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Il calcio moderno lascia poco spazio alla riconoscenza e a legami indelebili tra calciatori e club. Non mancano naturalmente i casi di calciatori che hanno anteposto l’amore per il proprio club agli interessi personali. Il contesto pedatorio attuale, tuttavia, pullula di calciatori che hanno guardato al proprio conto in banca.

Lorenzo Insigne ha lasciato il Napoli per accasarsi al Toronto. Niente rinnovo e addio a parametro zero al club che lo ha coltivato. Attenzione, non al club di cui è tifoso. La famiglia Insigne tifa Juve e Lorenzo ha avuto come idolo Del Piero. Ad ogni modo, per non fare un torto al Napoli, Insigne ha deciso di non restare nel Belpaese. 

Inoltre il suo procuratore, Vincenzo Pisacane, non è riuscito a portare offerte attraenti dall’Europa. Secondo le varie indiscrezioni trapelate, sarebbe arrivata un’offerta del Borussia Dortmund, la quale sarebbe stata recapitata dopo che Insigne era in parola con il Toronto.

In Serie A stanno inoltre tenendo banco le questioni Dybala e Vlahovic. Le trattative per il rinnovo sono giunte a un punto di non ritorno. Il contratto della Joya, come quello di Insigne, scade a giugno 2022. Quello del serbo avrà fine invece nel giugno 2023. Commisso ha margine per ottenere ancora una discreta cifra mentre la Juve rischia seriamente di perdere Dybala a zero.

Dybala percepisce 7,3 milioni di euro a stagione l’accordo sembra essere lontano anni luce. Vlahovic guadagna “appena” 800.000 euro a stagione e chiede cifre esagerate per le casse della Fiorentina. Pertanto, uno storico protagonista della Serie A ha già comunicato il proprio addio. Il rischio di non vedere più Dybala con la maglia della Juve è altissimo, mentre Vlahovic andrà via a fine stagioni, salvo incredibili e impronosticabili novità.

Ma perché Insigne e Dybala non hanno optato per il rinnovo e poi la cessione? Perché cagionare un “danno economico” ai club di provenienza? Fatti salvi pochi casi, i calciatori sono spinti dal vil denaro. Del Piero, Zanetti, Maldini, etc, sono mosche bianche. Al giorno d’oggi è utopistico pensare a un calciatore che antepone gli interessi del club ai propri. Nel caso di Insigne, il ragazzo non è tifoso del Napoli. Il suo idolo è Del Piero ed è risaputo che la famiglia Insigne è juventina. La Juve era la squadra per cui Lorenzo faceva il tifo da ragazzino. Dybala è straniero. Il connazionale Javier Zanetti è una delle mosche bianche.

Il Milan ha subito lo scorso anno l’addio di Gianluigi Donnarumma. Sicuramente è stata determinante l’intercessione di Mino Raiola, ma un tesserato ha voce in capitolo. George Atangana, agente di Franck Kessié, ha chiesto cifre assurde per il Milan. L’accordo con i rossoneri scade a giugno 2022. L’agente del ragazzo sta trattando con tanti club esteri. Le cifre di cui si parla tagliano fuori il Milan e anche altri club italiani.

Poi c’è il fattore procuratori. Questi ultimi sono più che mai presenti nelle scelte dei calciatori. Gli accordi con questi ultimi possono essere soggetti alle clausole più disparate. Ragion per cui a guadagnare è anche, e talvolta soprattutto, l’agente. Possiamo immaginare alle classiche immagini con un angioletto e un diavoletto sulle spalle. Nella stragrande maggioranza dei casi i calciatori danno retta a quest’ultimo.

Il rinnovo con successiva cessione porta meno soldi al calciatore e, naturalmente, al procuratore. Anche con l’inserimento di una clausola relativamente bassa. In caso contrario non ci sarebbero casi di calciatori come Rabiot e Ramsey che percepiscono 7-8 milioni netti a stagione perché vanno a scadenza. Chi è in scadenza può percepire anche il doppio rispetto al suo valore reale di ingaggio. Con buona pace di sentimentalismi e attaccamento alla maglia.