Charles De Ketelaere è arrivato al Milan con il tifo rossonero fervido di aspettative. Attese finora mal riposte. Il rendimento del belga è stato ampiamente sotto gli standard mostrati al Bruges. Finora le presenze in stagione sono state 37, molte dei quali spezzoni, non condite da alcun gol.
Le parole di Marco Tardelli riecheggiano ogniqualvolta si osserva il viso spaurito del 22enne nativo di Bruges: “Mi dispiace molto per De Ketelaere, si vede proprio il terrore in volto, non gli riesce niente”. Del trequartista raggiante e leggiadro ammirato nelle due stagioni precedenti in Belgio resta appena un’immagine sbiadita.
Paolo Condò aveva affermato che il ragazzo ricorda molto il Bergkamp dell’Inter. In effetti i due sono simili per il modo di giocare, sono nati ad appena 250 km di distanza e condividono il fatto di essere trequartisti fisici.
Eppure, ad onor del vero, c’è una bella differenza. Definire fallimentare l’esperienza di Bergkamp in nerazzurro significherebbe essere disonesti intellettualmente. L’ex Ajax, squadra con cui aveva vinto Coppa UEFA e Coppa delle Coppe, ha comunque realizzato 18 gol nella prima annata in nerazzurro. Non eccelso in campionato, proprio come Bonjek si accendeva nelle magiche notti europee. Nel 1993/1994 ha conquistato una Coppa UEFA da protagonista proprio con i nerazzurri.
De Ketelaere non ha fatto vedere nulla del suo repertorio. Il ragazzo, pagato profumatamente, non sta facendo vedere nulla del suo repertorio. Gli tremano le gambe, ma non solo. Le difficoltà sembrano non solo tattiche ma anche di natura tecnica. Il non essersi ancora sbloccato fa sì che non si sia scrollato ancora di dosso un peso così oberante. Bergkamp ha disputato due stagioni in chiaroscuro, segnando tra l’altro, al San Paolo, uno dei gol più belli della sua carriera. Una rete alla Roberto Baggio, o alla Maradona, nel tempio di Diego.
Ogni volta che si ritrova dalle parti del portiere avversario, l’ex Bruges sembra avere il braccino. Le sue giocate sono spesso condizionate da questo timore reverenziale nei confronti della porta avversaria. Parafrasando Bobo Vieri, magari succede che dopo il primo gol il ragazzo ne segnerà tanti in successione. Ci sono partite e periodi in cui non entra nulla ed altri in cui va tutto alla grande.
Il problema di De Ketelaere è questa atavica sterilità offensiva. A ciò si aggiungono scelte sbagliate in fase di rifinitura. Basti pensare che il belga ha servito l’unico assist oltre otto mesi fa! La collocazione tattica è un problema, ma Pioli lo ha messo nel suo ruolo, spostandolo talvolta anche sulla fascia.
La situazione di De Ketelaere insegna, qualora ve ne fosse bisogno, che l’ambientamento di un calciatore proveniente dall’estero non è mai univoco. Chi scrive era molto fiducioso sull’impatto del belga in Italia. Finora è stato smentito. La Serie A è un campionato adatto a determinati tipi di calciatori. Non sono fondamentali strappi e velocità fisica in Premier. Contano molto di più velocità di pensiero, rapidità e giocate nello stretto…

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione