Le pagelle di Napoli-Parma: subito Lukaku, ma qualcuno cammina mentre altri corrono

Il Napoli esce decisamente rinforzato con gli ultimi arrivi dal mercato: gli azzurri aggiungono forze nuove in organico, ma col Parma l’allenatore non mette in discussione le gerarchie consolidate finora. Magari dopo la sosta per le nazionali Conte ridisegnerà l’undici titolare. Nel frattempo, il calendario è una clessidra inesorabile e offre l’opportunità alla squadra partenopea di misurare gioco e ambizioni al cospetto dei ducali, vera sorpresa di questo inizio di Serie A. Ecco com’è andata…

Meret: 6,5

Vede spuntare maglie gialloblù da ogni dove. Si affida alle preghiere sulla capocciata di Kowalski, che si stampa sulla traversa. Lo stesso, sugli sviluppi dell’azione, con Bonny che scheggia il palo. Neanche il tempo di rifiatare, e Sohm spacca in due il Napoli con un micidiale coast to coast, arricchito dall’assist per Bonny, che ruba il tempo all’Airone in uscita disperata, per il rigore del vantaggio degli ospiti. Si allunga sul Bernabé alla mezz’ora: il tiro viaggia veloce, ma si perde a un soffio dal raddoppio. Spettatore non pagante nella ripresa. Fino al paratone salva risultato su Almqvist nel mischione che precede di un attimo il triplice fischio.

Di Lorenzo: 6

Possiamo dire che non ha disputato un match monodimensionale. L’ostinazione con cui si infila nel cuore del centrocampo ducale, accentrandosi alla stregua di una mezzala: chi lo avrebbe detto prima della cura Conte, che ne avremmo ritrovato d’incanto la spinta propulsiva. Ricordano pure che dalle sue parti si muove Mihaila, un altro dei talenti a disposizione di Pecchia. Quando sembra di poterlo contenere, ti scappa ovunque.

Rrahmani: 6

Non sembra mai a suo agio, nonostante con Buongiorno di fianco c’è l’illusione sensoriale di avere come compagno di reparto un profilo dominante tipo Kim. La partita di Bonny è una lunga ricerca di spazi e seconde palle da conquistare a sportellate, tenuto a bada dal kosovaro, con le buone o le cattive maniere. Ma le condizioni per fare male al Napoli Pecchia le ha concretizzate con la superiorità numerica in mezzo al campo. Ergo, i difensori azzurri possono soltanto accettare le difficoltà di giornata, e abbracciarsi alla croce.

Buongiorno: 6,5

Si passa col kosovaro il controllo di Bonny, ma mai al punto da farlo apparire spaesato. Altro che naufrago in mezzo alla tempesta che infuria, l’attaccante francese è assai dinamico, e per assorbirne gli spunti bisogna essere puntuali nell’anticipo e lavorare di marcatura preventiva. Il reparto arretrato cerca inutilmente di aggrapparsi all’ex Toro, imprescindibile come il salvagente per un naufrago.

Mazzocchi: 5

Il passaggio dal vecchio al nuovo titolare della fascia destra non è indolore. Normale, se consideriamo le qualità del capitano. Il ragazzo originario di Barra ha evidenti limiti tecnici, che tenta di colmare con un additivo portentoso: si nutre di energia positiva dettata da feroce determinazione e cattiveria agonistica. Ergo, non teme Coulibaly, scalato a sinistra causa l’infortunio di Valeri, che cerca di speculare, ripartendo in transizione. In definitiva, dimostra scarsa capacità nel relazionarsi coi compagni, caratterizzando lo sviluppo della manovra in ampiezza in maniera poco ordinata.

(dal 78’ Simeone: s.v.)

Contribuisce all’arrembaggio finale che inverte il trend della gara.

Anguissa: 6,5

Vuole mandare un messaggio forte a chi pensa che il suo destino sia accomodarsi in panchina, e far posto a McTominay. Però atleticamente il camerunese fa fatica a coprire ampie porzioni di campo, gestendo la mediana in due. Una circostanza che sposta il livello complessivo del suo rendimento sicuramente una spanna verso il basso. Applicazione difensiva ed efficacia in fase di possesso non si discutono. E raccontano di un centrocampista che sa bene quello che deve fare in campo per soddisfare le richieste del tecnico salentino. Nondimeno, l’intensità ipercinetica dei centrocampisti di Pecchia l’hanno messo inesorabilmente in mezzo. L’ultima stilla di energia gli fa aggredire lo spazio interno, puntuale all’appuntamento con la zuccata che la ribalta in pieno recupero.

Lobotka: 6

Non ha la prosopopea di chi vuole mettersi la corona in testa, nondimeno, quel temperamento da regista sicuro, manco avesse la bacchetta magica negli scarpini, ne legittima il riconoscimento di faro della mediana azzurra. L’aspetto più interessante rimane l’eleganza con cui resiste al pressing disperato di Sohm. La proverbiale naturalezza nel muoversi con i difensori che gli scaricano la palla in uscita. Oltre alla simbiosi con Anguissa, cui copre le spalle come un fedele scudiero quando il camerunese si inserisce in avanti. Ma non facciamoci illusioni, il pivote slovacco si trasforma in un mero comprimario se deve cantare e portare la croce. Uscire altissimo e immediatamente dopo scappare all’indietro è una situazione non gli appartiene.

Olivera: 5

Non si adatta al piano gara predisposto da Conte. Non può essere una giustificazione che Man graviti nella sua zona di competenza: il numero 98 in maglia gialloblù fa di tutto per prolungare l’idea che non sia un fuoco vacuo. Uno che svanisce appena ti avvicini. Ma un giocatore capace di procurare sonore emicranie a chi deve fronteggiarlo. Però Olivera si mimetizza nei meandri della gara, parsimonioso nel proporsi. Non punta mai il dirimpettaio. Tantomeno approfitta dei tagli interni di Kvara.

(dal 46’ Spinazzola: 6,5)

Non è che per meritarsi il posto bisogna fare meno peggio del compagno. Ci vuole personalità e decisionismo, non è questione solamente di puro talento. Con la sua naturale abilità nell’interpretare il ruolo, si allarga e si prende anche delle responsabilità in fase proattiva. Consapevole di avere gamba e spazio.

Politano: 5

Conte lo preferisce a uno dei colpi più importanti dell’estate, quel Neres veloce e intenso, che usa il dribbling come un’arma letale. In campo però s’è visto quanto facesse difficoltà Matteo, per svicolare dalle attenzioni di Circati, che nel curarlo non è affatto timido. Tra l’altro, sovente aiutato dai raddoppi di Kowalski. Si intestardisce nella tradizionale giocata che lo porta a isolarsi e poi sgasare. Ma oggi appariva imballato.

(dal 69’ Neres: 7)

Elettrico, riesce a fare cose egregie usando con disinvoltura il mancino, associandolo a finte di corpo ubbriacanti. Al momento, in uscita dalla panchina, garantisce quel pizzico di sana follia, che Politano oggi ha smarrito. Perché entra dentro al campo o va sul fondo. Ed il Parma non ne ha decodificato la rapidità.

Kvaratskhelia: 6,5

Proverbiale la morbidezza di quel piede destro, in grado di telecomandare i palloni senza alcuna forzatura. Quando gli arrivano, si scalda fino a prendere fuoco, ma con una evidente disinvoltura. Così, le volte che Coulibaly gli arriva addosso, può a malapena tentare di assorbirne gli istinti. Il georgiano gli scappa via con la classica sterzata, lasciandolo sul posto. E mentre il terzino riflette, Kvara deve preoccuparsi di Bernabé e pure Balogh per trova la zona centrale da cui calciare verso Suzuki. Impegna il portiere in un mucchio di circostanze, ingaggiando una sorta di battaglia personale, appannaggio del giapponese.  

Raspadori: 5

Sta diventano la rappresentazione plastica del suo modo di interpretare il ruolo. Con quel fisico non propriamente da centravanti d’area di rigore. Forse un po’ complicato mascherare il rapporto complicato con la realtà degli ultimi sedici metri. Dove palesa una leggerezza che a questi livelli non è ammessa. Chissà quanto sarà riproducibile l’idea di svuotare la zona centrale e abbassarsi continuamente per associarsi ai compagni contro squadre schierate talmente strette e corte, da non consentire questo lavoro di cucitura tra le linee.

(dal 62’ Lukaku: 7)

Risponde presente, si piazza là davanti e occupa lo spazio come se fosse il salotto di casa sua. Una presenza inquietante, per i difensori parmensi, ovviamente. Il movimento con cui si gira in un fazzoletto, scaricando rabbiosamente il mancino del pareggio in fondo al sacco testimonia la bontà della scelta di aspettarlo fino all’ultimo giorno di mercato.  

Allenatore Conte: 6

C’era molto interesse intorno alla prima post mercato, contro una squadra tutt’altro che facile e con il “caso” Osimhen, teoricamente portatore di nubi sopra le speranze dei tifosi di vedere un Napoli dominante. Poi l’avversario. Il Parma l’ha già fatto vedere in questo scampolo iniziale di campionato: i suoi avversari finiscono spesso in balia delle transizioni gialloblù. Insomma, è ancora calcio d’agosto, con equilibri da trovare, nonché giocatori che mantengono l’abbronzatura. Eppure questa versione embrionale degli azzurri piace, seppur a tratti. L’Uomo del Salento non legge il contesto tattico. Subisce l’approccio di Pecchia nel primo tempo, con l’Avvocatino che sfruttando la connessione tra laterali a tutta fascia e offensive players. Conte prova a ribaltarla coi cambi nella ripresa. La contingenza, infatti, gli suggerisce con Neres e Lukaku di obbligare i ducali a stare bassi, invece di ripartire con gamba e velleità. La panchina lunga convince e lascia ben sperare per il prosieguo. Importante la ricchezza di alternative, visto che sarà una stagione lunga e ricca di insidie. In cui la turnazione delle risorse sarà determinante.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: