Juventus, emergono altre verità nell’Inchiesta Prisma: ecco la “carta Mandragora”

Continuano ad uscire verità sul fronte dell’Inchiesta Prisma che attanaglia la Juventus da diversi mesi. Dopo la telenovela della famosa “carta Ronaldo”, a finire nel mirino per la questione legata alle plusvalenze è stata la “carta Mandragora”. Il centrocampista italiano, nel 2018, era stato venduto dalla Juventus all’Udinese per 20 milioni di euro, in modo da far fruttare una plusvalenza ai bianconeri di 13,7 milioni. L’attuale giocatore della Fiorentina era stato, successivamente, ricomprato dalla Vecchia Signora per 10 milioni più 6 di bonus dopo l’infortunio al ginocchio, venendo lasciato in prestito sempre ai friulani. Di fatto, Mandragora non fece mai ritorno nella Torino bianconera, bensì in quella granata a partire dal 1° febbraio 2021 con un prestito di 18 mesi con obbligo di riscatto a 9 milioni di euro più 1 di bonus.
Insomma, una doppia operazione quella effettuata dalla Juventus per mettere a posto i conti. Queste manovre, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbero permesso ai bianconeri di iscrivere nel bilancio 2019 la plusvalenza e non il debito di 26 milioni. Mandragora, il padre, nonché agente, e il vicepresidente dell’Udinese Campoccia sono stati ascoltati in Procura, così come Maurizio Lombardo, ex dirigente bianconero ora in forza alla Roma. Da capire quanto questa situazione potrà recare ulteriore danno ad una Juventus sempre più falcidiata da problematiche esterne. La data da cerchiare rimane il 27 marzo, giorno dell’udienza preliminare in cui la Juventus spera di scontare le pene dell’inferno.
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Milanese classe 2000, bocciato sul campo ma promosso nella scrittura di calcio a 360 gradi. Risultatista di sangue, vivo il gioco con passione analizzando ogni suo singolo aspetto. Pragmatico sotto tutti i punti di vista, sogno di fare della mia passione un lavoro.