C’era una volta la fase offensiva del Napoli, adesso non c’è più

C’era una volta la fase offensiva del Napoli. Intensa ed assai qualitativa, caratterizzata da una ragnatela di passaggi sul breve in grado di far letteralmente mangiare il campo, partendo dal basso. Adesso non c’è più. I Campioni d’Italia si trascinano a fatica in avanti, incapaci di mettere in fila tre passaggi di seguito, senza poi perdere la palla.

Uno scenario tattico avulso dagli spazi inevitabilmente congestionati dalla densità creata ad arte dall’Inter. Che prevedeva di schermare Lobotka, mettendolo in ombra in virtù della pressione esercitata a turno da uno degli attaccanti.   

Palla lunga e pedalare

Per conquistare terreno e tentare di prendere metri nella metà campo altrui, dunque, la squadra partenopea ha scelto di affidarsi al lancio da dietro di Meret, nell’evidente tentativo di saltare la mediana, esplorando subito la profondità. Un sistema evidentemente codificato, tentato svariate volte e mai riuscito. Nonostante l’insistenza con cui veniva riproposto potesse far immaginare esiti lusinghieri, piuttosto che certificare la disarmante puntualità nel progredire poco efficacemente.

Perché gli azzurri rispondevano in maniera nient’affatto reattiva allo stimolo del proprio portiere. Con la conseguenza pratica di non aver mai conteso veramente i rimbalzi offensivi ai centrocampisti nerazzurri, padroni assoluti delle “seconde palle”.

Una giocata, tra l’altro, che permetteva agli uomini di Simone Inzaghi immediati ribaltamenti del fronte d’attacco. Scarsamente assorbiti da una fase non possesso napoletana sviluppata con gamba tutt’altro che tonica e corse pigre.

In realtà quello che sembra andato perduto è l’abilità nel ripulire il possesso attraverso il gioco associativo. Ovvero, la proverbiale indole spallettiana di trovare sempre un compagno libero, grazie alle rotazioni continue. Per cui chi era senza palla garantiva costantemente al possessore linee di passaggio, nella fascia centrale ed in ampiezza. Una   dimensione che offriva stabilità nelle due fasi ai futuri vincitori dello Scudetto.

Soffrire in inferiorità numerica

Una situazione che mortifica specialmente Osimhen e Kvaratskhelia, visto che Politano è in uno stato di forma incredibile. Al punto da riciclarsi, accentrandosi e stringendo molto la posizione. Insomma occupando egregiamente lo slot di esterno destro del tridente offensivo. Così, ogni volta che gli arriva un pallone interessante, può fare qualsiasi cosa, giocare di sponda o buttarsi dentro, allungando la linea difensiva. Questa sua peculiarità è una risorsa preziosa, che coltiva con un gusto mai banale per stravolgere le convenzioni negli ultimi sedici metri.   

Invece la “strana coppia” pare stia soffrendo terribilmente dover lavorare in regime di inferiorità numerica, con a turno un avversario avvinghiato alle caviglie, ed un altro che assicura una adeguata copertura. Il centravanti nigeriano ha tentato di sottrarsi alla griglia costruita da Inzaghi, muovendosi liberamente sull’intero fronte d’attacco, senza dare un punto di riferimento preciso ai difensori. Ma le preventive dei tre centrali nerazzurri hanno finito per disinnescarne le velleità.

Discorso a parte merita l’esterno georgiano. Uno tra gli offensive player europei per cui vale effettivamente pagare il biglietto, che eccita maggiormente il pubblico con il suo talento accecante. Tempo addietro la sua abilità nei fondamentali, quella indubbia qualità nel tenersi l’attrezzo letteralmente incollato ai piedi, nonostante lo menino senza alcun ritegno, seguito immediatamente dalla sterzata improvvisa, generava corridoi dove rifugiarsi dalle stecche. Oggi appare ingolfato, la brutta copia di sé stesso, stretto tra raddoppi ed entrate assassine, ben oltre i limiti del regolamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

RESTA AGGIORNATO SUL NAPOLI: