Giovanni Di Lorenzo è sicuramente uno dei primi beneficiari del 3-4-2-1. Una sorta di colonizzazione tattica voluta da Antonio Conte in un contesto monodimensionale, abituato cioè da anni al 4-4-3, per portare un po’ di ordine in una fase difensiva allo sbando. Con il Napoli che nella passata annata era diventato vittima del suo passato, subendo una quantità quasi grottesca di gol. Un campionato decisamente sotto tono, e del capitano sembrava non fosse rimasto quasi niente, scomparso dai radar.
In un momento in cui la sua esperienza all’ombra del Vesuvio dava veramente l’impressione di essere terminata, da immaginare ragionevole addirittura cederlo al miglior offerente, l’arrivo in panchina dell’Uomo del Salento ha cambiato prospettiva. Altro che carriera declinante, quell’idea è definitivamente svanita. E lui è tornato ad essere un giocatore di culto.
L’allenatore salentino gioca con la difesa a 3 ed i laterali a tutta fascia. Un sistema in grado di esaltare Di Lorenzo, permettendogli di esprimersi nuovamente ai massimi livelli. In effetti, contro il Bologna, è tornato a far innamorare gli amanti delle sue letture in fase d’attacco. Con Mazzocchi, limitato dal punto di vista qualitativo, ma comunque capace di arare la fascia, alzando il livello atletico sulla destra. E Giovanni ad aggredire il corridoio interno.
Di Lorenzo riabilitato
Talmente imprendibile, Di Lorenzo, da riesumare nei tifosi napoletani l’aura del biennio spallettiano. Ma anche da “braccetto”, ha dimostrato di poter risalire con personalità il campo, aggiungendo incisività offensiva, inespressa all’esordio in campionato a Verona.
E’ chiaro che siamo davanti a nuovo inizio per Giovanni. Che oggigiorno condiziona la manovra con la sua fluidità nei movimenti, cambiando spesso la zona di competenza. Occupando la fascia oppure tagliando nei mezzi spazi, in virtù di un adattamento universale al modulo di Conte. Oltre all’abilità nell’usare il piede non dominante. Ovvero, il sinistro. Uno scenario magari inimmaginabile solo qualche mese fa, quando i fischi assordanti del “Maradona” salutavano la fine della fallimentare stagione post-scudetto.
Al di là del gol con cui ha sbloccato il match col Bologna, appare evidente che il capitano del Napoli stia riacquisendo la credibilità di cui godeva un tempo. Domenica era uno spettacolo vederlo esprimersi per la prima volta da mesi come ci si aspettava da lui. Impressionante osservarlo scaricare la palla nella propria trequarti e immediatamente dopo coprire tutta la lunghezza del campo, fino all’area felsinea, senza palesare alcuno sforzo. Una devastante transizione, arricchita da una progressione da quattrocentista, chiusa dallo stop col destro, e resa incisiva dalla conclusione mancina. In grado di valorizzare il cioccolatino servitogli su un piatto d’argento da Kvaratskhelia.
Mazzocchi elementare ma efficace
Facciamo subito chiarezza. L’assetto del Napoli potrebbe pure essere provvisorio, in attesa di capire se dal mercato arriverà un altro difensore. Attualmente Conte ha trovato un certo equilibrio collocando un giocatore dotato di grande atletismo come Mazzocchi sul binario destro. Un laterale tradizionale, che garantisce l’ampiezza mettendo i piedi sulla riga. In effetti, il suo è uno stile “old”, dalle caratteristiche precise: eccezionale la forza con cui vince i contrasti, duellando fisicamente con gli avversari.
Però meno appariscente nella trequarti altrui, se obbligato a mangiare lo spazio in conduzione davanti a sé. Un aspetto in cui non brilla particolarmente, a causa di fondamentali tecnici e abilità nel saltare l’uomo in dribbling solamente sufficienti. Se la cattiveria agonistica, associata alla feroce determinazione, non è mai stata in discussione, a latitare sono le esecuzioni col pallone, nell’associarsi con i compagni. Nonché una mancanza di pulizia e precisione nel gestire l’attrezzo in situazione di rifinitura e ultimo passaggio. Giocate agli antipodi, quindi, rispetto a Di Lorenzo.
Tuttavia, il ragazzo nativo di Barra, attraverso il lavoro quotidiano, è riuscito a scalare le gerarchie, ritagliandosi un posto al sole. Il modo migliore per sfruttarlo è fargli toccare il pallone specialmente in transizione. Creando dunque le condizioni per facilitarne la corsa in profondità. Del resto, il calcio degli azzurri sollecita tantissimo le catene laterali, dove si addensano profili di indubbia qualità: Politano, Neres e lo stesso Di Lorenzo.
Insomma, Mazzocchi interpreta il ruolo in maniera elementare per una squadra con ambizioni di alta classifica. Nondimeno, proprio questa semplicità rimane il suo principale pregio. Davvero niente di entusiasmante, ma abbastanza da nasconderne i limiti. E convincere Conte a dargli una maglia da titolare, consapevole di quanto possa essere utile in funzione del collettivo.
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