Quando un calciatore termina la propria carriera, spesso in molti pensano “Cosa sarebbe potuto essere se solo…”. Alcuni calciatori nascono semplicemente nella generazione sbagliata. Questa generazione è una generazione in cui la lealtà nei confronti di una squadra è merce rarissima e le speranze di una nazione in Coppa del Mondo non dipendono solo dalle aspettative, ma continuano a ondeggiare nel vento, penzolando dal cappio del boia. Steven Gerrard calciatore, e Steven Gerrard capitano, è uno dei tragici eroi di questa generazione.
Se il calcio fosse una tragedia greca, Gerrard si adatterebbe perfettamente alle caratteristiche tipiche dei suoi eroi tragici.
Un eroe tragico non è privo di difetti. La perfezione è un mito e nessun uomo è perfetto. Ognuno è tormentato dalla decisione e dall’indecisione, ossessionato dai suoi fallimenti, “ospiti” della mente che si rifiutano di lasciarci. Steven Gerrard non fa eccezione. E Anfield Road rappresenta la sceneggiatura perfetta per chi sogna di scrivere una storia d’amore con il proprio popolo.
Stevan Gerrard ha avuto il dono della sana arroganza, il senso di estremo orgoglio o di fiducia in se stesso, che si manifesta in una sicurezza di se al limite dell’arroganza e si traduce in decisioni e azioni che sono considerate come un’offesa pronunciata o compiuta contro gli Dei. La sicurezza in se stessi è tutto, ma per acquisirla bisogna confrontarsi con la realtà, mettersi in gioco. Non arriva dal nulla, non la si assorbe dall’aria, per osmosi. È la costante visualizzazione mentale a darti fiducia nel tuo talento.
Gli Dei del calcio sono stati ingenerosi e sadici nei confronti di Steven Gerrard, almeno a livello locale. Nel 2014, con il suo scivolone nel match contro il Chelsea, anche il titolo di Premier League è scivolato via al Liverpool, come granelli di sabbia da un pugno sempre più stretto.
Gli antichi greci credevano che la propria mente, il proprio corpo e la propria anima debbano essere sviluppati e preparati affinché l’uomo possa vivere una vita di arête, virtù ed eccellenza. Le prestazioni di Steven Gerrard con Liverpool e nazionale inglese hanno offerto al pubblico una dimostrazione di questa ricerca dell’eccellenza. Fisicamente, Gerrard, un vero e proprio soldato con addosso la divisa del Liverpool, attraverso la sua corsa implacabile, correva da una parte all’altra del campo, da calciatore totale. Vinceva contrasti, ci metteva grinta, serviva assist e segnava gol fondamentali e spesso decisivi.
Le sue prestazioni fuori dall’ordinario divennero la norma, il tutto con un senso di bellezza e costanza che quasi faceva passare in secondo piano l’efficacia delle sue giocate. Quando per molti calciatori il pallone scottava in certe partite, questo centrocampista nato a Whiston arrivava da dietro dopo una corsa frenetica e scaricava il pallone alle spalle degli estremi difensori avversari. Basti pensare che ha timbrato il cartellino nelle due finali europee vinte dal Liverpool con lui in campo.
Che si trattasse di una corsa in avanti a tutta velocità, o di un semplice passaggio filtrante, Gerrard diventava il padrone di quella partita. Dal 1998, innumerevoli dimostrazioni di genialità tecnica e fisica hanno entusiasmato la folla da Anfield a Istanbul, semplificando la vita dei suoi compagni, e tormentando gli avversari mentre il ragazzo del Merseyside diventava il capitano del Liverpool e dell’Inghilterra.
Come tutti gli eroi tragici, Steven Gerrard ha bagnato le acque torbide dell’até; un momento di follia suprema derivante dalla sana arroganza, che alla fine ha portato alla caduta di un eroe. Gerrard, esempio di costanza, classe e impegno in campo, ha vissuto alcune pagine nere della sua carriera da calciatore e non solo.
Nel 2004, Gerrard flirtò con il Chelsea prima di tornare con i suoi passi. Più di una volta si è reso protagonista di risse in locali, la prima delle quali, tra quelle famose, sarebbe avvenuta nel 2008. Dulcis in fundo, nel 2014 lo scivolone che costò il titolo al Liverpool. Nonostante abbia vinto titoli europei con il Liverpool (fermo restando che non ha mai vinto la Premier), Steven Gerrard è diventato l’Atlante della nazionale dei Tre Leoni, l’uomo che portava il peso della perpetua delusione per la nazionale.
Questo instancabile ragazzo dal viso sveglio che il mondo vide scendere in campo per la prima volta contro il Blackburn Rover 1998 è diventato un generale indurito in cerca di vittorie che non è mai riuscito a conseguire. Ci si riferisce chiaramente alla Premier e al Mondiale o all’Europeo con la nazionale.
E poi c’è la nemesi, la dea greca del castigo, la forza della giustizia risoluta e implacabile a cui nessuno sfugge. La carriera di Gerrard non è priva di vittorie e di eccellenza. Ha assaporato il dolce gusto della vittoria, ma la sua nemesi è data dal fatto che non potrà mai recuperare i fasti del passato che il suo club e il suo Paese bramano così disperatamente.
Il Liverpool non avevano mai vinto la Premier League, ma solo la First Division. I Reds hanno ottenuto il tanto agognato trionfo in Premier League nel 2020, quando Gerrard aveva già lasciato la squadra da anni. Le coppe europee vinte con la maglia dei Reds sono indelebili e il marchio del campione inglese è stato tangibile. Tuttavia il calcio è pieno di cinici e iconoclasti, che non rendono sufficiente merito ad alcuni calciatori.
Gerrard è un membro di una confraternita selezionata di giocatori che erano capitani ancor prima di ricevere la fascia al braccio. Ha dato l’esempio fin dai suoi primi giorni con la maglia dei Reds, imponendosi come leader. È in via di estinzione la figura del generale in campo, il calciatore che vive e muore in campo ogni settimana per la sua squadra, i suoi compagni e i suoi sostenitori. Gerrard incarna questa etica.
Il calcio moderno è come una patacca dorata. Un metallo poco nobile può essere placcato d’oro, ma la cui base rimane mediocre. Steven Gerrard, tuttavia, è una delle rare eccezioni. Giocatori come lui sono diventati sempre più rari. Il tutto nonostante non sia riuscito a conquistare la tanta agognata Premier. E nonostante non abbia ricevuto il rispetto che avrebbe meritato, scegliendo di rimanere al Liverpool, rifiutando il Chelsea nel 2004.
Per quanto riguarda la nazionale inglese, da leader, quando aveva bisogno che la somma fosse maggiore delle parti, queste ultime hanno deluso. Gerrard, in qualità di capitano di più spedizioni finite male, è stato naturalmente travolto dal peso delle critiche e ha dovuto condividere con il fatto che le nazionali che ha capitanato nelle grandi competizioni non erano composte da calciatori con il suo stesso livello di intensità, applicazione e passione.
Nonostante le delusioni, c’è da dire che Steven Gerrard ha giocato nella squadra che ha amato e da cui ha ricevuto in cambio lo stesso amore. Giocatori come lui sono, appunto, rarissimi. Capitani come lui non sono presenti in tutte le generazioni. Eppure, aver avuto l’opportunità di viverlo è uno dei più grandi privilegi della nostra intera vita da appassionati di calcio. Si può dire che Steven Gerrard è fatto di ghisa, mentre l’attuale generazione di calciatori sembra essere fatta di vetro.
Quando il Liverpool aveva bisogno di un capitano disposto a svolgere il ruolo di motorino instancabile, ad essere un talismano, un uomo duro e decisivo nonché un leader del popolo, Steven Gerrard ha abbracciato questa responsabilità. Quando l’Inghilterra ha avuto bisogno di un leader che non fosse noto più per incidenti fuori dal campo che per il suo valore in campo, che non avesse perso il rispetto dei suoi compagni di squadra e dei suoi tifosi e che non fosse distratto dallo status di celebrità, ha trovato Steven Gerrard.
Nel calcio, i giocatori vanno e vengono. Alcuni vincono tutto, altri terminano la carriera con una bacheca vuota. L’ex capitano dell’Inghilterra rimane un vincitore, nonostante non abbia raggiunto due dei suoi obiettivi di vinta. La storia di Steven Gerrard non finisce qui, né la sua influenza sul calcio inglese. Oggi ha compiuto 43 anni e da allenatore sta facendo vedere cose molto interessanti. Fuor di retorica, sarebbe romantico vederlo alla guida del Liverpool quando l’avventura di Klopp sarà terminata.
Steven Gerrard ha appeso gli scarpini al chiodo negli USA nel 2016, dopo aver lasciato i Reds all’apice della carriera. Ma non arriverà mai il giorno in cui non sarà considerato il capitano e condottiero del Liverpool.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione