E se la smettessimo di considerare Conte un parafulmini? Lui è “il Mr. Wolf che risolve problemi”

La sconfitta di Verona, per com’è maturata, pare abbia spento di colpo i facili entusiasmi estivi generati dall’ingaggio di Antonio Conte. Il “nuovo” Napoli era davvero troppo simile a quello della stagione passata per non deludere le attese, al punto da suscitare in alcuni critici ad oltranza la sgradevole sensazione che nulla sia cambiato rispetto alla gestione tecnica dei tre scienziati che hanno preceduto l’Uomo del Salento. Insomma, la trasferta del Bentegodi è stata veramente una doccia gelata per i tifosi partenopei, che attendevano l’esordio con grandi aspettative. Mentre la squadra s’è sciolta come un ghiacciolo all’equatore, ricominciando de facto come aveva finito.

L’impressione che la mancanza di intensità atletica e mentale sia ormai un pattern fisso del gruppo attuale. Tutti più o meno incapaci di mantenere lo stesso atteggiamento energico nell’arco dell’intera gara. Del resto, era inevitabile che un risultato così netto da non ammettere alcuna giustificazione congelasse il tempo. Fermando inevitabilmente l’euforia che si respirava all’ombra del Vesuvio con l’arrivo sulla panchina azzurra di un vincente per antonomasia.

Il mercato statico sembra aver un po’ sgonfiato le velleità del Napoli. Nelle settimane che hanno preceduto il debutto ufficiale contro il Modena, in Coppa Italia e poi a Verona, forse Conte sperava che la proprietà gli cambiasse la rosa, trasformandola profondamente. Invece la schiera dei titolari (o presunti tali…), ad eccezione di Buongiorno e Spinazzola, è rimasta uguale a quello dello scorso giugno. In realtà, l’organico non solo è privo del centravanti. Al posto di Osimhen tarda a sbarcare Lukaku. Nel frattempo, al loro posto giocano ancora l’inutile Raspadori e l’inadeguato Simeone. Entrambi, per motivi diversi, dannosi oltre ogni immaginazione. A preoccupare è soprattutto la pochezza del supporting cast: qualitativamente impresentabile a certi livelli Mazzocchi; pressoché un ex giocatore Juan Jesus. Già scomparso dai radar il decantato Rafa Marín, laddove è irreperibile Folorunsho.   

In questo scenario, sono saltati fuori gli Aureliofobici, lesti nell’accusare Conte di ingenuità per aver accettato un programma di rilancio esistente soltanto nella testa degli illusi. Considerando le macerie lasciate dall’anno precedente. A sostegno di questa tesi, gli odiatori presidenziali in servizio permanente effettivo fanno subito riferimento all’esperienza vissuta all’ombra del Vesuvio da Carlo Ancelotti. Un altro che a detta loro si è lasciato affascinare da un bel copione. D’altronde, De Laurentiis è uomo di cinema: storie e racconti frutto di fantasia sono il suo pane quotidiano.

Rimanendo in tema cinematografico, l’allenatore potrebbe essere accostato meglio al personaggio interpretato da Harvey Keitel nel film di Quentin Tarantino, Pulp fiction. Iconica la sua battuta: “Sono il signor Wolf, risolvo problemi”. I cultori della pellicola non avranno dimenticato quanto sia cruciale nel prosieguo della storia, levando dagli impacci i due protagonisti – Jules (Samuel L. Jackson) e Vincent Vega (John Travolta) -, sgomberando la scena da uno scomodo cadavere.

Eppure Conte non è affatto il parafulmini di Don Aurelio. Anche nel post partita di Verona, decisamente una situazione scomoda, ci ha messo coerentemente la faccia. Senza nemmeno sapere se il diesse Manna completerà la squadra al mercato. Con una buona dose di realismo si sta facendo piacere la precarietà, consapevole che almeno per adesso non ci sono alternative. Sperando che David Neres sia il primo dei tasselli che mancano per rinforzare questo Napoli altrimenti assai claudicante. Non è facile lavorare in condizioni del genere. Avere cioè uno sguardo al prossimo futuro, mentre bisogna comunque preparare il match col Bologna. Tenere insieme i pezzi di un mosaico da completare, con giocatori prima messi ai margini del progetto e poi improvvisamente reintegrati, mentre altri continuano a tenere la valigia sul letto, pronti per un lungo viaggio lontano da Partenope.  

Piccola nota a margine, proprio a proposito di mercato. Il Verona ha letteralmente asfaltato gli azzurri nella ripresa con giocatori sconosciuti, venuti dalla periferia del grande calcio. Che hanno dimostrato di poter stare in Serie A nonostante Sogliano li abbia pescati da improponibili luoghi esotici. Segno che lavoro e competenza spesso producono i frutti sperati.      

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