoli di Antonio Conte. Al netto di un esordio decisamente poco promettente, quello che salta subito agli occhi analizzando le prime quattro giornate di serie A è la ritrovata solidità degli azzurri in fase di non possesso. Se nella passata stagione era evidente la crisi profonda che attanagliava la difesa, dopo la gara del Bentegodi la retroguardia ha dimostrato di attraversare un buon momento.

Ovviamente superfluo rimarcare come gli ultimi tre match non costituiscano affanno un dato statistico consolidato. Nondimeno, è giusto sottolineare i meriti del terzetto composto da Di Lorenzo, Rrahmani e Buongiorno. Tre profili che per caratteristiche vanno considerati complementari.

Rrahmani e Buongiorno dinamici col pallone

Al netto dell’affidabilità difensiva, specialmente Amir e Alessandro, portati indifferentemente a marcare l’uomo o rompere la linea, per aggredire in avanti, oltre a garantire muscoli e centimetri (per una questione di fisicità), stanno palesando una certa dimestichezza nel partecipare attivamente alla manovra.

In effetti, il Napoli grazie alla costruzione dal basso vuole cercare di stanare gli avversari. Attirarli in avanti affinché perdano le distanze, perché chi si alza in pressing libera uno spazio alle sue spalle, creando una situazione di disagio ai compagni in termini di compattezza. Uno scenario che privilegia le conduzioni in zone di campo sensibili di Rrahmani e Buongiorno. Che si attivano per collaborare in maniera dinamica ad assestare la squadra partenopea nell’altra trequarti: salgono con la palla, stimolano l’aggressione e poi scaricano all’uomo libero. Una giocata che dice molto sullo stato di fiducia vissuto attualmente da entrambi, tale da certificarne non soltanto la qualità tecnica. Ma anche la serenità emotiva, che suggerisce di rischiare qualcosina coi piedi.  

Le scorribande del capitano

Mentre il capitano sta assolvendo al difficile compito di cambiare alcuni principi del suo gioco, senza tuttavia perdere efficacia: Giovanni, infatti, rimane una eccellenza nel proporsi maggiormente senza palla, in qualità di “braccetto” che legge lo schieramento avversario. Così da individuare il corridoio da imboccare, smarcandosi e sovraccaricando lo spazio interno, per chiudere il triangolo con un centrocampista. Piuttosto che avviare una combinazione in catena, coinvolgendo Mazzocchi e Politano.

Fiore all’occhiello del calcio intraprendente proposto dall’allenatore salentino, che utilizza spesso Di Lorenzo alla stregua di una mezzala aggiunta. Un tipo di movimento che esplorava abitualmente già da terzino. D’altronde, la sua imprevedibilità abbiamo imparato a conoscerla, quando si sovrapponeva in fascia. Ma ciò che potrebbe dare da terzo di destra lo stiamo scoprendo solo adesso.

Insomma, appare ormai evidente che il ciclo di Conte non dovrebbe discostarsi dalla difesa a tre. Una scelta tatticamente orientata a valorizzare le caratteristiche di Buongiorno, Di Lorenzo e Rrahmani.  

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