A Garcia serviva assolutamente una prestazione convincente per spazzare le nubi che cominciavano ad aleggiare sulla sua panchina. Alimentate anche dalle scenate di Kvaratskhelia e Osimhen al momento della loro sostituzione con Genoa e Bologna.
Ed il Napoli non s’è fatto pregare, sviluppando una manovra decisamente più fluida e qualitativa rispetto al recente passato. A destrutturare la compattezza difensiva dell’Udinese, fortemente orientata sull’uomo, ha provveduto il classico possesso, funzionale a creare spazio tra le linee. La squadra partenopea ha utilizzato la catena laterale per sfruttare l’ampiezza, posizionando ad altezze diverse terzini ed esterni. La risposta alla densità sottopalla dei friulani, dunque, è stata la ricerca di ampie soluzioni in sovrapposizione, piuttosto che occupando le zone interne, i cd. “half spaces”.
In questo scenario, l’allenatore francese non ha affatto abiurato le sue idee calcistiche, come malignamente sottolineato da qualche critico oltranzista. Bensì, s’è limitato a utilizzare al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione. Così, Kvaratskhelia rimaneva assai aperto, libero di isolarsi in situazione di uno vs uno. E puntava costantemente Ebosele, generando superiorità numerica attraverso giocate ambiziose. In un contesto offensivo, quindi, orientato meno alla prudenza.
Lasciando, invece, ai tre centrocampisti una interpretazione rigida dei suoi principi. Nel senso che le proverbiali rotazioni in medina si sono ridotte. Garantendo al solo Zielinski la possibilità di buttarsi alle spalle di Lovric o Walace, accorciando verso Osimhen, per supportarlo negli ultimi sedici metri.
Fusione tra vecchio e nuovo
La costruzione bassa continua ad essere la chiave di lettura con cui Lobotka s’è sfilato dalla pressione di Thauvin e Lucca, suggendo ai difensori azzurri tracce sicure, in grado di trasformarsi in innegabili vantaggi. Perché poi il pivote slovacco non spreca una palla, favorendo la risalita del campo in virtù di una fitta rete di passaggi sul breve. Lo stesso Anguissa mantiene una posizione a tratti maggiormente conservativa. Alterando qualche inserimento dietro Payero a spostamenti che ne consolidano il possesso.
In effetti, ieri sera, il tradizionale gioco “a muro”, fatto però in maniera dinamica e non stagnante, ha incrementato le opportunità per il Napoli di invitare in avanti gli uomini di Sottil, e successivamente sottrarsi alla loro aggressione, scavalcandoli mediante la ricerca del “terzo uomo”. Ruolo assunto, di volta in volta, da Kvara e Politano sugli esterni, Zielinski nei mezzi spazi. Oppure esplorando la verticalità con Osimhen.
Migliora la tenuta difensiva
Insomma, l’efficacia nella fase di possesso ha avuto conseguenze pure sulla tenuta difensiva. Perdere le distanze e sfilacciarsi impedisce di stare alti e riaggredire. Al cospetto dell’Udinese, i Campioni d’Italia sono apparsi mai lunghi tra i reparti, e perciò sicuramente meno vulnerabili nel subire imbucate centrali e alle ripartenze.
Inoltre, là dietro ci ha pensato Ostigard a vincere un mucchio di duelli individuali contro Lucca, un cliente tutt’altro che semplice da marcare. Non fosse altro che il norvegese pagava dazio sul piano della mismatch al cospetto del centravanti bianconero, trovandosi in condizione di netto svantaggio in termini di centimetri. Meno enfatico negli interventi su Thauvin e poi Success, il brasiliano Natan. Magari concede poco all’estetica. Privilegiando il gusto per la concretezza negli interventi. Comunque merita un pizzico di tempo prima di arrivare a giudizi definitivi, e stroncanti, circa il suo acquisto.
Al di là delle considerazioni tecnico-tattiche, sembra davvero che il Napoli abbia scavato dentro le sue paure, ritrovandosi dal punto di vista fisico ed emotivo. L’ombra lunga della passata stagione, luccicante per gioco e risultati, comincia a diradarsi. Specialmente se il gruppo, oltre alla individualità, torna a incidere. Divertendosi, gli azzurri non soltanto veicolano sensazioni positive in tifosi e addetti ai lavori. Ma risolvono un mucchio di problemi al nuovo “manico” in panchina.
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