Zakaria Aboukhlal si è reso protagonista di due episodi che hanno fatto discutere. L’esterno del Tolosa si è rifiutato di indossare la maglia LGBT nella giornata di Ligue 1 dedicata alla lotta all’omofobia, non accettando di scendere in campo nella gara contro il Nantes.
Il 23enne nativo di Rotterdam aveva rilasciato queste dichiarazioni: “Ho preso la decisione di non prendere parte al match. Innanzitutto, voglio sottolineare che tengo la massima considerazione per ogni individuo, indipendentemente dalle preferenze personali, dal genere, dalla religione o dal background. Questo è un principio che non sarà mai sottolineato abbastanza. Il rispetto è un valore che stimo molto, si estende agli altri, ma comprende anche il rispetto per le mie convinzioni personali. Quindi, non credo di essere la persona più adatta a partecipare a questa campagna. Spero sinceramente che la mia decisione venga rispettata, così come tutti desideriamo essere trattati con rispetto“.
Discorso piuttosto complesso, nel quale si rischia di travalicare quei margini sfumati tra rifiuto del politicamente corretto e discriminazione. Da un lato queste campagne sono intrise di finto perbenismo, in quanto le istituzioni non stanno facendo un bel nulla per punire severamente le discriminazioni. In Italia assistiamo a vomitevoli discriminazioni tout court in ogni santa giornata di campionato. Esiste un demenziale tariffario per le multe e gli infrattori restano impuniti.
In tal senso Aboukhlal avrebbe potuto tacciare di ipocrisia queste campagne, muovendosi in maniera fattiva contro le discriminazioni di ogni tipo. Alle belle parole su questa presunta “massima considerazione per ogni individuo a prescindere da qualsiasi preferenza”, il giocatore marocchino non ha dato seguito.
Ricordiamo che Zakaria Aboukhlal è nato in Olanda da padre libico e madre marocchina. Ha optato per la nazionale del Paese di origini della madre. Il ragazzo è cresciuto in Olanda in una famiglia musulmana. D’altronde il campionato olandese, dove ha militato recentemente, e quello francese, dove milita adesso, pullulano di calciatori di fede musulmana. Calciatori che aderiscono alle varie iniziative.
Contestualmente a questa decisione, Aboukhlal aveva fatto discutere per una dichiarazione a dir poco infelice nei confronti di Laurence Arribagé. Quest’ultima è vicesindaco della città di Tolosa ed ex membro dell’Assemblea nazionale francese. La Arribagé aveva chiesto un po’ di silenzio durante il discorso di Philippe Montanier, allenatore della squadra dell’Occitania. La risposta di Aboukhlal è stata sconcertante, per usare un eufemismo: “A casa mia le donne non parlano così agli uomini“.
No, non si può giustificare il calciatore affermando che l’islam prevede un ruolo di sottomissione delle donne. Chi scrive ha vissuto in Paesi islamici. Fermo restando la presenza di singole persone con pensieri a dir poco pessimi, come ve ne sono in Occidente, la stragrande maggioranza delle persone prenderebbe le distanze da Aboukhlal.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione