“Ha vinto più lui che tutti gli allenatori di A insieme, se stiamo qui a criticare anche Mourinho, a dire che sia lui il problema della Roma, credo che abbiamo sbagliato tutto”, le parole non di uno a caso ma di un simbolo: Francesco Totti. Si dice che il tempo e’ galantuomo e José Mourinho questo lo sa già.
José Mourinho c’è un tempo per tutto
La “kermesse” si scatena sopratutto per i prevedibili risultati negativi. Prevedibili esatto. Insomma, inutile girarci intorno: Mourinho non è Guardiola. E probabilmente non lo sarà mai. Lo stile predicato da Mou, al di là dei top team allenati, si è sempre basato principalmente sull’aspetto difensivo: aggressività, recupero palla e ripartenza in contropiede. Non di certo un gioco spumeggiante, soprattutto nelle sue ultime due esperienze in Inghilterra con Manchester United e Tottenham. Certamente una Roma rimaneggiata tra covid ed infortuni sarebbe comunque partita sfavorita all’Olimpico, contro un Inter già più forte. Ma altrettanto certi non saremmo stati a veder subire gol come il primo, che mettono a dura prova le fondamenta della scuola calcio. Il tecnico portoghese ha portato grande voglia di rivalsa, ma tanto entusiasmo e passione in maniera quasi matematica si riversa in rabbia e spesso idiozia. Tanto più nel momento in cui i risultati vengono contro. Il progetto continua, con Mourinho al centro, se si razionalizza, la Roma neanche delude.
Un progetto che procede con Mourinho al centro
La passione sopra ogni cosa, l’amore e l’attaccamento ai colori, il rispetto della tradizione, tutti elementi imprescindibili di un meticoloso e silenzioso lavoro, che punta al coinvolgimento in primo luogo del cuore che batte al centro di Roma: il tifo. Una dirigenza presente, come uno stadio sempre gremito. Perché il cuore batte, ancor di più quando si perde, quando un coro si innalza per oltre dieci minuti a fine partita inneggiando i propri colori. Perché il tempo in realtà non serve a José Mourinho. Lui non ha nulla da dimostrare. Il tempo serve proprio alla gente comune, che vive di passione, di un’amore incommensurabile che non ha prezzo. Nessuno mai ha pensato che la squadra avesse i numeri per lottare al vertice, l’obbiettivo è, e rimane l’Europa, possibilmente quella che conta. Le gestione emotiva tra alti e bassi legata all’andamento del Club indubbiamente l’aspetto più delicato. L’equilibrio nei momenti bui, le giuste scelte per ritrovare la coesione del gruppo.
La Roma prenda esempio dai suoi tifosi
Mourinho: tempo di “Normal” per tornare “Special”
Che la squadra avesse delle mancanze lo si sapeva di già. Per primo il tecnico stesso afferma di avere una squadra che ha delle carenze. Premesso gli ultimi episodi non hanno aiutato. La gestione emotiva nell’ambiente interno risulta fondamentale, le circostanze spesso avverse devono, avere una risposta sul campo. Tutto il resto è spettacolo. “Non e’ l’anno per sognare in grande, devo alzare l’ambizione. Finche’ la matematica non condanna pensiamo al quarto posto”. Sintetizza la realtà dei fatti. Il tempo si dice sia galantuomo, tutti, uniti a colmare i vuoti, in attesa di una “special run” sotto la sud per un gioco che trascende gli schemi, che coinvolge migliaia di persone appassionate ad un unico scopo: il trionfo dei colori della propria maglia. Un senso di appartenenza che alle volte, va oltre il rettangolo di gioco e che in alcuni casi unisce, proprio come spesso accade allo Stadio Olimpico di Roma.