Numeri impietosi, il Napoli là dietro è la banda del buco

Numeri alla mano, il Napoli è una delle peggiori difese del campionato, almeno tra le squadre di vertice: 17 gol subiti in 14 partite – al pari della Fiorentina – sono un abominio per chiunque abbia un minimo di ambizione. Altro che onorare i gradi di Campione d’Italia, così il rischio di finire nelle retrovie dei Top Club (o presunti tali…), appare concretissimo. Con questo ruolino di marcia gli azzurri devono guardare con preoccupazione quello che succede alle loro spalle, piuttosto che immaginarsi ancora tra le Fab Four. Ormai si sono fatti risucchiare in classifica dall’ascesa di una borghesia calcistica tutt’altro che remissiva.

Il problema principale è che la squadra partenopea pure contro l’Inter ha espresso, per l’ennesima volta, di avere poco carattere, oltre ad un atteggiamento arrendevole, che ne sminuisce le potenzialità. A tanti, dunque, va chiesto un sostanzioso passo avanti sul piano della personalità. Per non parlare della necessità di pretendere prestazioni affidabili. A partire dall’estremo difensore…

Portiere timido

I pregiudizi di alcuni Soloni della critica etichettano Meret come titolare di una maglia che non gli dovrebbe appartenere. Purtroppo la discontinuità di rendimento, anche all’interno della medesima gara, con interventi salvifici alternati a omissioni piccole e grandi nella parata o nel piazzamento, fanno guardare all’Airone con una prospettiva che legittima la inadeguatezza ai massimi livelli sostenuta dai suoi numerosi detrattori.  

Centrali rivedibili

Ovviamente, chi lavora a protezione della porta non è esente da responsabilità. In uno scenario tattico di una retroguardia palesemente incapace di giocare a campo aperto, causa la partenza di Kim, forse era il caso di ristrutturare la maniera di difendere. Rrahmani quindi doveva calarsi nel ruolo di leader. Ma non è lo stesso dell’anno scorso. Anzi, talvolta sembra addirittura l’ombra del centrale implacabile che si vedeva assieme al corano. Il modo come reagisce con pigrizia ai movimenti degli avversari, ieri sera, per esempio, tentando vanamente l’anticipo su Lautaro o Thuram, è veramente disdicevole.

Chissà quando (e se…) l’allenatore si stancherà di vedere prestazioni sempre troppo uguali, con il kosovaro che commette le solite leggerezze, apparentemente pigro ai limiti della strafottenza, manco fossimo in un loop infinito di orrori difensivi.

Lo stesso Ostigard non è esente da colpe. Avrebbe dovuto prendersi la scena con prepotenza nel duello individuale con El Toro argentino, classica situazione di uomo contro uomo in cui la feroce cattiveria agonistica del norvegese tende a esaltarsi. Ma non è mai riuscito fino in fondo a raddrizzare ciò che stava andando storto.

Terzini impacciati

L’esperimento di schierare Natan da terzino, estremo tentativo da parte del tecnico toscano di colmare le lacune strutturali del Napoli a sinistro, non ha sortito i frutti sperati.

Una intuizione che, visti i risultati, certamente non ha fatto intravedere alcun cambiamento in positivo rispetto al lavoro di Juan Jesus, che l’aveva preceduto nell’adattarsi sull’esterno. E che potrebbe suggerire a Mazzarri di non reiterarla a lungo termine. Preferendo magari esplorare prossimamente l’ipotesi Zanoli.

Natan ha dimostrato una mancanza assoluta di sensibilità nelle letture. Imperdonabile per chi nasce proprio laterale difensivo, ai tempi del Flamengo. Per compensare la mancanza di passo, al netto di una fisicità sicuramente meglio spendibile in marcatura, il brasiliano avrebbe dovuto rivoluzionare le sue tradizionali competenze, sacrificandosi più in copertura. Ma se era preventivabile quanto limitato potesse essere poi il suo contributo in sovrapposizione, risultano intollerabile le continue disattenzioni sotto la linea della palla, da chi, per mestiere, deve difendere e non fare gioco.

Last but not least: ultimo ma non meno importante, il comportamento di Di Lorenzo. Le volte che si alza, rendendo i flussi maggiormente scorrevoli, conferma di essere una delle principali fonte di produzione della manovra partenopea. Nondimeno, difensivamente parlando, s’è fatto coinvolgere nel marasma generale, esprimendosi assai meglio da “finta mezzala”.

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