Johan & Jordi Cruyff e la sfida al regime franchista

Saint Jordi è il patrono catalano e il simbolo della Catalogna. Questo nome è, naturalmente, legato a doppio filo con il calcio. Quando Johan Cruyff, diventato papà, si dirige all’anagrafe di Barcellona per registrare il neonato e porta con sé i documenti olandesi. Vuole far chiamare il figlio in onore del Santo patrono, nonostante sia agnostico.

L’ufficiale dell’anagrafe, tuttavia, nega la registrazione del neonato come Jordi. Il motivo? Il regime franchista ha varato da tempo una politica di repressione delle lingue indipendentiste: basco, galiziano e, naturalmente, basco.

Il castigliano è pertanto l’unica lingua consentita. «Può cambiarlo in Jorge. Questa è l’unica variante che possiamo accettare». Johan non demorde: «Questi sono i documenti olandesi, con il nome Jordi, che vi piaccia o no. Fatevi una fotocopia. Se le persone mi dicono che non possono fare qualcosa, voglio almeno che sia giusto».

Per evitare un incidente diplomatico, vista la portata planetaria della fama di Johan Cruyff, gli impiegati dell’anagrafe cedono. Pochi giorni dopo la nascita del neonato, il Barcellona demolisce il Real nel Clásico per 5-0. Un risultato ripetutosi poi ai tempi di Pep Guardiola.

Manuel Vasquez Montalbán scrive: «1:0 per Barcellona – 2:0 per la Catalogna – 3:0 per San Jordi – 4:0 per la democrazia – 5:0 contro il Madrid».

Il fuoriclasse olandese è stato davvero integrato nel catalanismo. Cruyff non ha fatto inoltre mistero di detestare il franchismo. La storia dei legami del Real Madrid con Franco calza a pennello con i consueti discorsi in voga a Barcellona. Nella città catalana, i tifosi vedono il club della capitale come simbolo dell’ordine costituito e della Spagna conservatrice e centralizzata, mentre essi stessi simboleggiano la democrazia e l’indipendenza della Catalogna – i coraggiosissimi perdenti, che hanno avuto successo nonostante l’intensa persecuzione del regime.

Inoltre, come l’Athletic Bilbao, il Barcellona è stato costretto a modificare il proprio nome e gli fu ordinato di rimuovere la bandiera catalana dal suo stemma. Come racconta Franklin Foer nel suo libro Come il calcio spiega il mondo, quando le truppe di Franco, una volta conquistato il potere, entrarono in città, “tra quelli da punire c’erano in ordine: i comunisti, gli anarchici, i separatisti e il Barcellona Football Club. A tal punto che quando il suo esercito lanciò l’offensiva finale bombardarono il palazzo dove erano custoditi i trofei del club”. Il Barcellona fu costretto quindi a cambiare il proprio nome da “Barcellona Football Club” a “Club de Futbol Barcelona”.