Sono passati 28 anni dal rigore sbagliato da Baggio a Pasadena, negli Usa. Tra rimpianti e rammarico, ripercorriamo la vicenda.

Astro nascente<<Triangolazione, Baggio, Baggio che converge… Baggio, Baggio, Baggio, finta di Baggio, tiro…. GRANDISSIMO GOL DI BAGGIO>>. Così Bruno Pizzul commentava il gol del Divin Codino in occasione di Italia-Cecoslovacchia 2-0. È il 1990 e il giovane in forza alla Fiorentina segna uno dei gol più belli di sempre nella storia dei mondiali, a soli 23 anni. Lui che in Nazionale il 10 sulle spalle lo deve ancora conquistare, scende in campo con la 15 – non è nemmeno titolare – e stupisce tutti. Quel giorno l’Italia capisce davvero che fenomeno ha tra le mani.

Pallone D’oro– Con il tempo, e il passaggio alla Juve, quel piccolo ragazzo divenne uomo. Un semidio del pallone che volava sul campo, sfiorando a malapena i fili d’erba; era quel brivido di emozione e stupore che percorreva la schiena ad ogni suo dribbling. Insomma, Baggio divenne emozione, nonostante i vari infortuni. Ma su di lui si vennero anche a creare enormi aspettative, aspettative solitamente ripagate, come nella stagione ’92-’93, culminata con la vittoria del Pallone D’oro.

The American Dream– Poi venne l’estate del ’94 e negli Stati Uniti il Mondiale apriva le danze. Parte male Roberto, complice un rapporto non idilliaco con il CT Arrigo Sacchi. Agli ottavi però inizia la vera avventura del vero Divin Codino: Nigeria, Spagna e infine Bulgaria, tre grandi nazionali tutte che si devono arrendere di fronte ai letali colpi del numero 10. L’Italia sogna, in finale affronta il grande Brasile, ma noi, spinti dal nostro Divin Codino, abbiamo le nostre possibilità. La partita però non va come previsto: 0-0 dopo i tempi supplementari.

Rigori– La lotteria dei rigori non sorride agli italiani, il quinto tiro sta nel destino di Roby. La Nazionale ha segnato soltanto 2 rigori su 4, complici gli errori di Baresi e Massaro, contro l’unico errore di Marcio Santos. Per proseguire il Divino deve segnare e Pagliuca parare il quinto tiro dei Verdeoro. Il nostro 10 tira il pallone alto, troppo alto, finisce così, con un amaro argento, l’avventura al Mondiale ’94.

Inferno– Baggio da quel momento non fu più lo stesso, imputato come principale motivo della sconfitta, il tutto per un errore. Non era più il Divino, ma il disceso tra gli inferi, quel giorno la sinfonia smise di suonare. Come raccontato da lui stesso, quel rigore lo perseguita ancora oggi. Ma quel tiro alto e quelle critiche non devono macchiare l’immagine dell’angelo che in Italia ha trasformato delle semplici domeniche in spettacoli calcistici. E ricordiamoci che i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli.