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A 17 anni di distanza si torna a parlare dello scandalo sportivo che ha colpito il calcio italiano, in particolare la Juventus con la retrocessione in Serie B, la revoca di due scudetti (quelli vinti nel 2004-2005 e del 2005-2006, che fu poi assegnato all’Inter) per illecito associativo e la radiazione a vita gli ex dirigenti della Juventus Luciano Moggi e Antonio Giraudo, oltre all’ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini. La sensazione, però, è che qualcosa sia rimasto in ombra: qualche cavillo da chiarire, qualche prova da verificare. Proprio Luciano Moggi, nel programma d’inchiesta Report andato in onda ieri su Rai 3, ha consegnato la famosa chiavetta USB, con dentro 170.000 intercettazioni telefoniche, ai giornalisti di Report, i quali ne hanno approfittato per raccontare la verità.

La trasmissione d’inchiesta ha ricostruito l’altra faccia di Calciopoli, che include incontri segreti, operazioni di spionaggio e documenti fatti sparire oltre a pressioni politiche. Il tutto parte dal 5 maggio 2002, quando l’Inter perse lo Scudetto all’Olimpico con il sorpasso all’ultima giornata della Juventus. Nello speciale, Paolo Bergamo – ex designatore degli arbitri dal 1999 al 2005 – rivela come Massimo Moratti lo abbia chiamato per un colloquio in cui gli ha chiesto spiegazioni sul perché l’Inter fosse invisa agli arbitri dopo la perdita dello scudetto.

Moratti (dopo lo scudetto perso il 5 maggio 2002) mi chiamò per andare a cena con lui. Sono andato a casa sua ai primi di luglio, ci mettiamo a sedere io, lui e le nostre mogli. Nemmeno 5 minuti e mi fa: lei mi deve dire perché gli arbitri ce l’hanno con l’Inter. Lui sosteneva che noi mandavamo arbitri ostili all’Inter, per farla perdere.. Le indagini organizzate da Moratti demandate a Tavaroli? Non erano legali queste indagini, hanno dato origine a richieste di risarcimento danni. Ne sono certo”.

LA RISPOSTA DI MOGGI

Dopo le prime denunce, iniziano le indagini e Luciano Moggi viene intercettato durante una conversazione telefonica con l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Fu Berlusconi a dirmi che ero intercettato. Mi disse: guarda ci sono delle intercettazioni che però non c’è niente di penale… per cui il problema non si pone“. Durante la puntata, l’ex dirigente juventino svelerà un nuovo segreto riguardo alla Nazionale del 2006 e all’intervento di Guido Rossi, commissario straordinario della Figc, che avrebbe tentato di impedire la partecipazione di importanti giocatori come Marcello Lippi, Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro ai Mondiali. Lippi risponde così: “Non so nulla”.

UN’ALTRA CONFESSIONE DI BERGAMO

Paolo Bergamo fa poi un’altra confessione piuttosto importante, che tira in ballo quello che all’epoca era uno dei collaboratori più stretti di uno dei personaggi di spicco della politica italiana, l’onorevole Nicola Latorre, politico molto vicino a Massimo D’Alema e che in quegli anni gli avrebbe confessato l’esistenza di un patto di ferro, a livello di grandi rappresentanti del mondo imprenditoriale, per estromettere dalla Juventus Luciano Moggi ed Antonio Giraudo. “C’era un accordo industriale tra Tronchetti Provera e Luca di Montezemolo. Grande Stevens, Gabetti e gli Elkann. Io ho saputo prima che Moggi e Giraudo li stavano facendo fuori, me l’aveva detto l’onorevole Latorre. La cordata formata doveva portare John Elkann a capo del gruppo Fiat, mentre la presenza di Giraudo e Moggi prevedeva che Andrea Agnelli sarebbe andato a capo. Riuscii dopo tanti tentativi a essere ricevuto dall’avvocato degli Agnelli, Galasso. Mi disse testualmente: Bergamo, io sono tifoso della Juve. In casa Agnelli si è preso in giro dieci milioni di tifosi, facendo apparire cose nelle quali ci sono cose che sappiamo vere. Non se la prenda, non dico altro, è una cosa che nasce nelle nostre teste“.

Latorre, in risposta alle domande del giornalista di Report riguardo alla sua affermazione, ammette solo di aver comunicato al designatore degli arbitri la propria opinione: “stava per finire la prima repubblica del Calcio“.

L’EX PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI NAPOLI

Dopo aver parlato delle Sim svizzere distribuite da Moggi a Pairetto e Bergamo per evitare di essere intercettati, l’ex arbitro Paparesta ha rivelato le pressioni subite dagli arbitri in quegli anni: “Tante volte alcuni dirigenti sono entrati negli spogliatoi degli arbitri. Non è che ogni volta ti metti a fare il ‘maestrino’ e lo segnali“. Giandomenico Lepore, l’ex procuratore della Repubblica di Napoli che indagò sull’inchiesta Calciopoli, rivela che le indagini subirono un arresto a causa di una fuga di notizie e non furono in grado di scoprire completamente un sistema poco trasparente. “Iniziammo con la Juventus perché avevamo più elementi, dovevamo passare ad altre squadre. C’erano anche altre squadre, quasi tutte, diciamo la verità. Un bel giorno uscì un supplemento dell’Espresso che riportava tutte le intercettazioni. Automaticamente i telefoni furono chiusi e rimase solo la Juventus. Chi diede le carte? Avevamo sospetti, ma elementi di prova mai avuti. Non lo sappiamo. Se fossimo andati avanti, ci sarebbero state altre squadreDopo la Juve, era pronta l’Inter“.

CARRARO, RODOMONTI, DE SANTIS E LE PRESSIONI DELL’INTER SUGLI ARBITRI

Ci sono prove che suggeriscono che non solo la Juventus, ma anche altri club cercassero di influenzare gli arbitri, come dimostrato dalle intercettazioni in cui l’ex presidente della Figc Carraro chiede a Bergamo di non penalizzare l’Inter prima di una partita contro la Juventus. Designato per quella partita fu l’arbitro Rodomonti che fu catechizzato a dovere da Bergamo: “Mi aspetto che non sbagli niente. C’è una differenza di 15 punti tra le due squadre. Se hai un dubbio, dammi retta, pensa a chi sta dietro“. Nella partita, Rodomonti avrebbe dovuto dare un cartellino rosso a Toldo invece di uno giallo, ma nonostante ciò l’Inter è riuscita a rimontare la Juventus e ottenere il pareggio.

Il 20 aprile 2005, l’Inter avrebbe vinto contro la Juventus grazie ad un presunto favore arbitrale confermato dalle intercettazioni. La Juventus protestò con un silenzio stampa, mentre De Santis ammise in una telefonata intercettata di aver favorito l’Inter: “Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non ci era mai riuscito nessuno nella storia del calcio”. Infine il capitolo dell’Inter si chiude con due intercettazioni che tirano in ballo anche Giacinto Facchetti, ex presidente nerazzurro deceduto il 4 settembre 2006. La prima riporta un dialogo nel 2005 con l’allora vicepresidente Figc, Innocenzo Mazzini, per un certificato falso inviato per far rientrare in anticipo il difensore Andreolli dagli impegni con la Nazionale, la seconda invece riguarda una telefonata con Bergamo in cui si raccomanda riguardo alla designazione dell’arbitro Bertini.

Mi raccomando, facciamo in modo che Bertini…“. E dopo la partita: “Incrementiamo lo score delle vittorie, è un ragazzo intelligente che ha capito come si cammina“. Gianfelice difende la posizione di Facchetti con una dichiarazione letta dal conduttore Sigfrido Ranucci su Report: “Mio papà non ha mai chiesto favori agli arbitri“.

CELLINO INTERVIENE

Massimo Cellino, ex presidente del Cagliari, è una delle persone interpellate da Report riguardo al clima negli anni di Calciopoli. Durante l’intervista ha raccontato un aneddoto che coinvolge Silvio Berlusconi, Luciano Moggi e l’ex ministro dell’Interno Pisanu. “Mi chiama Berlusconi e mi chiede di candidarmi (alla presidenza della Regione Sardegna). Io gli dissi che un presidente di calcio non deve fare il politico. Riprende il campionato e subito arrivarono contro il Cagliari tre, quattro arbitraggi contro devastanti. Perdemmo tre partite di seguito in maniera vergognosa. Vado a Roma a casa di Berlusconi per parlare, c’era anche il ministro Pisanu. Ancora a dirmi che mi dovevo candidare… Io gli dissi sì e mi lamentai del fatto che gli arbitri mi stavano massacrando. Berlusconi guardò Pisanu e disse: ‘Ministro, chiami Carraro e gli dica che gli arbitri devono essere giusti nei confronti del Cagliari’. Pisanu gli rispose: ‘Chiamo Moggi, che è meglio”. Berlusconi diventò bianco”. Il racconto di Cellino poi prosegue con un altro episodio: “Perdetti una partita col Milan a San Siro per un errore arbitrale. Dopo la partita salutai l’arbitro e mi disse ‘diglielo a Luciano…’ Poi mi sono reso conto che la vittoria del Milan portava i rossoneri al primo posto con la Juve. L’arbitro era molto preoccupato”.

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