Siamo solamente alla seconda giornata, eppure si può già intravedere l’atteggiamento che Rudi Garcia intende dare al suo Napoli. La gara col Sassuolo ha certificato che pur utilizzando lo stesso sistema di gioco rispetto al recente passato, il 4-3-3, diametralmente opposto è l’approccio all’avversario.
In un calcio che l’allenatore francese vuole assolutamente meno rigido dal punto di vista tattico. Quindi, più libero, senza eccessivi dogmatismi, appare evidente la necessità di affidarsi alle iniziative dei singoli. Un destino che dipende molto dalla capacità di aggredire con tanti uomini, in modo sistematico, lo spazio dietro i difensori.
Una filosofia sicuramente a misura di Victor Osimhen, che al cospetto dei neroverdi, ha saturato il lato cieco alle spalle della retroguardia con una facilità disarmante.
Ovviamente, accantonato il pressing, almeno quello ultraoffensivo, orientato alla riconquista altissima del pallone, gli azzurri perdono qualcosina. Ma riescono comunque a piantare stabilmente le tende nella trequarti altrui. Pur traendo beneficio dal posizionarsi col baricentro a un’altezza media. Oggi, per esempio, hanno concesso alla squadra di Dionisi porzioni di possesso che fino a qualche mese fa avrebbero invece pretese per loro. Specialmente dopo il gol del vantaggio.
Possesso non compulsivo
In questo scenario, l’efficacia offensiva è subordinata ad altre soluzioni con cui i Campioni d’Italia attaccano la porta. C’è ancora la costruzione dal basso. Ma non in maniera compulsiva. Il palleggio diventa lo strumento per scoprire ampie zone di campo, da esplorare non necessariamente andando in verticale. Il cambio campo, infatti, ha consentito di sovraccaricare un lato. E poi saltare la pressione degli ospiti. Una giocata che favorisce clamorosamente l’inserimento del terzino opposto.
In ogni caso, il Napoli non fatica affatto. Perché il faro che illumina la manovra, ovvero Lobotka, si abbassa tra i due centrali difensivi, e da là produce gioco, sottraendosi alle grinfie di Bajrami o Pinamonti.
Inoltre la mossa Raspadori, schierato inizialmente in luogo di Kvaratskhelia, ha dato i suoi frutti. Le qualità associative di Jack hanno stimolato un maggior dialogo con i centrocampisti. Oltre a favorire l’inserimento di Olivera. La catena mancina ha ingannato il Sassuolo con l’uruguaiano che metteva i piedi sulla linea, garantendo l’ampiezza. Zielinski nel mezzo spazio e Raspadori a fluttuare da sottopunta per sottrarsi alla marcatura e far perdere le proprie tracce.
Baricentro basso e attenzione difensiva
Insomma, il “nuovo” Napoli alterna fasi di difesa posizionale a fiammate assai reattive, che incendiano il pubblico di Fuorigrotta.
Gli uomini di Garcia sono straordinariamente cinici in fase di non possesso, perché disegnano una sorta di 4-4-1-1 sotto la linea della palla. Con Raspadori e Politano che stringono la posizione vicino a Lobotka e Anguissa. Mentre Zielinski si muove alle spalle del centravanti nigeriano.
E’ chiaro che se scegli di abbassare il baricentro, permettendo al Sassuolo di dialogare, accetti consapevolmente di soffrire, portando il pericolo vicino all’area di rigore.
In definitiva, il Napoli non si impantana nelle pastoie dei principi voluti da Garcia. L’estro creativo di una squadra dalle indubbie qualità tecniche continua a incendiare le polveri piriche del proprio gioco. Dimostrandosi capace di saper cambiare pelle.
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