Verso il Derby d’Italia, Juventus ai raggi X: l’attacco non concretizza, difesa il fiore all’occhiello

Una 27° giornata da brividi quella che andrà in scena questo weekend, a partire da oggi con Sassuolo-Spezia e Atalanta-Empoli. Due le partite da cerchiare, due Derby: quello della Capitale (domenica alle 18) e quello d’Italia tra Inter e Juventus. Tra nerazzurri e bianconeri, tradizionalmente, non sono mai state partite banali, anzi, rappresentano l’agonismo puro nell’arco di 90 minuti. Soprattutto a San Siro, tra sfottò, scaramanzie e battaglie mediatiche che cominciano già ben due giorni prima della sfida in sé. Se per l’Inter rappresenta la possibilità di rilanciarsi definitivamente in un campionato deludente, per la Juventus non può che essere una partita come tante, da cercare di vincere, ovviamente, ma che in termini di classifica avrebbe – al momento – un peso specifico eventualmente da quantificare a metà aprile, quando si deciderà la sentenza sul ricorso.

Bando alle ciance, andiamo ad analizzare la Juventus ai raggi X, in quelli che dopo 38 uscite stagionali sono i punti di forza e i punti deboli. Senza tergiversare troppo, basta leggere Massimiliano Allegri alla voce “allenatore” per capire dove si fonda lo spirito dei bianconeri: equilibrio, organizzazione difensiva e fare un gol più degli altri senza strafare. Ieri a Friburgo ne è stata la dimostrazione lampante di una Juve che ha passato tutto un secondo tempo a difendere il vantaggio nonostante la superiorità tecnica ma soprattutto numerica. Max non si è detto soddisfatto ai microfoni nel post-partita della seconda frazione dei suoi, i quali hanno palesato l’ennesimo calo di concentrazione stagionale, com’era successo già pochi giorni prima in casa contro la Sampdoria.

Insomma, un solo gol subito in quattro partite di Europa League, 22 presi in 26 partite di campionato, 1 in Coppa Italia e 13 in sei partite nel girone di Champions che fanno storia a parte. C’è stata una Juve fino a prima della sosta Mondiale, partita malissimo e poi ripresasi con quel filotto dal derby di ottobre, e una Juve post Coppa del Mondo cambiata dal punto di vista temperamentale (5-1 di Napoli a parte). Tecnicamente, Allegri lo dice sempre, i bianconeri sono secondi con 53 punti ma la realtà dei fatti dice 38 e con quelli bisogna vivere.

L’ATTACCO NON CONCRETIZZA

Come detto, se la difesa è il fiore all’occhiello della squadra, anche per via della crescita dei singoli, si pensi a Bremer, Gatti che ieri ha fatto un partitone, Danilo sempre più leader e Alex Sandro che se la sta cavando meglio da braccetto, l’attacco è il vero problema. Qui, però, la questione si sposta: non è più quella Juve che non crea mezza palla gol, ma una squadra che non riesce a concretizzare le diverse occasioni. In 180 minuti col Friburgo, la Vecchia Signora ha tirato 12 volte in porta: risultato? Tre soli gol fatti, di cui uno su rigore e l’altro al 90′ a qualificazione già blindata.

Col Nantes abbiamo visto lo stesso copione, con la Roma in campionato – in una partita sfortunata tra pali e traverse – le occasioni ci sono state, non la cattiveria. Tra un Vlahovic in crisi isterica per un mese (tolto ieri che si è sbloccato), un Kean più di là che di qua, un Chiesa che deve avere comunque i suoi tempi di recupero e un Milik lungodegente, è stato Di Maria a tirare la carretta in termini realizzativi. Lui e non solo: mettiamoci dentro anche Rabiot da finto centravanti, i cross di Kostic decisivi, i colpi di testa da palla ferma di Bremer e Danilo. Insomma, davanti si fa poco.

Poi certo, tutto va pesato: non che Vlahovic o Kean abbiano a disposizione mille palloni a partita, questo è un dato di fatto, però è nella predisposizione alla giocata, al tiro decisivo, al movimento volto a smarcarsi dal difensore avversario che in attacco la Juventus sta mancando. Anche nelle consuete ripartenze fulminee che piacciono tanto ad Allegri i bianconeri gestiscono malissimo le transizioni, peccando nell’ultimo passaggio. Tranne quando c’è Angel Di Maria: con lui si può star sicuri che la palla è in banca. In questo nuovo anno abbiamo visto una Juve a due facce: quella senza il Fideo e quella con. Due cose completamente diverse, Polo Nord e Polo Sud.

FONDAMENTALE L’APPORTO DI ANGEL DI MARIA

Domenica, in un San Siro stracolmo, servirà tutto il repertorio del nuovo Campione del Mondo per aiutare la Juventus a fare il colpaccio in uno stadio in cui l’Inter, a differenza di quando gioca in trasferta, è abituata alle imprese. Molto dipenderà dalle sue condizioni che Allegri scioglierà domani nella conferenza di vigilia. Con un Vlahovic tornato al gol e un cammino in Europa League fino adesso positivo, i bianconeri arrivano in grande condizione fisica e mentale all’ultima prima della sosta. Obiettivo: limitare l’euforia interista perché è un Derby d’Italia giocato a San Siro e colpire alla prima occasione. Come le grandi squadre.

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