Schernito, vittima di meme di sfottò continui, ricordato quasi esclusivamente per la fatidica parola “Spiaze”: Simone Inzaghi è un personaggio oggetto di macchiettizzazione. Qualsiasi suo comportamento, qualsiasi sua frase in conferenza stampa viene esacerbata fino alla noia.
L’eredità di Conte è stata difficile da raccogliere. Il tecnico piacentino non ha potuto contare su Hakimi e Lukaku il primo anno. Si è ritrovato ben presto con la grana Skriniar. Lukaku è tornato la seconda stagione, ma a livello fisico è stato lontano dal suo auge.
I risultati in campionato sono stati obiettivamente al di sotto delle aspettative. Il punteggio della prima stagione è stato più che deccoroso, almeno a livello numerico. Sarebbe stato soddisfacente, considerando le perdite estive, se non si fosse fatto soffiare il campionato da un Milan che era dietro in classifica. Al netto del grave errore arbitrale nel derby, con gol del pareggio rossonero viziato da un intervento irregolare evidente di Giroud, su cui il VAR non è intervenuto.
Fermo restando gli errori di Radu, la partita contro il Bologna è stata condizionata anche dalle scelte errate del tecnico. Con una miglior gestione, i nerazzurri avrebbero mantenuto il pareggio dopo il gol subito. A quel punto il Milan avrebbe avuto molte più pressioni nelle ultime gare, in particolare quella con la Fiorentina, sbloccata nel finale, che avrebbe dovuto necessariamente vincere. La scelta di puntare sulla Coppa Italia e la Supercoppa (vinte) ha portato a un calo di condizione fatale nel finale di stagione.
Lo scorso anno sono arrivati altri trofei minori, che hanno assunto valenza diversa vista la distanza in campionato. Campionato pessimo, almeno fino a marzo, ma Champions mostruosa. E in finale per poco non ci è scappata la vittoria contro il favoritissimo City. Ecco, il quarto contro il Benfica ha funto da sliding doors per il prosieguo della stagione.
Da mesi i nerazzurri hanno trovato la quadra, a prescindere dai calciatori che scendevano in campo. Certamente è migliorata la gestione del gruppo. Il fatto che Skriniar sia andato via è stato solo un bene. Lo slovacco è uno dei centrali più sopravvalutati degli ultimi anni. E in quella situazione contrattuale diventava dannoso.
Marotta ha portato avanti un mercato molto intelligente. L’attacco lascia ancora dubbi, ma in queste prime tre partite ha funzionato alla grande. Per Sacchi è un’Inter che mette al centro la qualità dei singoli. Non è un difetto ma una virtù. Non un gioco elaborato come quello del Milan, ma azioni ficcanti e tambureggianti. I rossoneri hanno dei picchi altissimi in tre calciatori ma decisamente meno talento medio.
Il gruppo è stato cementato da mesi. Al netto della gara ininfluente del Maradona di mesi fa, questa Inter ha vinto e convinto. Il calciomercato è stato azzeccato. Restano dubbi sull’attacco, da vedere a regime. Dubbi per adesso accantonati, visto che Thuram segna e serve assist, Arnautovic è nel vivo. E non mancano certo le soluzioni da fuori, così come gli inserimenti dei centrocampisti.
Il primo anno Inzaghi ha sfruttato il lascito di Conte, pur avendo perso qualche pedina importante. Lo scorso anno è stato tribolato per larghi tratti, poi è nata una nuova Inter. La squadra che ha perso oltre 10 partite nel campionato scorso sembra essere un lontano ricordo. Nella prima fase perdeva contro le big, poi contro le piccole. Da quando ha trovato la quadra, la squadra nerazzurra perde poco e nulla.
L’Inter di Conte esibiva una solidità granitica. Quella di Inzaghi sembrava essere in balia delle onde, almeno nel contesto nazionale. In Europa la musica era diversa. Da Re di Coppe, l’ex tecnico della Lazio leggeva le gare in maniera diversa, non solo nei doppi confronti ma anche nei gironi. Non era affatto impresa facile eliminare quel Barcellona.
L’Inter tiene sì il baricentro alto ma il pressing è ragionato, scientifico e quindi non estremizzato. La squadra è in grande condizione. Tuttavia, la simbiosi e la sincronia nei movimenti esulano dal mero momento positivo. I ragazzi hanno riscoperto quella voglia di divertirsi che mancava dai tempi di Conte. Un’Inter effervescente quanto basta, con un denominatore comune in tutti gli effettivi: la concretezza. “Veniamo al sodo e andiamo in porta senza troppi fronzoli”.
Naturalmente è presto per decretare il de profundis di altre squadre e dare l’Inter come involata verso il titolo e la riconferma in Champions. Inzaghi dovrà dimostrare di che pasta è fatto quando arriveranno le prime difficoltà. Calendario fitto, infortuni, avversari in palla, decisioni arbitrali avverse, etc… Attenzione in particolare alla Supercoppa, che prevede due partite in Arabia Saudita e rischia di sfiancare fisicamente i calciatori.
Saranno tante le sfide che si presenteranno dinanzi al tecnico piacentino. I tifosi nerazzurri si auspicano una gestione diversa. E possono nutrire maggiore ottimismo, forti del cambio di marcia avviato probabilmente in quella notte di Lisbona…
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione