All’interno della Gazzetta dello Sport di quest’oggi si può leggere una lunga intervista al Papu Gomez. Il capitano e bandiera dell’Atalanta prima del suo passaggio al Siviglia non sta vivendo una stagione entusiasmante; 11 presenze nella Liga spagnola condite da un solo gol (619 i minuti totali), mentre fra Champions e Coppa del Re a secco nonostante le sei presenze complessive.
Prima un commento sul possibile scontro tra il suo Siviglia e l’Atalanta, club a cui il Papu resta ancora legatissimo.
“So che può succedere che Siviglia e Atalanta si incontrino in Europa League e, se capita, gioco: è il mio lavoro. Sarei contento perché abbraccerei tanti amici, che non ho salutato quando sono andato via. Gasperini? Certo, il saluto non si toglie mai… e poi io rispetto tutti”
Sette anni a Bergamo hanno contribuito a far innamorare Gomez della città e dell’Italia. Tanto che non nasconde la sua voglia di tornare in Italia, in particolare al Napoli.
“Ho 33 anni, vorrei arrivare a 37-38. Sempre che io riesca ancora a divertirmi… Tornare in Italia? Scelgo il Napoli. Napoli mi è sempre piaciuta per il legame con Diego, per come tratta gli argentini, per quella maglia celeste. L’errore? Andare a giocare in Ucraina. Oggi non andrei in un campionato così per fare soldi. Il nuovo Papu? Insigne. Io ho una devozione per lui, l’ho sempre ammirato. Forse il fatto di giocare a Napoli gli ha tolto un po’ di visibilità”
In seguito anche un commento sull’attuale stagione in Serie A, verso la quale Gomez ha riservato parole al miele.
“La Serie A è bellissima: ha 3-4 squadre che si giocheranno lo scudetto. La Juve no, è molto lontana: non penso rientri. Chi vince? Inter o Milan. Se vincesse l’Atalanta sarebbe straordinario per la città e la società: una cosa unica per Percassi, Gasperini, tutti. Sarebbe anche meglio del Leicester. Può vincere davvero, fa sempre meglio al ritorno che all’andata… Se succede vengo in Italia a festeggiare”
Poi una domanda sul suo futuro. Il grande tema per un calciatore su come affronterà il periodo successivo al suo ritiro lontano dal manto erboso è stato affrontato dall’argentino così.
“Questo mondo mi piace ma io non voglio morire di calcio. A oggi, dico: non sarò un allenatore. Basta viaggi, alberghi, ritiri. Mi piace di più l’idea di fare il procuratore oppure di andare in tv. Ma sicuramente farò anche l’investitore, l’imprenditore. Cerco progetti che mi rendano vivo e la tecnologia ora è al primo posto dei miei interessi. Le criptovalute e gli NFT per me sono il futuro.”
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Studente del liceo classico; amante dello sport e del calcio, argomenti che ho sempre cercato di trattare con rispetto e dettagliato. Scrivo per CalciofemminileItalia e sono l’autore del romanzo dal titolo “Il Dio del Pallone“. A chi mi chiede che cos’è per me il calcio rispondo: “Una religione”.