Javier Zanetti, leggenda dell’Inter e del calcio mondiale, compie oggi 50 anni. Javier Zanetti è simbolo di perseveranza, cuore, caparbietà, umiltà e lavoro. Non avrà avuto il talento di altre leggende della Serie A, ma con dedizione, grinta e abnegazione è considerabile tra i grandissimi.
Ma c’è un qualcosa in cui Zanetti è stato speciale ed è annoverabile tra i migliori di sempre: il body balance unito alla leggiadria nel tocco. “Pupi” aveva il baricentro basso e ha sviluppato una potenza incredibile ma, allo stesso tempo, danzava sul pallone. Il primo Zanetti era inarrestabile in progressione, non tanto per la velocità ma per la straordinaria coordinazione acquisita grazie a duri allenamenti. Come detto, non parliamo di un talento alla Maradona, ma di un calciatore che, seppur dotato tecnicamente, è riuscito ad acquisire il giusto mix di coordinazione, potenza, tecnica e rapidità grazie all’allenamento.
La sua applicazione come centrocampista completo o difensivo era “sublimemente” semplice. Con una longevità più unica che rara e una costanza da lasciare ammaliati, ha reso bello l’ordinario e l’ha ornato con momenti di pura brillantezza.
I numeri sono impressionanti: cinque Scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa UEFA e una coppa del Mondo per club; diciannove anni – 15 come capitano – e un record di 858 presenze per l’Inter, e 143 presenze per l’Argentina. L’atteggiamento umile di un gentiluomo di altri tempi ha costantemente avvolto quei numeri e momenti di brillantezza in un manto di modestia. Lui che da ragazzo studiava e lavorava prima di andare ad allenarsi.
Lui che fu scartato dall’Independiente perché troppo magro ma non mollò. Lui che rischiò di morire da neonato a causa di una crisi respiratoria. Lui che ha amato il calcio alla follia ed è riuscito a emergere tra mille difficoltà. E pensare che quando arrivò all’Inter assieme a Rambert, il connazionale, poi rivelatosi meteora, gli rubò la scena…
Dopo quasi 4 lustri di epopea nerazzurra, anche la sua carriera da calciatore doveva finire. Nonostante la cura maniacale per il corpo e l’amore per lo sport anche Zanetti è umano. Dopo il grave infortunio al tendine d’Achille, Zanetti tornò in campo nel 2014: prova schiacciante della sua dedizione, forma fisica e forza d’animo. Zanetti ha messo a referto 12 presenze nel 2014, l’ultima delle quali, il 18 maggio, a soli tre mesi dal suo 40° compleanno.
Javier Zanetti è stato, è e sarà un esempio dentro e fuori dal campo. Paolo Maldini, campione di longevità del Milan, ha definito Zanetti il suo “nemico più rispettato”. Ryan Giggs ha citato Zanetti come il suo “avversario più difficile”, e lo ha etichettato come “un giocatore completo”. Maradona, parlando prima dello smacco dei Mondiali 2010, ha detto: “Zanetti è meglio di tutti noi messi insieme”.
Il mondo ipocrita del calcio moderno vanta sempre meno gentiluomini vecchio stampo e sforna esempi quantomeno discutibili. Javier Zanetti ha contrastato questa tendenza attraverso valori improntati su duro lavoro, onestà e professionalità. È per questo che rimane uno dei calciatori più rispettati e amati nella storia. Rispettati e ammirati anche dai tifosi avversari…

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione