La Roma affronterà domani il Siviglia nella finale di Europa League. La squadra di José Mourinho è, sulla carta, la chiara favorita per la vittoria finale. Eppure in queste gare secche la carta rischia di diventare carta straccia.
Ambo le squadre vengono da campionati deludenti. La Roma è sesta in classifica, se non altro per la penalizzazione della Juve, con gli stessi gol della Salernitana. Il Siviglia è nono in Liga, a pari merito di Girona e Rayo Vallecano, dietro all’Osasuna. Mendilibar, un carneade, ha fatto risalire la china agli andalusi.
Come rosa la Roma è indubbiamente superiore. Mourinho ha inoltre decisamente più esperienza rispetto all’omologo ex Eibar. Eppure, contro la Juve alcuni calciatori “vecchi” hanno ritrovato la verve dei tempi migliori. Pensiamo a Fernando (classe ’87), Rakitic (’88), Navas (’85) e Papu Gomez (’88). A segnare le reti contro i bianconeri sono stati due calciatori che non hanno certo lasciato un buon ricordo in Italia, come il 30enne Suso e il 31enne Lamela. L’uomo più temuto è senza dubbio Youssef En-Nesyri. Il bomber marocchino ha timbrato poche volte il cartellino in Liga, ma tante in Europa League.
Viste le rose non eccelse con cui il Siviglia ha vinto le Europa League (alcune delle quali con oggettive complicità arbitrali) non possiamo non pensare a una componente sovrannaturale che interviene in questa coppa. I patti con il diavolo rimandano a Faust, Rasputin, Totò, Paganini o Bulgakov. Fatto sta che gli andalusi in questa competizione si trasformano.
I più razionali vedono in questi successi una consapevolezza dovuta ai successi precedenti, infusa anche ai nuovi arrivati. E, di concerto, le paure che subentrano negli avversari, seppur sulla carta ben superiori, quando hanno a che fare con una squadra che ha fatto incetta di coppe in questa specifica competizione. Ricordiamo che, incredibilmente, il Siviglia ha ottenuto il suo miglior risultato in Champions con il tanto bistrattato Montella alla guida.
Quel Montella che eliminò Mourinho. Giustappunto il Siviglia eliminò Mou in Champions. Le finali di coppa sono terreno fertile per il portoghese. Ricordiamo la vittoria dell’Europa League nel 2017 alla guida del Manchester United. Proprio Mou è l’uomo ideale per spezzare l’incantesimo. La Conference League sarà una competizione minore, ma è un ottimo viatico per conferire quella consapevolezza europea.
I giallorossi vantano comunque una difesa che ha subito poco in campo internazionale. Frutto di un gioco attendista, con tanti calciatori ad aiutare i centrali, senza naturalmente rinunciare al contropiede. Se fuori dal campo l’asso è Mourinho, le speranze sul terreno di gioco sono tutte riposte in Paulo Dybala. Senza la Joya la Roma ha fatto ben poco in campionato. L’argentino è l’unico calciatore in grado di creare occasioni dal nulla, grazie a passaggi illuminanti, tiri a giro, punizioni, etc… Vista la sua fragilità è stato preservato per domani, dove può partire titolare.
I residuati bellici sono materiali all’apparenza vecchi e inutili, ma pericolosi se non resi inoffensivi. Tutto si può dire del Siviglia tranne che non abbia esperienza. Suso è un calciatore mal sopportato a Milano e non certamente brillante in Liga, ma che può essere molto pericoloso le poche volte in cui si accende. Rakitic e Fernando non sono calciatori “da giro”, ma da “grande classica”.
Una finale per il Siviglia è una grande classica come per Bartoli o Bettini, senza scomodare naturalmente un Girardengo, che un paio di giri li ha vinti. Nell’arco delle 38 partite gli andalusi palesano enormi limiti di tenuta. L’Europa League è però casa loro e cambia tutto. Compito di Mourinho e dei suoi ragazzi è tenere sotto controllo i “residuati bellici”.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione