L’Italia è uscita dalla National Arena Toše Proeski con un deludente pareggio. Gli Azzurri hanno comandato il gioco in quel di Skopje solo per alcuni tratti, non dando mai l’impressione di poter vincere in scioltezza. A circa 10 dal termine è arrivata la beffa finale, con grossa responsabilità di Gigio Donnarumma.
Ma quali sono i motivi alla radice del declino del nostro calcio? D’altronde le avvisaglie le abbiamo avuto già nel post mondiale 2006. Abbiamo avuto un sussulto d’orgoglio dal 2018, arrivando a cementare un gruppo che è riuscito a mantenersi imbattuto per 37 gare. L’Europeo vinto nel 2021 non è stato casuale, ma se non avessimo avuto tutti i big al meglio non ce lo saremmo mai giocati.
Dunque, in primis giocano troppi stranieri e gli italiani emergono tardi. In secundis il calcio italiano è in mano a procuratori e raccomandati. Mancini titolare nella Roma e addirittura in nazionale? Una Roma che ha vantato un fenomeno come Totti e un fuoriclasse come De Rossi. Adesso ci si accontenta di un Pellegrini (prodotto locale) e di un Mancini, che di errori ne commette parecchi.
Gnonto ha avuto anche un buon impatto in Nazionale, ma è stato portato subito e ha dimostrato poco e nulla a livello di club. Udogie titolare nel Tottenham e in Nazionale non ha ancora esordito. A Udine è stato devastante e Postecoglou ne è rimasto incantano.
I giovani faticano a emergere in Italia perché i club di appartenenza chiedono troppo e quindi le big puntano sugli stranieri. In più appena un giovane prova a emergere, lo si butta troppo spesso in B o in C. E se iniziassero a disincentivare i club che buttano i migliori giovani nelle serie inferiori e li fanno perdere? Una multa non sarebbe possibile, ma magari dei vantaggi fiscali a chi fa giocare i giovani italiani o, al massimo, li manda in prestito in A, con l’obbligo di un tot di presenze, non sarebbero una cattiva idea.
Poi manca il talento, il numero 10. Vi sono indubbiamente dei bravi comprimari in una squadra che vuole vincere. Facciamo gli esempi di Tonali, Raspadori, Dimarco. Purtroppo, a inizio carriera, i giornali amplificano la portata delle prestazioni di questi ragazzi. Tonali addirittura accostato a Pirlo! Si tratta di due profili ben diversi. Purtroppo l’associazione è dovuta ai tratti somatici e alla squadra di provenienza. L’uno è stato un regista sopraffino, l’altro è un giocatore di sostanza e di inserimento, non dotato certo di piedi fatati.
Dimarco è cresciuto tantissimo, ha limiti difensivi ma un ottimo piede. Basta non farne un Roberto Carlos nelle narrazioni. Nel giusto contesto Di Lorenzo ha dimostrato di essere un top mondiale, ma quando le squadra non girano sembra un giocatore normale. Lui, come altri fiori all’occhiello, come Barella, Chiesa, Bastoni, etc… Parliamo dei pochi giocatori italiani in grado di giocare titolare in una squadra che ambisce alla vittoria della Champions.
Rischiamo di incorrere nel “reato di lesa maestà”. Già abbiamo ricevuto attacchi per aver affermato che Politano, Zaniolo o Zaccagni non sono esterni che possono giocare in una Nazionale competitiva. Il problema è che l’unico esterno di livello internazionale è Chiesa. Raspadori è un giocatore tascabile ma non è un esterno. Sembra essere adatto solo in un attacco a due come titolare.
A Euro 2020 era una generazione con gente tecnica e/o che saltava l’uomo. La catena Spinazzola-Insigne era top. Il primo si è purtroppo infortunato gravemente e mai è tornato ai suoi livelli. Il secondo ha scelto di andare a svernare in MLS. Jorginho nel “prime” era fortissimo. D’altronde era reduce da una Champions mostruosa, in cui ebbe la meglio su Kroos, Modric e i centrocampisti del City. Da quasi due anni è lontanissimo dai suoi livelli. La coppia Bonucci-Chiellini era ancora molto valida. Chiesa stava bene e quando sta bene è uno dei pochi di livello mondiale.
Abbiamo inoltre scarse alternative. Immobile giocatore particolare. Spalletti aveva Osimhen lo scorso anno. Alla Roma Dzeko, prima Totti. Sulla fascia Salah. Ovvio che con Chiesa le cose cambiano. Serve l’altro esterno, che ci manca. Zaniolo non è al livello, così come nessuno degli altri. Senza Chiesa fatichi. Insigne non è più un’opzione. Poi manca un numero 10. E senza un Jorginho il centrocampo non gira con palle pulite. Dobbiamo sperare nel giovane Rovella?
Ci ritroviamo in una fase paradossale. Abbiamo under 20 e under 19 reduci da due manifestazioni straordinarie. L’Under 21 ha buttato la qualificazione alle Olimpiadi a causa di scelta folli del CT Nicolato. Eppure potremmo attingere dalle nazionali giovanili. Il problema è che, con pochi allenamenti a disposizione, Spalletti si è trovato ad affrontare due gare in cui non era possibile sperimentare.
Era impensabile vedere già la mano del tecnico di Certaldo. A inizio stagione la condizione è approssimativa. Lanciare un under 20 non avrebbe spostato gli equilibri. Arriverà il tempo degli esperimenti e dei debutti. Fatto sta che fino a circa 20 anni fa l’under 21 era una miniera cui attingere. Facevamo incetta di Europei e lanciavano vari fuoriclasse.
Per concludere, non possiamo che porre nuovamente l’accento sulla necessità di effettuare riforme. I vertici non possono stare a guardare inermi, lasciando questa Italia in balia delle onde. Servono incentivi per i giovani. Non è possibile vedere big italiane che acquistano tutti stranieri…
PS Fuori i mercanti dal tempo! Questi procuratori sono la rovina del calcio!

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione