Il City di Pep Guardiola ha stracciato il Real Madrid poco più di tre settimane fa. In finale i Citizens affronteranno stasera la coriacea Inter. Si preannuncia una gara in stile quelle del Dream Team USA contro una forte nazionale europea. Simone Inzaghi deve sperare in una serata non brillante dei Blu di Manchester.
Seconda finale per Pep alla guida del Manchester City. Squadra ben superiore rispetto a quella di due anni fa. Adesso c’è il grande centravanti e la rosa ha compiuto quello step in più in termini di consapevolezza.
Quel Barcellona che ha vinto la Champions 2011 ha strabiliato e divertito. Le similitudini con i Citizens di adesso vi sono, ma non sono neanche troppe. Alzi la mano chi ritiene ancora che Pep giochi con il tiki-taka. Abbiamo visto sprazzi di questo gioco nelle scorse annate. Adesso è un mix di giocate avvolgenti e imbeccate.
12 anni nel calcio sono un’infinità. Esteticamente questo City è ben superiore al Tiki Taka del Barcellona.
Propone un diverso cambio di ritmo e un possesso non di culto ma funzionale. Quella squadra faceva leva quasi totalmente sul possesso. Aveva picchi più alti in determinati giocatori. Ci riferiamo a Messi, Xavi, Iniesta e Daniel Alves. La squadra attuale è più fisica e veloce, pur non avendo un Messi dei tempi d’oro.
Quel Barcellona lo potevi disinnescare intasando le linee di passaggio e difendendo compatti senza offrire campo. Nel 2010 ci è riuscita l’Inter, disputando due gare memorabili. A livello di automatismi difensivi i Blaugrana avevano dei punti deboli, i quali prescindevano naturalmente dagli uomini in campo.
La differenza tecnica tra Daniel Alves e Walker è abissale a favore del primo. Adesso non vi sono uno Xavi o un Iniesta. Il principale creatore di gioco è De Bruyne, che possiede caratteristiche diverse rispetto alla Pulga. C’è da dire tuttavia che giocatori come Bernardo e Grealish sono dotati di struttura fisica e cambio di passo importanti. Fisicamente devastanti anche i centrali, che consentono di giocare altissimo.
La continua evoluzione di Guardiola ha fatto sì che giocasse con quattro centrali di ruolo in formazione, anche con uno di essi a centrocampo. Vedasi Stones contro il Bayern. In questi anni in Inghilterra ha lavorato tanto sulla tensione verticale del suo calcio. Lo scorso anno la costruzione si svolgeva con un 4-2, con uno sviluppo che veniva estremizzato fino a un 3-1-6.
Quest’anno è arrivato Haaland, ragion per cui Pep ha dovuto sperimentare una fase di transizione. Nel 2+3 di costruzione, con uno dei centrocampisti offensivi vicino a Haaland, si sentiva che mancava qualcosa. L’inizio poco brillante non sembrava tanto dovuto alla condizione, bensì ad alchimie tattiche ancora da ottimizzare.
Il tecnico catalano ha cambiato nuovamente registrato. Difesa a tre pura in fase di costruzione, rinuncia a un ex inamovibile come Cancelo e a Foden. Si è materializzato questo giusto mix tra calciatori addetti alla costruzione e quelli dediti alla verticalità. Gli equilibri sono giustappunto garantiti dal maggior numero di difensori puri. Anche con la difesa a tre, pur non partendo inizialmente a centrocampo, Stones giostra sulla stessa linea dell’equilibratore Rodri.
Facendo seguito a una serie di esperimenti, l’allenatore ha finalmente raggiunto un compromesso ideale. Il possesso palla, ovvero il controllo del pallone, viene mantenuto, ma la presenza di più difensori evita rischi difensivi. In attacco il gioco è poi fondato sulle verticalizzazioni per Haaland. Il norvegese è uno dei calciatori che accelerano. Tra gli altri pensiamo a De Bruyne e Bernardo. Questi due sono i più temerari della squadra, data la loro propensione a cercare la giocata e farlo con il giusto timing.
Gli step evolutivi di Guardiola sono stati molteplici. Basti pensare alla transizione dai “falsi terzini” ai quattro centrali di ruolo in formazione. Centrali che, da un lato consentono di giocare alto, viste le caratteristiche. Centrali che, al contempo, riescono anche a mantenere la linea più bassa, puntando poi alle transizioni rapide verso il fuoriclasse norvegese.
Il Barcellona 2011 vinceva grazie al possesso e ai cambi di passo di Leo Messi. Il City attuale ha un piano B, un piano C, un piano D, etc… Guardiola è un allenatore che sorprende sempre e trova soluzioni assolutamente uniche. Ora attende la quadratura del cerchio, quel 10 maggio che si avvicina…
Il celebre Riccardo Cucchi ha scritto sul gioco di Pep: “È palleggio stordente che porta sempre alla conclusione. È calcio di dominio nel possesso senza rinunciare alla concretezza. A ritmi vertiginosi. È calcio nella sua accezione moderna più pura”. Cucchi ha aggiunto che questa squadra ha superato quel Barcellona come idea di calcio. Affermazione oggettiva. Pep non solo è al passo con i tempi, ma è lui stesso a creare nuove epoche della tattica calcistica.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione