Il Napoli che voleva provare a rientrare nella corsa scudetto s’è sciolto come neve al sole contro l’Inter, precipitando a -11 dai nerazzurri. Al di là della sconfitta, quello che preoccupa maggiormente è il fatto che si continuino a vedere piccole e grandi crepe nella squadra.
L’impressione che dopo un trionfo storico come quello dell’anno passato qualcuno si sia adagiato un po’ appare evidente. Ieri sera, dunque, gli azzurri si sono risvegliati in malo modo, rendendosi conto di essere stati superati dai progressi della concorrenza. Nessuno poteva immaginare che nel giro di così pochi mesi potessero toccare incredibilmente il fondo.
In questo scenario, pochi demeriti vanno imputati a Mazzarri. Magari la sostituzione del terzino sinistro, eredità raccolta in maniera poco efficace e nient’affatto propositiva da Natan. E tanti alla squadra, che crolla al primo soffio di vento, alla stregua del peggior castello di carte. Trascurando in questa sede la poca lungimiranza della proprietà, sulla quale però bisognerà necessariamente ritornare…
Ormai in quasi ogni partita si ripete tristemente un copione che nemmeno il nuovo allenatore sembra poter modificare. Sostanzialmente non è cambiato nulla, se non la persona seduta sulla panchina. Poichè di fatto non c’è stato l’auspicato taglio col passato, è il caso di cominciare a puntare il dito verso i giocatori, veri responsabili del fallimento attuale. Con la parziale giustificazione di una errata scelta originaria. Frutto comunque dei deliri di onnipotenza in cui è inciampato De Laurentiis immediatamente dopo la conquista del titolo.
Da subito palese l’impressione che un “manico” saccente e presuntuoso, nient’affatto empatico con i suoi giocatori, fosse inadatto a sostenere la situazione. Garcia doveva essere fautore di un taglio col passato spallettiano. E invece, con la sua totale mancanza di pragmatismo tattico, ha finito per stracciare e riscrivere daccapo un copione che funzionava, intraprendendo una rivoluzione emotiva, prima che strategica, capace solo di alimentare un vortice di sfiducia nello spogliatoio. Da cui adesso è complicatissimo uscire.
Perché il Napoli attuale sta regredendo costantemente. In tanti si sono adagiati in malo modo durante la gestione del francese. Così il gruppo, piuttosto che onorare i gradi di Campione d’Italia in carica, preferisce vivacchiare, in attesa di tempi (o ingaggi…) migliori. Dunque, una volta toccato il fondo, ha consapevolmente deciso di continuare a scavare.
Forse la risalita costa tanto, in termini di cuore, cervello e attributi. Tutte caratteristiche strettamente connesse al concetto di orgoglio e amor proprio, che vengono meno quando hai la pancia piena.
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